Chiara Amirante

1 CHIARA AMIRANTE DIALOGARE CON DIO La preghiera del cuore: una via per la pace PiEMME ISBN 978-88-566-4851-5 I Ed

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CHIARA AMIRANTE

DIALOGARE CON DIO La preghiera del cuore: una via per la pace

PiEMME

ISBN 978-88-566-4851-5 I Edizione 2015 © 2015 - EDIZIONI PIEMME Spa, Milano www.edizpiemme.it Anno -2016-2017 - Edizione

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Prefazione

Uno dei bisogni essenziali dei cristiani del nostro tempo è di nutrire la loro unione con Dio e la loro comunione fraterna mediante un'intensa vita di preghiera che irradi la gioia del Vangelo. A questo fine Chiara Amirante, fondatrice del Movimento Nuovi Orizzonti, propone un bel saggio: La preghiera del cuore: una via per la pace. Sono ben lieto di raccomandare questo piccolo trattato sulla preghiera scritto per una comunità particolare ma il cui stile e contenuto aprono orizzonti di pace e di gioia d'una portata universale. Niente di astratto o di accademico in queste pagine ardenti, nessun esercizio di erudizione per impressionare il lettore, ma soltanto l'esposizione d'una passione per il Vangelo della preghiera, che si dispiega come una vera scienza acquisita con l'esperienza, confermata dalla testimonianza personale d'indubbio valore dell'Autrice. Chi ha già esperienza della preghiera contemplativa o anche chi aspira a impegnarsi su questa via troverà qui un'ispirazione luminosa e una convinzione trascinante che lo faranno avanzare e perseverare su questo cammino. L'esposizione dottrinale è originale, impastata di Sacra Scrittura, contestualizzata nelle attuali condizioni della cultura dell'"usa e getta", e accompagnata da una fine analisi psicologica che deve più al discernimento spirituale che alla corrispondente scienza umana. L'insieme di questa esposizione sul dialogo

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con Dio come preghiera del cuore alla scuola di Gesù riposa su un'acuta percezione dell'incomparabile attualità della Parola di Dio alla luce della risurrezione di Cristo. Si riconoscerà la solidità di questo insegnamento nella sua insistenza sul primo comandamento: «Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze»; nell'audacia con cui denuncia l'idolatria dell'aio" e le sue molteplici dipendenze; nella sua creatività simbolica per iscrivere l'esperienza della preghiera nella continuità dei misteri di Gesù. Ho avvertito un soffio di Pentecoste alla lettura di questo testo, scritto di getto, che non nasconde l'esigenza d'una conversione radicale e perseverante. L'Autrice conosce il bisogno d'un orientamento sicuro che hanno tanti giovani segnati da esperienze dolorose ma che, avendo incontrato Cristo, aspirano a una vita cristiana autentica e radiosa. Ella non ignora le difficoltà che possono scoraggiare quanti aspirano alla preghiera contemplativa, ma li sostiene con forza con la sua insistenza sull'azione dello Spirito Santo e sulla confidenza nell'infinita misericordia del Padre. Il lettore è invitato se non addirittura provocato a non contentarsi di "essere cristiano a metà", a decidersi per una via di dialogo personale con Dio, così da sentirsi pieno di fiducia per arrischiare l'avventura nella scoperta della presentazione oggettiva ed entusiasmante dei frutti, delle sfide, delle condizioni e delle tappe di quest'ardita via verso la pace. Che il lettore frettoloso si dedichi almeno a sfogliare le pagine sul Padre Nostro e, se si lascia toccare dalla freschezza delle intuizioni spirituali, proverà il gusto di appropriarsi della visione d'insieme che s'inscrive senza pretese tra i bei testi della tradizione cristiana. Sono persuaso che questo libro sarà dunque di grande giovamento per le anime assetate d'autentica spiritualità, ma che potrà anche ispirare i pastori e i

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formatori di seminario come i responsabili della formazione alla vita consacrata. Oltre che offrire un nuovo soffio contemplativo, esso contiene infatti una sintesi dei criteri essenziali e degli esercizi concreti che possono stimolare la crescita in santità mediante l'assimilazione della Parola di Dio alla maniera della Vergine di Nazareth, la Maestra per eccellenza della preghiera del cuore. Marc Card. Ouellet Prefetto della Congregazione per i Vescovi nella festa di sant'Agostino, 28 agosto 2015

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Introduzione

La preghiera ci dischiude nuovi meravigliosi orizzonti di pace, di gioia, di amore, di pienezza, di vita. Oggi però, anche chi si dice cristiano, tende troppo spesso a vedere la preghiera come un dovere, un compito da assolvere, nella speranza di guadagnare qualche «buono-Paradiso». Abbiamo dimenticato quanto fondamentale sia la preghiera per vivere la nostra vita in pienezza e per custodire la pace nel cuore. Probabilmente perché non sappiamo più pregare e di conseguenza non ne sperimentiamo i meravigliosi frutti. Troppo spesso rischiamo di ridurre la preghiera a degli sterili monologhi, o alla ripetizione mnemonica ma distratta di alcuni testi che abbiamo imparato e dimentichiamo che il cuore della preghiera è il dialogo, la comunione con Colui che è l'Amore. La preghiera ci dona forza quando ci sentiamo scoraggiati, prostrati dalle tante e a volte terribili sferzate della vita. La preghiera è l'ossigeno dell'anima. La preghiera riempie di colori di cielo ogni attimo della nostra vita, ci dona luce e discernimento per realizzare

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in pienezza il meraviglioso disegno di amore che Dio ha sognato per ciascuno di noi fin dall'eternità. La preghiera ci dona ristoro quando ci sentiamo troppo affaticati e oppressi per continuare ad affrontare la scalata del viaggio della nostra vita. La preghiera ricolma il nostro cuore di quella gioia piena, incontenibile a cui sempre la nostra anima aspira, ci dona quella pace profonda capace di resistere alle prove più dure della vita. Quella pace che il mondo non sa dare e il mondo non può togliere. Nel nostro cuore è impressa una profonda sete di amore che può essere saziata solo da Colui che è l'Amore infinito. Grazie alla preghiera possiamo finalmente attingere alla sorgente dell'Amore senza dover continuare a elemosinare qualche goccia di affetto da chi non è in grado di donarci quell'amore di cui la nostra anima ha un vitale bisogno. Quante energie, quanto tempo disperdiamo nel tentare di raggiungere mille diversi obiettivi e una volta raggiunti ne cerchiamo di nuovi perché non ci sentiamo mai pienamente felici e realizzati. Inseguiamo la felicità nelle tante seduzioni del mondo ma ogni volta che ci illudiamo di averla finalmente raggiunta ci accorgiamo di avere afferrato dei cristalli che ci incantano per qualche istante con il loro luccichio ma che poi, dopo una fugace ebrezza di soddisfazione, feriscono l'anima in profondità. La preghiera è la via per la piena felicità perché Dio è la felicità, quella felicità profondissima a cui da sempre e per sempre anela il nostro cuore. Se la preghiera è la via da percorrere per raggiungere quella felicità, quella pace, quella pienezza di vita a

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cui il nostro cuore così profondamente aspira, perché così tante persone continuano a considerarla qualcosa di noioso, un compito da assolvere per "timbrare il cartellino" della messa della domenica, oppure ci si limita alla messa di Natale e di Pasqua e a qualche preghierina accorata solo nel momento della disgrazia, nella speranza che Dio possa intervenire là dove scopriamo di essere impotenti? Dedichiamo tanto tempo ad apprendere mille cose che crediamo siano assolutamente fondamentali per la nostra vita. Passiamo ore ad ascoltare mille notizie terribili di cronaca nera, che non fanno altro che aumentare quel senso di inquietudine, di scoraggiamento, di paura, di angoscia che già con tanta prepotenza cerca di imprigionare il nostro cuore e poi dedichiamo così poco tempo a imparare l'arte della preghiera, l'unica in grado di ricolmare il nostro cuore di pace, di gioia, di amore, di luce. Troviamo il tempo per impegnarci in tante cose ma non lo troviamo per l'unica veramente necessaria: dialogare con Dio! Sì perché la preghiera ci introduce nell'intimità e nella comunione con Colui che è l'Amore e ci ama infinitamente. Probabilmente a qualcuno potrà sembrare un po' azzardato definire la preghiera come dialogo con Dio. Molti credono che Dio esiste ma... Lui sta lassù e noi quaggiù, lui è Dio, l'Onnipotente, Colui che ci trascende, il Creatore delle galassie... come potrebbe una creatura avere la "presunzione" di dialogare con il suo Creatore? Eppure la meravigliosa notizia che Cristo è venuto a portarci è proprio che Dio è Padre e ci ama personalmente, infinitamente: «persino i capelli del vostro

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capo sono tutti contati» {Matteo 10,30). È proprio grazie alla preghiera che possiamo imparare a lasciarci raggiungere, guidare, dal suo Amore, vivere in una comunione con Lui sempre più profonda. Capisco che per chi non ha il dono della fede questa mia affermazione può sembrare una pura assurdità o una beata illusione. Certo è che se solo qualche decennio fa qualcuno avesse detto che con un cellulare sarebbe stato possibile parlare in tempo reale con qualcuno che vive in un altro continente, grazie alla tv sarebbe stato possibile vedere degli uomini camminare sulla luna, tramite il Wi-Fi essere in collegamento con migliaia di persone in tutto il mondo... senza dubbio sarebbe stato preso per matto dalla maggior parte delle persone! Noi siamo portati a credere solo in ciò che vediamo e di cui facciamo esperienza. Eppure il mondo dello spirito, anche se noi non abbiamo imparato a "vederlo", sentirlo, conoscerlo, esiste! E un po' come per la televisione, la radio, internet, il cellulare: abbiamo dovuto imparare a sintonizzarci sulle giuste frequenze per poter vedere ciò che prima era impossibile, entrare in contatto e parlare con persone di altri continenti che prima pensavamo neanche esistessero, conoscere altri pianeti e galassie. La preghiera è proprio quell'arte che ci insegna a sintonizzare il nostro spirito sulle giuste frequenze, per vedere ciò che i nostri occhi non riescono a vedere, ascoltare ciò che le nostre orecchie non riescono ad ascoltare, comprendere ciò che al nostro intelletto appare follia (cfr. 1 Corinzi 2,9-12)... dialogare con il "mondo dello spirito".

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Inoltre, se ci dimentichiamo di mettere periodicamente in carica il nostro cellulare o il computer inevitabilmente si spengono e non è più possibile continuare il dialogo con le persone che grazie a questi strumenti potevamo raggiungere. Non certo perché loro non vogliono più farsi sentire da noi ma semplicemente perché si sono scaricati sia il cellulare che il computer. Per restare su questo esempio, qualcosa di simile avviene anche nel nostro spirito: abbiamo bisogno di ricaricarci altrimenti ci spegniamo e diventa impossibile ogni tipo di comunicazione con Dio e con il mondo dello spirito. La preghiera del cuore ci permette di "ricaricare" il nostro spirito! Tutti abbiamo bisogno di imparare a pregare perché tutti abbiamo bisogno di Dio, di quella pace, gioia, amore, pienezza di vita e di libertà che sperimentiamo solo quando viviamo in comunione con Lui. Nella mia vita mi sono trovata ad affrontare tante difficoltà, problemi, croci terribili eppure, anche nei momenti più drammatici, ho potuto continuare a sperimentare una gioia e una pace profonda proprio grazie alla preghiera. Da più di venti anni ho dedicato tutto il mio tempo a cercare di dare un po' di sostegno a tanti fratelli che vivono situazioni davvero disperate, ho cercato di mettermi in ascolto della loro sofferenza e spesso il loro grido silenzioso e lancinante ha trafitto in profondità il mio cuore ma... sempre ho continuato a sperimentare che l'Amore è più forte, l'Amore vince. E possibile custodire la pace anche quando il cuore sembra spezzarsi perché colpito a morte. Sì è possibile! E la mia esperienza di tutti questi anni in cui mi sono immersa, senza tirarmi indietro, nei baratri

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più terribili degli inferi di molti cuori e ho sentito un tagliente abbraccio di tenebre e sofferenze che supera ogni immaginazione. Sì, è possibile custodire la pace nel cuore. E possibile grazie alla preghiera! Sono convinta che senza la forza della preghiera in troppi momenti della mia vita non avrei potuto resistere neanche un giorno senza sprofondare nella più terribile disperazione. E per questo che sento il desiderio di condividere con più persone possibili alcune parole di luce che Colui che è l'Amore ci ha donato e che per me sono state fondamentali per scoprire la profondità e la bellezza della preghiera del cuore. Credo che la preghiera sia un'arte che ci permette di disegnare il più importante capolavoro che ciascuno di noi è chiamato a realizzare: il capolavoro del disegno di amore di Colui che ci ama immensamente sulla nostra vita! Abbiamo una vita sola e sarebbe davvero un peccato arrivare alla sera della nostra esistenza per scoprire di averla sprecata nel cercare di raggiungere ciò che è vanità delle vanità. La preghiera è un'arte assolutamente fondamentale per potere vivere in pienezza ogni attimo che il Cielo ci dona. Come ogni arte che si rispetti dobbiamo deciderci a dedicare tempo, impegno, energie, per poterla apprendere. Abbiamo inoltre bisogno di qualcuno che ci insegni a pregare. Non ci si può illudere di diventare dei grandi artisti in nessun campo se non si ha l'intelligenza e l'umiltà di dedicare tanto tempo ad apprendere i "segreti" di quell'arte da un bravo maestro. Più sapremo mettere tutto il nostro impegno nell'imparare quell'arte più i risultati potranno essere

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entusiasmanti. Più sarà bravo il maestro che sceglieremo e più i nostri sforzi potranno portare meravigliosi frutti. Per un'arte fondamentale come quella della preghiera vogliamo allora rivolgerci al Maestro dei maestri, "andare a scuola" da Lui per metterci in ascolto dei suoi suggerimenti di amore e lasciarci guidare nel realizzare la grande "opera d'arte" della nostra vita.

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1 FRUTTI DELLA PREGHIERA

La pace interiore Sono numerosi i frutti che la preghiera del cuore produce nella nostra vita. La Parola di Dio ci aiuta a individuarne alcuni. «Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda sicché voi non fate ciò che vorreste. (...) Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo» (Galati 5,16-22). Più impariamo l'arte della preghiera del cuore e più riusciamo a restare in ascolto della voce della nostra coscienza per camminare secondo lo Spirito. La pace che ne deriva è un dono unico per cui vale davvero la pena impegnarsi molto. Uno dei primi frutti che avvertiamo con chiarezza quando iniziamo a entrare nella preghiera del cuore è una pace nuova.

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Il frutto della pace interiore ci può essere di grande aiuto nel discernere se realmente stiamo vivendo la preghiera del cuore o se ci stiamo illudendo di pregare ma di fatto sprechiamo il nostro tempo in pensieri inutili, in sterili monologhi, in formule ripetute a memoria più o meno distrattamente. La pace è un frutto meraviglioso della preghiera del cuore. Non c'è vera preghiera che non conduca alla pace profonda e non c'è pace senza preghiera. La pace che scaturisce dalla preghiera è quella pace che Gesù ci ha promesso: «Vi lascio la pace vi do la mia pace; non come la dà il mondo io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» {Giovanni 14,27). È una pace che ci libera dalle tante paure paralizzanti che caratterizzano il nostro vivere quotidiano. Le continue difficoltà, le prove, le sofferenze che siamo chiamati a vivere ogni giorno non riescono più a turbare il nostro cuore. Quell'ansia fastidiosa, che troppo spesso ci accompagna, quel sottile senso d'inquietudine, di insoddisfazione, di insicurezza... lasciano finalmente spazio a una pace profondissima. La pace che è frutto della preghiera non ha niente a che vedere con le tante diverse forme di "anestesia" del malessere dell'anima che il mondo con tanta prepotenza ci impone. Quando cerchi di trovare sollievo al malessere interiore buttandoti a capofitto nella ricerca di piacere, di applausi, di successo, di riconoscimenti, di sostanze, di sesso usa e getta, di ore passate a stordirti davanti alla tv, a internet, alla PlayStation... lì per lì hai la sensazione che qualcosa lenisca la tua sofferenza interiore ma poi ti riscopri sempre più dipendente e l'angoscia, l'ansia, l'inquietudine, si ripresentano con forza crescente, imprigionano l'anima in una morsa sempre più dolorosa.

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La pace che scaturisce dalla preghiera diventa tanto più profonda quanto più vera e intensa diventa la preghiera del cuore. È una pace che ti accompagna sia nei momenti in cui la vita ti regala sorprese stupende, sia quando l'ombra della croce si presenta con forza e sembra volere oscurare quei meravigliosi orizzonti di luce che l'Amore dischiude. Se vuoi fare una seria verifica di quanto stai realmente pregando, domandati: «Riesco a custodire la pace nel cuore anche nei momenti più difficili? Sto camminando secondo lo Spirito e ne sperimento quotidianamente i frutti di pace, di amore, di pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di me stesso?». Più questi frutti caratterizzano le tue giornate dolorose e meravigliose, più saprai che stai crescendo nella preghiera del cuore. Se invece, pur dedicando del tempo alla preghiera, ti senti spesso deluso, insoddisfatto, impaziente, ansioso, nervoso, ripiegato su te stesso, solo, sempre preoccupato di perseguire i tuoi interessi... forse è arrivato il momento di prendere una decisione di fondamentale importanza per dare una svolta decisiva alla tua vita: dedicare tempo, impegno, energie per imparare la preghiera del cuore. Non c'è niente di più bello e fondamentale per vivere la vita in pienezza che imparare a dialogare con Dio! Non cadere nella solita trappola del: «Ma io non ho tempo, ho troppe cose da fare!». Tutto ciò che fai se non scaturisce dalla preghiera è tempo perso, è vanità delle vanità. Se non trovi il coraggio di fermarti per dedicare del tempo a imparare a pregare, a fare silenzio dentro di te per metterti in ascolto della voce dello Spirito continuerai a disperdere tantissime energie per riscoprirti poi sempre più insoddisfatto e inquieto.

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Un cuore traboccante di amore Un altro frutto meraviglioso della preghiera è un cuore traboccante di amore. Una nuova capacità di donare amore senza aspettarsi niente in cambio. Cresciamo in una società che ci porta a essere competitivi, "forti", autosufficienti, individualisti e un po' narcisisti. Il modello più o meno consapevole è quello dell'uomo/donna forte che non ha bisogno di niente e di nessuno... neppure di Dio! Niente di più lontano dalla realtà. Non è assolutamente vero che non abbiamo bisogno di niente e di nessuno. Senza amore non possiamo vivere! L'amore è il nutrimento fondamentale per potere vivere la nostra vita in pienezza. Senza amore non c'è colore, non c'è gioia, non c'è pienezza, non c'è realizzazione. Abbiamo bisogno di amare e di sentirci amati per ciò che siamo, con tutte le nostre debolezze e povertà. Abbiamo bisogno di amore. L'amore è il respiro dell'anima. Abbiamo un bisogno profondissimo di Dio che è Amore: siamo stati creati a sua immagine e somiglianza e solo se impariamo a rimanere nel suo amore possiamo davvero realizzarci in pienezza. «Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Te...» (sant'Agostino). Il nostro cuore è stato creato da Colui che è l'Amore infinito e solo il suo Amore può saziare quella sete di amore infinito impressa nella profondità del nostro cuore sempre inquieto. Troppo spesso elemosiniamo in mille modi un po' di affetto da persone che poi si rivelano incapaci di donarlo e ci dimentichiamo invece di rivolgerci a Colui che è l'Amore e che ci ama infinitamente, incondizionatamente.

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Grazie alla preghiera possiamo imparare ad aprire il cuore, a lasciarci raggiungere dall'Amore di Dio, ad attingere alle sorgenti d'acqua viva del suo Amore. Se quando ci sentiamo raggiunti dallo sguardo pieno di amore di una persona il nostro cuore sussulta di una gioia profonda, prova a immaginare che mai potrà essere se impari a lasciarti raggiungere dallo sguardo di Amore di Colui che è l'Amore? Imparare a pregare è imparare a dialogare con Dio e lasciarci raggiungere, rinnovare, trasfigurare, dal suo sguardo di amore, dal suo abbraccio di infinita tenerezza. Se vogliamo vivere in pienezza ogni attimo della vita che ci è stata regalata e fare sì che tutto ciò che facciamo possa portare grandi frutti, abbiamo bisogno di imparare a rimanere nell'amore o meglio in Colui che è l'Amore. Gioia piena Nel cuore di ogni uomo è impresso anche un desiderio profondo di gioia piena, eppure sono poche le persone che si sentono profondamente felici. Inseguiamo la felicità con tutto il nostro impegno. Dedichiamo tanto tempo ed energie nella speranza di poterla finalmente raggiungere ma troppo spesso sbagliamo strada e proprio quando abbiamo finalmente raggiunto uno dei tanti obiettivi che di volta in volta ci prefissiamo per potere essere felici ci riscopriamo di fatto insoddisfatti, tristi, spenti... non ci basta, vogliamo di più! La gioia è frutto dell'amore e l'amore è frutto della preghiera. Non è sufficiente un amore semplicemente umano, che troppo spesso è inquinato dal nostro

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egoismo, abbiamo bisogno di imparare a rimanere nell'Amore di Dio. Gesù, il Verbo di Dio, il Signore della Creazione, che più di ogni altro conosce i bisogni più profondi del nostro cuore, ci ha rivelato il segreto per la pienezza della gioia. «Rimanete nel mìo amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Giovanni 15,9-11). Possiamo vivere la gioia. Non una gioia superficiale passeggera... La sua gioia. La gioia piena! !! E una promessa fantastica e perché possa realizzarsi anche nella nostra vita abbiamo bisogno di imparare ad amare, a rimanere nel suo Amore. Più sapremo immergerci nella preghiera del cuore, più l'Amore del Padre verrà riversato nei nostri cuori mediante lo Spirito e il nostro cuore sarà ricolmo della gioia di lassù. La gioia che fiorisce dalla preghiera è una gioia che non si può contenere. E profonda, dirompente, traboccante, discreta, indicibile, gloriosa. La forza nella debolezza La preghiera non solo ci dona una pace che non è di questo mondo, ci ricolma il cuore di amore e di gioia piena. La preghiera ci permette anche di sperimentare una meravigliosa forza che si manifesta proprio sulla nostra debolezza.

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La preghiera ci introduce in un dialogo sempre più profondo con Dio. Dio è Amore. Dio è luce. Grazie alla preghiera possiamo finalmente riconciliarci con la nostra debolezza e scoprire che Dio ci ama con tutte le nostre fragilità, i nostri limiti. Più ci lasciamo raggiungere in profondità dall'Amore di Dio, più ci sentiamo amati per ciò che siamo. Il suo Amore ci libera da quel sottile e pericoloso bisogno di nascondere le nostre povertà, debolezze, pur di ottenere l'approvazione degli altri. Troppo spesso rischiamo di spendere grande parte delle nostre migliori energie nel cercare riconoscimenti, applausi, medagliette, trofei da esibire come se potessero in qualche modo servire a noi stessi e agli altri per dimostrare il nostro valore. Puntiamo molto di più all'apparire che all'essere, al prevalere sugli altri che all'amore ma poi ci riscopriamo vuoti, piccoli, soli. Accecati dal nostro orgoglio, dalla nostra vanagloria, superbia, ci illudiamo di essere forti, di potere fare grandi Cose e spesso ci lasciamo travolgere in una corsa frenetica verso il successo, il potere, la ricchezza. Evitiamo in tutti i modi di guardare alla nostra fragilità, debolezza, povertà, miseria e vogliamo dimostrare a ogni costo di essere "qualcuno". Rischiamo così di entrare in una sottile, se non evidente, competizione con tutti per dimostrare di essere migliori. Eppure tutte le volte che ci ostiniamo a nascondere la nostra fragilità a noi stessi e agli altri diventiamo di fatto più deboli e a volte miserabili. Abbiamo dimenticato che senza di Lui non possiamo fare niente (cfr. Giovanni 15,5). Grazie alla preghiera riusciamo a vedere noi stessi sotto una nuova luce, una prospettiva diversa. Non siamo più vittime di quella subdola ansia da prestazione che troppo spesso rischia di inquinare anche quanto

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di più bello e di più sacro viviamo. Riscopriamo la bellezza della semplicità, della spontaneità, dell'essere noi stessi. La preghiera ci dona luce per riconoscere, accogliere le nostre povertà, riconciliarci con le nostre fragilità. In un mondo che ci chiede di essere sempre vincenti, forti, perfetti scopriamo che la vera forza si manifesta pienamente proprio nella debolezza. «Ed egli (il Signore) mi ha detto: "Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza'Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Corinzi 12, 9-10). È davvero una grazia grande poter sperimentare che proprio la nostra debolezza, consegnata nelle mani di Colui che tutto può, diventa manifestazione della sua potenza. Grazie alla preghiera si realizza anche per ciascuno di noi quanto Gesù ha promesso: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi» {Atti 1,8). L'impossibile diventa possibile, perché quando ci impegniamo a realizzare la volontà di Colui che ci ama immensamente ci basta la sua grazia, è quando siamo deboli che siamo forti. Non c'è più croce, ostacolo, difficoltà capace di fermarci perché la luce della fede ci assicura che tutto possiamo in Colui che ci dà forza (cfr. Filippesi 4,13). La verità vi farà liberi

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«Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Giovanni 8,31-32).

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È davvero meravigliosa questa promessa di Gesù. Oggi si fa un gran palare di libertà. Tutti vogliamo trovare il modo di essere davvero liberi ma il paradosso è che le vie che il mondo ci propone ci portano a riscoprirci sempre più dipendenti. Vogliamo essere liberi di esprimere noi stessi, di fare ciò che ci va, di vivere una sessualità sempre più disinibita, di provare ogni genere di emozione, di piacere, di calpestare ogni tipo di valore pur di raggiungere il successo... e poi ci si scopre dipendenti dagli applausi, dai riconoscimenti, dal denaro, dal sesso usa e getta, dall'alcool, dalle droghe, da internet... E quanto difficile risulta poi riuscire a liberarci dalle catene che hanno imprigionato l'anima e che continuano a tarpare le nostre ali spezzate da un miraggio di libertà che si è poi rivelata essere una sottile menzogna. Non ce libertà se non nella verità! Ma è così difficile restare fedeli alla verità in un mondo in cui i profeti di menzogna con così grande prepotenza e arroganza avvelenano continuamente la nostra anima. Se stai cercando la verità, se vuoi essere libero davvero, c'è una via impegnativa ma efficace: la preghiera! Noi troppo spesso vediamo il cristianesimo come una serie di divieti e di prescrizioni che limitano la nostra libertà. Non abbiamo compreso che il cuore del cristianesimo è l'Amore. L'amore richiede certo capacità di rinunce, di sacrifici, di dominio di sé e chiede di vivere i suggerimenti che ci ha regalato Colui che ha detto: «io sono la via, la verità e la vita» {Giovanni 14,6). E decisamente impegnativo ma più impariamo a lasciarci guidare da Colui che è l'Amore più arriviamo a sperimentare una libertà interiore che non ha uguali. Più siamo fedeli alla preghiera, più lo Spirito Santo può condurci alla verità tutta intera, quella verità che ci rende liberi davvero. Più approfondiamo la nostra 25

vita di preghiera, più Colui che è venuto a spezzare ogni catena ci libera da ogni tipo di dipendenza e tutto ciò che prima ci condizionava e talvolta ci imprigionava perde la sua forza. Ritroviamo la semplicità, la spontaneità, lo stupore dei piccoli e non siamo più condizionati da ciò che gli altri pensano, si aspettano da noi, dal bisogno di riconoscimenti, di successo, di applausi, di piacere, di "sballo" di ogni tipo, di denaro, di sostanze. La preghiera ci dona una comunione sempre più profonda con Colui che è la luce e la sua verità ci rende liberi! Liberi davvero! Il discernimento «Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Giovanni 12,46). Un altro frutto stupendo della preghiera è una nuova misteriosa e meravigliosa luce che illumina e riscalda la notte del nostro cuore. È una luce che non sai e non puoi descrivere a parole ma... percepisci nel profondo della tua anima che le tenebre, che così spesso l'avvolgevano, cedono il passo a una nuova, indicibile luce. Quante volte avrai provato anche tu quella sottile ansia che sembra diventare una sgradita compagna nel viaggio della vita e la cui morsa diventa sempre più opprimente, talvolta insopportabile, soprattutto se devi prendere delle decisioni importanti. Un fastidioso senso di incertezza, di paura, di timore che sembra renderti incapace di prendere la giusta direzione, individuare la via da percorrere, discernere le scelte più giuste da fare per vivere al meglio ogni attimo della tua vita. 26

Quanto tempo perdiamo a scervellarci nel cercare di comprendere qual è la decisione migliore da prendere e nonostante i nostri grandi sforzi spesso non vediamo luce o ci resta la sensazione di aver fatto molti sbagli importanti. Per quanto le scelte e le decisioni che siamo chiamati a prendere spesso ci stanno particolarmente a cuore e desideriamo davvero fare la cosa migliore, il più delle volte dimentichiamo o trascuriamo la cosa più importante: la preghiera. Non diamo la possibilità a Colui che è la luce di illuminarci per avere il dono del discernimento. Non chiediamo lo Spirito Santo, la sapienza e i nostri grandi sforzi spesso si rivelano vani. Anche il discernimento è un'arte fondamentale per vivere al meglio la nostra vita e, come tutte le arti, per essere appresa richiede molta dedizione e maestri validi. Se non ci accontentiamo di una preghiera superficiale ma mettiamo tutto il nostro impegno per entrare nella preghiera contemplativa daremo finalmente la possibilità alla Spirito Santo di condurci passo dopo passo e sperimenteremo una misteriosa luce che ci dà una nuova sicurezza interiore nel discernere le decisioni migliori da prendere, anche quando la situazione è molto complessa e la scelta che comprendiamo di dovere fare ci appare in netto contrasto con tutto ciò che la nostra razionalità ci suggerisce. La guarigione delle ferite del cuore «Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà

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degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri» (Isaia 61,1). Quante volte riceviamo ferite così profonde che abbiamo quasi la sensazione fisica che il cuore sia stato colpito a morte, continuiamo a sanguinare e sembra non ci sia niente capace di lenire, neanche in minima parte, il dolore. Fin da quando siamo bambini ci viene insegnato che se riceviamo una ferita nel corpo dobbiamo subito disinfettarla e se la ferita è profonda bisogna farla curare dal medico. Continuiamo invece a trascurare le ferite del cuore. Ne subiamo tante, a volte profondissime e terribili, eppure ci sentiamo impotenti, non abbiamo idea su come fare per medicare un cuore che continua a sanguinare. Abbiamo per lo più dimenticato che Gesù è venuto per fasciare le piaghe dei cuori spezzati e che Lui è l'unico medico che conosce così a fondo il nostro cuore da poterne guarire ogni ferita. «Per le sue piaghe noi siamo stati guariti» {Isaia 53,5). Il Signore ha preso su di sé le ferite più terribili per curare, guarire, trasfigurare, le nostre ferite più profonde. Niente come la preghiera del cuore può esserci di aiuto per guarire il nostro cuore. Lo Spirito Santo è quel dolce balsamo dell'anima capace di consolare là dove niente e nessuno riesce più a portare sollievo, lenire la sofferenza di quella morsa sempre più attanagliante che sembra togliere il respiro. Gesù è l'uomo dei dolori che ben conosce il patire e se presentiamo a lui i nostri cuori spezzati, induriti dai troppi colpi subiti, Lui ci dona un cuore nuovo. Il suo Amore trasfigura tutto ciò che in noi è stato sfigurato!

ESERCIZI PRATICI ^^



Stai sperimentando quotidianamente i frutti della preghiera nella tua vita?

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Vivi spesso quella pace profonda che il mondo non può donare e il mondo non può togliere? Metti tutto il tuo impegno per custodirla anche nei momenti più difficili vigilando sempre nella preghiera? Ti lasci raggiungere, travolgere, stravolgere dall'Amore di Dio? Durante le tue giornate sei più preoccupato/a di ricevere amore o di donarlo? Il tuo cuore è traboccante di quella gioia piena che non si può contenere? Testimoni con la tua vita la gioia piena che Cristo risorto ti dona? Fai di tutto per nascondere la tua povertà, fragilità, i tuoi limiti o sperimenti che la potenza di Dio si manifesta proprio sulla tua debolezza consegnata a Lui? Fai esperienza che «tutto puoi in Colui che ti dà forza» (Filippesi 4,13)? Stai cercando la verità con tutto il cuore? Sperimenti quella piena libertà interiore che scaturisce dalla fedeltà a Colui che è la verità? Stai camminando nelle tenebre o ti stai lasciando guidare da Colui che è la luce? Stai crescendo nell'arte del discernimento? Stai presentando a Gesù le tue ferite più dolorose e stai facendo esperienza di quella guarigione profonda che Lui solo può donare? Poniti spesso queste domande: sono una verifica efficace su quanto stai vivendo la preghiera del cuore. Solo quando puoi rispondere positivamente a tutte queste domande hai la conferma che hai imparato la preghiera del cuore e che le stai dedicando il tempo necessario!

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CONDIZIONI NECESSARIE PER IMPARARE A PREGARE

Una sola è la cosa di cui c'è bisogno C'è un racconto del Vangelo di Luca che mi è stato di grande aiuto nel comprendere più in profondità quanto sia fondamentale crescere nella preghiera contemplativa. «Maria, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta"» (Luca 10,3942). Sprechiamo tantissimo tempo ed energie nell'agitarci, nel preoccuparci per mille cose che riteniamo di assoluta importanza e poi ci rendiamo conto di non avere concluso niente e di avere perso di vista ciò che è più importante nella nostra vita. «Una sola è la cosa necessaria!» È forte questa affermazione di Gesù! In una società dove siamo portati a correre continuamente, siamo

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esposti alla pressione di mille urgenze, di continui impegni che sembrano davvero inderogabili, Colui che è la verità ci ricorda che anche le cose più belle e sacre (Marta si sta dando da fare per servire Gesù, perché Lui si possa sentire accolto bene... non sta certo perdendo tempo in qualcosa di insignificante), se non scaturiscono dalla preghiera non sono importanti. Tutto si riempie di significato solo se ci sappiamo concentrare sull'unica cosa necessaria. E qual è questa unica cosa necessaria a cui Gesù si riferisce? «Maria stava ai piedi del Maestro e ascoltava la sua Parola!» Quanto tempo della tua giornata dedichi a restare "ai piedi di Gesù", aprire il tuo cuore per metterti in profondo ascolto della sua Parola, di quanto Lui desidera suggerirti? Credi davvero che Gesù è il Verbo di Dio e che ogni sua Parola ti dischiude gli orizzonti dell'eternità? Credi che se il Verbo di Dio si è fatto carne per venire ad abitare in mezzo a noi aveva qualcosa di fondamentale da dirci? «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini... E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni 1,1-4.14).

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È davvero un mistero grande e meraviglioso: il Verbo di Dio, Colui che fin da principio era presso Dio e per mezzo del quale tutto è stato fatto, è venuto ad abitare in mezzo a noi per parlare al nostro cuore, per dare le risposte a tutti i bisogni più profondi della nostra anima. In Lui è la vita e la vita è la luce degli uomini. Quanta vita, quanta luce possiamo scoprire se ci mettiamo davvero in ascolto della Parola, se la meditiamo e proviamo a viverla con radicalità, Colui che fa nuove tutte le cose ci dischiude nuovi meravigliosi orizzonti di luce, di vita, di cielo. Allora una condizione necessaria per imparare a pregare è scoprire che una sola è la cosa necessaria! Dobbiamo darci le giuste priorità e prendere una decisione fondamentale: trovare del tempo "sacro" per restare in ascolto del Verbo di Dio che ci parla attraverso ogni sua Parola. Quante volte a messa, dopo avere letto un passo della sacra Scrittura, ripetiamo alquanto distrattamente: «Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio! Parola del Signore. Lode a t e o Cristo!». Ci credi davvero che è Parola di Dio? Ci credi che il Vangelo non è solo il racconto di quanto ha fatto un grande uomo, un grande profeta ma... è parola del Signore? ! Il verbo di Dio parla al tuo cuore? ! Se ci credi davvero perché dedichi così poco tempo ad ascoltare, leggere, meditare, vivere la Parola di Dio? Che cosa aspetti? Lasciati mettere in crisi dal Verbo di Dio che ti parla attraverso la sua Parola. La Parola di Dio è come una spada a doppio taglio capace di entrare nella profondità del cuore e dell'anima per trasfigurare ogni nostra ferita e incidere a fuoco parole di luce, di verità, di amore capaci di rinnovare completamente la nostra vita!

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Fermatevi e sappiate che io sono Dio «Fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra» (Salmo 45,11). Fermatevi! Quanto abbiamo bisogno di lasciarci interpellare da questa Parola di Dio per non ritrovarci alla fine della nostra vita a scoprire di avere corso invano. Sarebbe davvero triste avere impiegato tanto impegno ed energie nel rincorrere i miraggi di felicità che il mondo ci propone, dimenticando quanto di più sacro ci è stato donato, per poi renderci conto di avere edificato la casa della nostra vita sulla sabbia e dovere raccogliere, alla prima tempesta che ci coglie impreparati, niente altro che macerie. Quanto subdole sono le tante seduzioni del mondo e quanto grande è il pericolo di prostrarsi in adorazione del vitello d'oro del proprio io. Siamo continuamente esposti alle menzogne dei falsi profeti del mondo che ci portano a essere sempre più ego-centrati, inquinati dal desiderio di successo, potere, piacere, denaro. Quanto tempo ed energie sprecati nelTapparire piuttosto che nell'essere! Quel sottile veleno del narcisismo avvelena cuore mente e anima senza che se ne abbia più alcuna consapevolezza. Si è talmente concentrati nel perseguire i propri obiettivi, la propria realizzazione che tutti e tutto rischiano di passare in secondo piano. Continuiamo a dire di essere cristiani ma nella realtà dei fatti, della vita di ogni giorno, l'io prende sempre più prepotentemente il posto di Dio! Fermati! Dove stai andando? Cosa stai facendo? Quali sono i tuoi obiettivi? Qual è il senso più profondo che vuoi dare alla tua vita? Quali sono le alte vette che desideri davvero raggiungere? C'è ancora un po' di posto per Dio nelle tue giornate sempre più frenetiche?

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Qual è la motivazione più vera attorno a cui ruotano le tue decisioni? Qual è il centro della tua vita? È davvero Dio o non rischia di essere piuttosto, mascherato in mille modi diversi, il tuo io? Fermati e trova del tempo per scoprire che Dio è Dio! Senza di Lui non puoi fare niente! Guarda la bellezza di un tramonto, la maestosità del firmamento, ascolta il magico concerto della Creazione. Dio è la bellezza che supera ogni idea di bellezza; è la luce che fa risplendere tutto ciò che è; l'Amore onnipotente e infinito capace di saziare la sete del tuo cuore sempre inquieto! Dio è Dio ed è ben oltre tutto quanto di più meraviglioso tu possa pensare. Fermati e abbi il coraggio della verità. Apri gli occhi dell'anima, liberati dalla cecità della presunzione dell'orgoglio che ti ha portato, senza neanche accorgertene, a essere il dio della tua vita. Fermati! Chi sei tu e chi è Dio? Abbi il coraggio di guardare tutte le tue fragilità, paure, limiti. Non è vero che non hai bisogno di niente e di nessuno. Hai bisogno di verità, hai bisogno di luce, hai bisogno di forza, di bellezza, di pace, di libertà dalle tue mille dipendenze e timori, hai bisogno di Amore, hai bisogno di Dio! Se non riconosci che lui è tutto e noi non siamo niente rischi di disperdere le tue energie, il tuo tempo, rischi di sprecare il dono immenso della vita nell'inseguire ciò che è vanità delle vanità. «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Giovanni 15,5). Solo se impari a mettere Dio al centro della tua vita, se ti lasci raggiungere, travolgere, stravolgere dal suo

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Amore, potrai davvero realizzare, nonostante la tua povertà, qualcosa di grande. Il suo disegno di Amore sulla tua vita supera il più meraviglioso dei sogni che tu possa avere mai immaginato! Cristo è la vite noi siamo i tralci se rimaniamo in lui possiamo portare frutti abbondanti... SENZA DI LUI NON POSSIAMO FARE NIENTE!

Il cuore della preghiera Molte volte, nonostante abbiamo compreso che una sola è la cosa necessaria, che senza di lui non possiamo fare niente (e ci siamo finalmente decisi a dedicare del tempo alla preghiera), continuiamo ad avere l'impressione che ogni nostro sforzo sia vano. Proviamo a recitare, più o meno a memoria, quelle preghiere che ci sono state insegnate da bambini, proviamo con grande impegno a leggerne altre, magari riusciamo anche a recitare con una certa costanza le lodi e i vespri, oppure ci cimentiamo a imparare il rosario eppure... nonostante tanti tentativi ci accorgiamo di essere ancora lontani dalla vera preghiera. Continuiamo a vivere tutto ciò che riguarda il tempo dedicato alla preghiera come un impegno, una fatica, un "compito" da svolgere con una certa costanza più per un certo senso del dovere che per altro ma... non ne sperimentiamo quei meravigliosi frutti che la Parola di Dio ci rivela. Molti mi dicono: «Sono anni che prego, vado a messa tutte le domeniche, eppure la mia preghiera è arida, faticosa e non riesco a fare esperienza della bellezza, della profondità della preghiera!».

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Sono tanti gli ostacoli, di cui il più delle volte non siamo consapevoli, che ci impediscono di entrare nella preghiera contemplativa per cui ci continuiamo a illudere di pregare ma in realtà stiamo facendo tutt'altro. Alcuni dei principali impedimenti li vedremo più avanti, sempre alla luce della Parola di Dio. C'è però un salto fondamentale, per poter iniziare a pregare davvero, che spesso tralasciamo di fare. Abbiamo sentito più volte usare il termine «preghiera del cuore» e forse ci ha anche affascinato. Ci siamo forse impegnati a raggiungerla recitando a memoria le nostre "preghie* rine" quotidiane. Abbiamo però trascurato l'elemento fondamentale della preghiera del cuore... IL CUORE!

La preghiera non può essere un monologo in cui presentiamo a Dio la lista delle nostre richieste. Non può neanche ridursi alla recita distratta di alcune belle preghiere. La preghiera del cuore è dialogo con Dio, entrare nell'intimità di un rapporto di amore con Colui che è l'Amore. Allora la condizione più importante per imparare a pregare è proprio l'amore. Possiamo recitare le preghiere più belle del mondo, possiamo partecipare alla messa, dire tanti rosari, ripetere tutti i giorni la liturgia delle ore... ma se il nostro cuore resta chiuso e distratto, se non mettiamo tutto l'amore di cui siamo capaci, non potremo mai entrare nella profondità della preghiera, non potremo sperimentare il frutto meraviglioso della preghiera contemplativa: la comunione con Dio. Anche in questo caso è Gesù stesso che ci rivela la strada da percorrere: «Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» {Giovanni 14,21). Il cuore della preghiera è l'amore, perché l'amore è la via che Gesù che è verità ci ha indicato perché Lui

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possa manifestarsi a noi! Questa frase del Vangelo è stata per me una scoperta fondamentale! Io sono una persona decisamente razionale, nonostante la maggior parte delle scelte che ho fatto nella mia vita potrebbero fare pensare diversamente. Fin da quando ero bambina avevo le mie prime crisi esistenziali e mi interrogavo su Dio, su che senso potesse avere tanta sofferenza innocente, il male con cui ogni giorno ci troviamo a dovere fare i conti, le tanti croci che la vita ci presenta e sembrano all'improvviso infrangere i nostri sogni.

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Sono sempre stata affascinata dalla bellezza della natura, ho sempre pensato, guardando alla creazione, che fosse molto più razionale pensare che dietro alla meraviglia di questo incredibile capolavoro ci fosse un grande artista onnipotente, piuttosto che credere che tutto potesse essere frutto del caso. Mi sono sempre sentita misteriosamente attratta da Dio ma in alcuni momenti della mia vita mi sono resa conto che ho rischiato di volere comprendere, imprigionare Dio nei miei poveri e piccoli ragionamenti, nei miei limitatissimi schemi mentali. Cercare di arrivare a Dio con la sola nostra razionalità è davvero come pretendere di contenere l'oceano in un povero secchiello. Dio è oltre. È molto oltre tutto quanto noi possiamo arrivare a pensare di Lui. Il mistero del suo Amore è ben oltre a quanto possiamo comprendere con i nostri ragionamenti più sofisticati. Dio è molto, molto di più rispetto a tutto ciò che di più meraviglioso possiamo arrivare a pensare di Lui. Dio ci trascende, è oltre tutto ciò che ci è dato di potere capire con la nostra limitata ragione. Eppure Colui che è la verità ci ha mostrato la via da percorrere perché Lui possa manifestarsi a noi: «a chi mi ama mi manifesterò»! Il cuore arriva là dove la ragione deve fermarsi e grazie all'esperienza di amore che il cuore fa quando Colui che è l'Amore si manifesta, una luce nuova arriva finalmente a illuminare la mente e ciò che la ragione non può comprendere diventa improvvisamente e inspiegabilmente chiaro, vorrei dire evidente, certo! E fondamentale allora scoprire che il cuore della preghiera è proprio il cuore, l'amore. Solo l'amore può permettere al nostro cuore, indurito dall'egoismo e dalle tante ferite della vita, di aprirsi per lasciarsi raggiungere dall'amore di Colui che è l'Amore e po-

tere finalmente contemplare con gli occhi dell'anima la manifestazione della gloria di Dio nella nostra vita! Uattirerò nel deserto e parlerò al suo cuore «Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Osea 2,16). È molto bello questo passo della Scrittura. Dio desidera parlare al nostro cuore ma ha bisogno di condurci nel deserto. Un'altra condizione necessaria per imparare a dialogare con Dio è riscoprire l'importanza del deserto, custodire i nostri tempi di silenzio in cui raccoglierci nel tabernacolo interiore della nostra anima e spegnere ogni rumore per restare in ascolto del Verbo di Dio. Uno dei principali motivi per cui il tempo che dedichiamo alla preghiera non porta frutti concreti nel nostro cuore e nella nostra vita è proprio la nostra incapacità di fare silenzio. Dobbiamo lasciarci attirare da Dio nel deserto perché Lui possa purificarci da tutto ciò che impedisce al nostro cuore di aprirsi al suo amore e perché questo sia possibile dobbiamo riscoprire l'importanza del silenzio interiore. Lo Spirito Santo è come un soffio leggero e se noi siamo sempre storditi da mille rumori non riuscia

mo mo ad ascoltarlo. Nessuno ci insegna a custodire con grande impegno i nostri tempi di deserto e così ci abituiamo a vivere distratti da mille rumori che come in una discoteca ci impediscono qualunque tentativo di dialogo profondo.

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Prova a fermarti per verificare quanto riesci a fare silenzio nel tempo che pensi di dedicare alla preghiera. Quando provi a pregare quanto tempo trascorri in balìa dei tuoi mille pensieri, delle tue preoccupazioni, dei tuoi inutili monologhi? Quanti minuti, forse secondi riesci invece a fare davvero silenzio per restare in ascolto? Perché la preghiera possa diventare dialogo, comunione con Dio, è necessario passare dal frastuono della nostra "discoteca interiore" al "deserto", dal rumore delle mille distrazioni e monologhi all'ascolto. Se il cuore della preghiera è l'amore non possiamo credere di amare Dio se non impariamo a fare silenzio per ascoltarlo. Penso ti sia capitato più volte di volere condividere qualcosa di bello, di davvero importante, con la persona che più ami ma la sua incapacità di fermarsi ad ascoltarti in profondità, il suo essere preso/a da mille cose da fare, te lo ha impedito. Ti senti amato/a ogni volta che ti scontri con l'incapacità da parte della persona amata di mettere da parte ciò che a lei/lui in quel momento pare essere importante per esserci per te e ascoltarti? Se è vero che un passo fondamentale per imparare a pregare è amare è altrettanto vero che non c'è amore vero se non impariamo a mettere da parte tutto ciò che sta occupando il nostro cuore e la nostra attenzione per metterci in profondo ascolto di quanto la persona che diciamo di amare desidererebbe condividere con noi. Non è sufficiente passare dal rumore al deserto, dal monologo all'ascolto, bisogna imparare a farlo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze.

«Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze» (Deuteronomio 6,4-5). Un'altra condizione necessaria per imparare a pregare è ascoltarlo, amarlo con tutto il cuore, l'anima e le forze. Non è sufficiente un po' di amore, un po' di attenzione, un po' di impegno. Tutto il tuo cuore, la tua mente, la tua anima, le tue forze devono essere per Dio. Lo Spirito viene in soccorso della nostra debolezza Abbiamo fino a qui visto alcune condizioni necessarie che la Parola di Dio ci rivela per imparare a dialogare con Dio e che costituiscono dei passaggi fondamentali per migliorare la qualità della nostra preghiera.

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Troppo spesso però, nonostante crediamo davvero profondamente che una sola è la cosa necessaria, che senza Dio non possiamo fare niente, nonostante mettiamo tutto il nostro impegno per pregare con tutto l'amore di cui siamo capaci, per custodire i nostri tempi di preghiera, per fare silenzio e metterci in ascolto... continuiamo a scontrarci con la nostra debolezza. Rinnoviamo i nostri buoni propositi, cerchiamo di migliorare, eppure... ancora tutto il nostro impegno sembra vano, la nostra preghiera continua a essere uno sterile monologo, superficiale e distratta. Anche in questo caso, proprio grazie alla Parola di Dio, possiamo scoprire la via da percorrere. Spesso ci illudiamo che per imparare la preghiera del cuore sia sufficiente il nostro impegno, i nostri sforzi, le nostre forze... ma dimentichiamo una verità fondamentale: per imparare a pregare abbiamo bisogno dello Spirito Santo! «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi» (Romani 8,26). E meraviglioso sperimentare che è lo Spirito Santo l'autore della preghiera del cuore, è Lui che ci introduce in quella profonda intimità di amore con Colui che è l'Amore e ci dà la possibilità di immergerci nella più profonda contemplazione. Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, intercede per noi. Lo Spirito Santo fa la vera differenza. E un po' come pensare di scalare l'Everest passo dopo passo oppure arrivare in cima in funivia. Lo Spirito Santo è la straordinaria "funivia" che ci permette, nonostante la

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nostra debolezza, di raggiungere le "alte vette" della preghiera! Con questo non voglio certo dire che non è necessario un grande impegno da parte nostra. Voglio solo condividere una scoperta che nella mia vita è stata fondamentale per vivere la bellezza e la profondità della preghiera: lo Spirito Santo viene in soccorso della nostra debolezza! Non dobbiamo mai stancarci di chiedere al Padre il dono dei doni. «Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» (Luca 11,13). Colui che è la verità ci rivela che Dio dona lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono. Ogni mattina appena mi sveglio cerco come prima cosa di immergermi nella preghiera e ancora oggi, dopo anni che metto tutto il mio impegno per imparare a pregare, sperimento che c'è una differenza incredibile nella qualità e nella profondità della preghiera tra quando cerco di pregare confidando nella mia buona volontà e quando invece lo faccio chiedendo con tutto il cuore allo Spirito Santo di venire in soccorso della mia debolezza e di intercedere Lui per me. Inoltre la Parola di Dio ci rivela che: «L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito» {1 Corinzi 2,14). I misteri di Dio sono follia per noi, non ci è dato di comprenderli se non grazie allo Spirito Santo.

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«Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dìo. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato» (1 Corinzi 2,11-12). Non è fantastico? La Parola di Dio ci rivela che lo Spirito Santo, che conosce i segreti di Dio, scruta le profondità dei suoi misteri, ci è stato dato per rivelarci tutto quanto Dio ci ha donato! Essere perseveranti Un'altra condizione necessaria per imparare a pregare è la perseveranza. Molte volte succede che dopo avere vissuto dei momenti di preghiera, degli incontri di spiritualità particolarmente forti, si parte con il cuore infiammato dal fuoco dello Spirito Santo e pieni di entusiasmo si fanno tanti buoni propositi: «Sì, Gesù voglio davvero seguirti, lasciarmi mettere in crisi dalla tua Parola, viverla con serietà, senza compromessi di comodo. Questa volta ho veramente capito che sto rischiando di correre invano disperdendo inutilmente tempo ed energie preziose. Voglio davvero mettere tutto il mio impegno per imparare a pregare per lasciarmi guidare da te e realizzare il meraviglioso disegno di amore che fin dall'eternità hai sognato per la mia vita ! ». Nei giorni che seguono, un po' grazie al rinnovato impegno, un po' trascinati dalla grazia ricevuta, la qualità della nostra preghiera fa evidenti progressi e ne sperimentiamo i meravigliosi frutti di gioia, di pace, di amore, di libertà interiore che ne scaturiscono. Poi,

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senza neanche accorgercene, ci lasciamo di nuovo travolgere dai mille impegni che sembrano essere sempre più pressanti, dalle tante distrazioni, dalle continue seduzioni del mondo e quel fuoco divino, che si era acceso nel nostro cuore illuminando di luce di cielo ogni attimo della nostra giornata, si spegne. Iniziamo così a dedicare sempre meno tempo alla preghiera che diventa nuovamente superficiale e arida, sembriamo dimenticarci completamente che una sola è la cosa necessaria, che senza il Signore non possiamo fare niente. Ci lasciamo travolgere dalle vecchie abitudini e ci riscopriamo spenti. «Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime» (Luca 21,19). «Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Marco 14,38). Perché nel nostro cammino spirituale possiamo sperimentare frutti sempre nuovi e meravigliosi dobbiamo vigilare e perseverare. Lo spirito è pronto e davvero desidera essere fedele ai tanti propositi presi sotto l'azione della grazia ma la carne è debole. Non è sufficiente comprendere l'importanza di dedicare tempo e impegno alla preghiera è necessario perseverare, anche quando ci sembra assolutamente faticoso e ogni ragione ci sembra buona per rimandare a domani e poi a domani ancora quel sacro tempo da dedicare alla preghiera del cuore. È necessario, come per qualunque obiettivo importante che ci prefiggiamo nella vita, essere costanti nel dedicare impegno, tempo e sacrificio.

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Un atleta può anche avere vinto una medaglia d'oro, avere raggiunto un record mondiale ma se non continua ad allenarsi con sempre maggiore impegno in breve tempo si allontanerà velocemente dai grandi risultati raggiunti. Questo è tanto più vero per la preghiera. Nel cammino spirituale chi non va avanti va indietro. Il fuoco dello Spirito, proprio come il fuoco di questa terra, se non lo si alimenta si spegne e al posto di quella meravigliosa fiamma che donava luce e che riscaldava l'anima resta solo cenere.

ESERCIZI PRATICI • «Una sola è la cosa di cui c è bisogno» {Luca 10,42). Prendi una decisione fondamentale: trovare del tempo "sacro" per restare in ascolto del Verbo di Dio che ci parla attraverso ogni sua Parola. Il Verbo di Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi per dirci qualcosa di fondamentale perché possiamo vivere la nostra vita in pienezza. Trova del tempo per leggere, meditare, metterti in ascolto di ciò che il Signore desidera suggerirti attraverso la sua Parola. •Fermati! Stabilisci quali sono le giuste priorità, quali i grandi obiettivi che vuoi raggiungere. Qual è il senso che vuoi dare alla tua vita? Fermati per verificare se quanto stai facendo è in sintonia con le mete che ti sei posto/a. Fermati! Chi sei tu e chi è Dio? Abbi il coraggio di guardare a tutte le tue fragilità, paure, limiti. Qual è il centro della tua vita? C'è ancora un po' di posto per Dio nelle tue giornate sempre più frenetiche? Hai bisogno di Amore, hai bisogno di Dio! «Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» {Giovanni 15,5). Lasciati

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raggiungere in profondità da questa fondamentale verità. • Dio è amore: la condizione necessaria per imparare a pregare è l'amore. La preghiera del cuore è dialogo con Dio, entrare nell'intimità di un rapporto di amore con Colui che è l'Amore: «Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» {Giovanni 14,21). Solo l'amore può permettere al nostro cuore, indurito dall'egoismo e dalle tante ferite della vita, di aprirsi per lasciarsi raggiungere dall'amore di Colui che è l'Amore. • Individua i momenti più adatti da dedicare alla preghiera, il luogo che più ti aiuta a immergerti nella contemplazione. Cerca di "spegnere ogni rumore" nella tua anima: solo se impari a fare silenzio il Verbo può parlarti. Immergiti nella preghiera di ascolto con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente, con tutte le forze. • Chiedi con insistenza al Padre nostro che è nei cieli il dono dello Spirito Santo perché sia Lui a condurti nella preghiera del cuore. Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza. Per imparare a pregare abbiamo bisogno dello Spirito Santo! • Perseverare. Se vuoi imparare a pregare devi essere fedele al tempo da dedicare al tuo dialogo con Dio. Vigila sulla trappola: oggi non ne ho voglia, ho troppe cose da fare... mi impegnerò domani. Costanza, fedeltà, qualità della preghiera. Il fuoco dello Spirito, proprio come il fuoco di questa terra, se non lo alimenti si spegne.

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ALCUNI IMPEDIMENTI NELLA PKEGHIERA

Le distrazioni Le distrazioni sono indubbiamente uno dei principali ostacoli nel riuscire a entrare nella preghiera contemplativa. Troppe volte si fa l'esperienza di iniziare a pregare con tutto il cuore, decisi a custodire i nostri momenti di preghiera come i momenti più sacri ma presto, dopo i primi giorni di fervore ed entusiasmo, ci si imbatte in continue distrazioni. Magari si dedica anche un'ora di tempo alla preghiera ma poi ci si rende conto di avere realmente pregato sì e no cinque minuti perché la maggior parte del tempo la nostra mente e il nostro cuore sono rimasti in balìa di mille preoccupazioni, pensieri, distrazioni di ogni tipo. Ogni volta poi proviamo, magari con rinnovata determinazione, a cercare di pregare davvero con tutto il cuore, l'anima, la mente ma troppo spesso ci riscopriamo nuovamente persi in un vorticoso turbinio di pensieri. Se non vogliamo perdere inutilmente il tempo che riserviamo alla preghiera è fondamentale vigilare sempre sulle distrazioni. Preparare bene il cuore. Trovare un luogo silenzioso che ci aiuti nel raccoglimento. Ascoltare musica di preghiera che ci aiuti a elevare l'anima verso Dio e a liberarci dalle tante preoccupa-

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zioni che travolgono la mente in un turbinio incontenibile di pensieri. Tu mi dirai: «Sì, ci ho provato tante volte ma è una battaglia persa! Ogni volta le distrazioni hanno il sopravvento sul mio desiderio di pregare davvero». Non devi scoraggiarti. Imparare a pregare con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente non è facile. Per non cadere nella trappola delle mille distrazioni, che sempre si insinuano per distoglierci dalla preghiera, c'è bisogno di tanto allenamento, vigilanza, determinazione, costanza. Non siamo abituati a controllare i nostri pensieri, al contrario, molto del nostro tempo siamo pressoché travolti dal vortice di tante preoccupazioni. Riuscire ad avere un buon controllo sulla mente, sul cuore, per poter entrare nella profondità della preghiera contemplativa, richiede tempo e grande impegno ma, più sapremo chiedere lo Spirito Santo, esercitarci nella preghiera, metterci in profondo ascolto di quanto il Verbo di Dio desidera suggerire al nostro cuore attraverso la meditazione della Parola di Dio, tanto più impareremo a fare sì che le tante distrazioni diventino anche esse preghiera. Quando arriva una preoccupazione, che rischia di distogliere la tua mente e il tuo cuore dalla preghiera, invece di subirla passivamente impara a presentarla a Dio e prega proprio per quella cosa. Più saprai vigilare riguardo a questo punto più riuscirai a fare in modo che proprio i tanti pensieri che prima ti distraevano dalla preghiera diventino essi stessi preghiera. La superbia: se non diventerete come bambini

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Un altro grande impedimento alla preghiera del cuore, di cui il più delle volte non siamo neanche consapevoli, è la superbia. C'è un passo molto bello della Sacra Scrittura che dice: «Dio resiste ai superbi e agli umili invece dà la sua grazia» {Giacomo 4,6). Dunque per potere accogliere la grazia di Dio è necessaria l'umiltà. Sono tante e sottili le forme di superbia che subdolamente si insinuano nel nostro cuore e ci impediscono di entrare nella preghiera contemplativa. C'è l'arroganza e la presunzione di chi crede che può cavarsela da solo e che anche se Dio esiste Lui sta lassù e noi dobbiamo unicamente fare conto sulle nostre capacità, talenti, determinazione. Siamo sufficientemente in gamba per cavarcela da soli! Spesso ci diciamo che non è opportuno "scomodare Dio" per questioni che riguardano la nostra quotidianità. Dimentichiamo del tutto quanto ci ha detto Gesù: «Chi rimane in me ed io in Lui porta molto frutto perché senza di me non potete fare nulla» {Giovanni 15,5). La superbia si insinua in maniera subdola fino a convincerci che in fondo non abbiamo bisogno di Dio. Che senso ha perdere tempo prezioso a pregare quando ci sono mille cose "importanti" da fare che richiedono il nostro fondamentale e "illuminato" intervento? Questa è un'altra trappola in cui si casca con grandissima facilità e il più delle volte non ce ne accorgiamo nemmeno. Passiamo ore, giornate, mesi, completamente presi dalle mille cose da fare accontentandoci, nella migliore delle ipotesi, di qualche preghierina distratta e magari di andare a messa la domenica ma anche lì la mente e il cuore, per la maggior parte del tempo, sono completamente assorbiti dai nostri pensieri che ci impediscono di immergerci

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nell'ineffabile mistero di amore della celebrazione eucaristica a cui stiamo partecipando solo con un'apparente presenza fisica perché in realtà siamo del tutto assenti. Dobbiamo puntare alla vera umiltà che scaturisce da una sempre più profonda consapevolezza che senza di Lui non possiamo fare niente! Dobbiamo tornare a essere "piccoli". «Se non vi convertirete e non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli!» (Matteo 18,3) Tornare alla semplicità dei bambini, che sanno di avere bisogno del loro papà e ricorrono a lui per qualunque piccola o grande necessità ma anche semplicemente per abbracciarlo e per la gioia di stare con lui, è un'altra condizione necessaria per potere entrare nella preghiera contemplativa. Più impariamo a tornare "bambini", più riscopriamo la bellezza della purezza del cuore e diventiamo capaci di lasciarci sorprendere dall'amore di Dio. Quando passiamo dalla superbia all'umiltà è come se un velo cadesse dagli occhi della nostra anima e finalmente riusciamo a vedere, contemplare, le tante meraviglie che Colui che è l'Amore opera per noi. Scopriamo che tutto è dono, tutto è grazia, tutto è meraviglia. Un cuore di pietra «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ezechiele 36,26).

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A volte ci capita di avere l'impressione che il nostro cuore sia diventato come di pietra, quasi fosse "impermeabile" alla grazia, incapace di pregare, di amare, di percepire l'amore! È fondamentale capire se il nostro cuore si è indurito e quali sono le motivazioni che ci hanno portato a chiudere il cuore. Se una delle condizioni necessarie per entrare nella preghiera è l'amore, è fondamentale che riconosciamo tutto ciò che ha portato il nostro cuore a chiudersi e a ripiegarsi su se stesso, rendendolo inc4f&ce di donare e accogliere amore. Spesso scendiamo a compromessi con la nostra coscienza e cadiamo in abitudini di peccato che ci portano a indurire il cuore. Inoltre in una società dove il consumismo, l'usa e getta, stanno inquinando con sempre maggiore forza le nostre relazioni è molto facile ricevere profonde ferite. Il cuore tende allora a reagire con il dolore, la rabbia, tende istintivamente a chiudersi per difendersi ed evitare nuove ferite. Spesso si prova un profondo rancore verso le persone che ci hanno ferito e sembra impossibile perdonare. Il rancore però è un veleno pericolosissimo che avvelena il cuore e l'anima divenendo un grandissimo ostacolo che ci impedisce di donare e ricevere amore, rende il cuore sempre più di pietra e questo non ci permette più di pregare. E allora importante che siamo vigilanti verso ogni piccola o grande ferita del cuore e chiediamo al consolatore, al dolce balsamo dell'anima di guarire là dove solo Lui può sanare, trasfigurare ciò che è stato sfigurato. Perché questo possa avvenire è però necessario che perdoniamo di vero cuore chi ci ha ferito e chiediamo perdono a Dio e a tutte le persone che abbiamo ferito. La tiepidezza

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Spesso quando si inizia a pregare sul serio, grazie all'azione dello Spirito Santo la preghiera diventa facile, spontanea, naturale. Più restiamo fedeli a questa grazia e continuiamo a pregare con tutto il nostro cuore più questo fuoco viene alimentato e infiamma il nostro cuore, riscaldando e illuminando anche le notti di molte delle persone che incontriamo. Quando però iniziamo a trascurare di nuovo la qualità e il tempo dedicato alla preghiera del cuore, questo meraviglioso fuoco poco alla volta si spegne e scopriamo che siamo di nuovo al punto di partenza. Ci sembra di non riuscire più a pregare. Il più delle volte non ricordiamo di avere fatto qualcosa di particolarmente grave che possa averci reso nuovamente "impermeabili" alla grazia. Se cerchiamo di capire perché il fuoco si è spento non riusciamo ad individuare una causa precisa. Sappiamo solo che è successo qualcosa che ci ha portato a perdere questa grazia. Spesso non riusciamo a individuare la causa, perché non si tratta di un peccato in particolare, di un fatto preciso, si tratta piuttosto della tiepidezza che subdolamente si è nuovamente insinuata nella nostra vita spirituale. La tiepidezza è uno degli ostacoli più sottili e pericolosi nel cammino spirituale, perché noi continuiamo a sentirci dei bravi cristiani che non hanno fatto niente di male... non fare più i peccati che facevamo prima ci sembra già una grandissima conquista. Siamo portati a sottovalutare molto il pericolo della tiepidezza. Eppure alcune delle parole più forti nella Sacra Scrittura le troviamo proprio riguardo alla tiepidezza. «Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei

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tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca» (Apocalisse }>, 15-16). Le dipendenze Un altro grande impedimento alla preghiera sono le tante dipendenze, di cui spesso non siamo molto consapevoli, che ci portano a disperdere tempo prezioso inquinando mente e cuore senza che ce ne rendiamo conto. Quante ore ogni giorno trascorri passivamente davanti alla tv e quante delle cose che abitualmente segui edificano il tuo spirito invece di appesantirlo se non "avvelenarlo"? Secondo alcuni studi recenti il cervello tende a interiorizzare come realmente vissute molte delle situazioni vividamente immaginate. Pensa a quante scene di violenza, quanta cronaca nera, quante fiction e trasmissioni tutt'altro che positive rischiano di inquinare la tua mente e il tuo cuore quotidianamente. Quanto tempo perso nei socialnetwork, magari spinto dal sottile istinto narcisistico di racimolare qualche "like" in più, o magari per la curiosità di sapere ciò che fanno i tuoi "amici" per poi avere qualche argomento in più di "gossip", o semplicemente per il desiderio di dimostrare in qualche modo che tu sei migliore di altri. E impressionante vedere quanto tempo si perde su internet per avere l'illusione di dialogare con gli altri ma il più delle volte ci si riscopre ad avere sprecato ore saltando di qua e di là per il sottile, quanto inutile, gusto di farsi gli affari degli altri e di parlare del nulla. Quante ore ancora bruciate nel perdersi a guardare, quasi compulsivamente, immagini tutt'altro che edificanti (secondo alcuni studi il 25% delle ricerche

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su internet riguardano la pornografia), quanto tempo prezioso dedicato a procurarsi la propria dose di sesso usa e getta! Quanto tempo dedicato al corpo per cercare di apparire sempre più attraente e seducente? Quanto tempo per il trucco, le mille creme, le differenti diete, la novità di turno proposta dall'estetista, lo shopping compulsivo, i vari prodotti che dovrebbero migliorare il tuo look? Quanto tempo dedicato a rispondere alle aspettative e pretese degli altri pur di elemosinare un po' di approvazione, qualche riconoscimento o medaglietta che ti dia la sensazione di sentirti accettato ma che di fatto non fa altro che aumentare quel profondo senso di insicurezza messo sempre in crisi dalla prima critica del tuttologo di turno? Sono tante e sempre più preoccupanti le diverse dipendenze in cui si resta intrappolati, il più delle volte senza averne alcuna consapevolezza. Dipendenza dalla tv, da internet, dalla PlayStation, dal cibo, dal bisogno di apparire, di successo, di denaro, di riconoscimenti, di sesso usa e getta, di droghe, alcool, psicofarmaci... ce n'è per tutti i gusti e per tutte le età! ! ! Il problema è che ogni tipo di dipendenza imprigiona sempre più pesantemente la nostra anima impedendole di scoprire e gustare la bellezza della vita spirituale. Prova a pensare a quanto tempo dedichi a una delle cose che ho appena elencato, tutte per lo più nocive per la tua crescita umana e spirituale e quanto ne dedichi alla preghiera, fondamentale per la tua pace interiore e per la tua piena realizzazione. Scoprirai, con molta probabilità, che c'è ancora una sproporzione notevole.

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Se un'aquila desidera volare verso le alte vette e tu leghi la sua zampa a una ringhiera, che si tratti di un filo di nylon (pressoché invisibile) o di una pesante catena, in entrambi i casi non le sarà possibile volare. Lo stesso avviene con la nostra anima quando resta intrappolata in qualche dipendenza. Magari ci sentiamo soddisfatti perché siamo riusciti a liberarci da qualche "catena" importante ma se non riusciamo a tagliare anche i numerosi fili di nylon, delle dipendenze meno evidenti, ogni tentativo di volare risulterà vano, continueremo a fare tanta fatica, frustrante e inutile. Cerca allora di individuare ogni tua piccola o grande dipendenza e abbi il coraggio di liberartene recidendo con decisione anche quei fili che sembrano insignificanti e quasi invisibili ma che di fatto ti impediscono di volare. Continuare a rimandare Un'altra trappola in cui si cade con grande facilità è il continuare a rimandare. Ti rendi conto di quanto possa essere fondamentale imparare a pregare per riuscire a vivere al meglio la tua vita e per direzionare le tue energie nel raggiungimento degli obiettivi più importanti. Ancora una volta ti armi di molti santi propositi. Per un certo periodo di tempo riesci anche a essere attento a custodire spazi e tempi dedicati alla preghiera e inizi, nonostante la fatica che qualunque disciplina richiede, a sperimentarne i primi frutti. Immancabilmente però, giorno dopo giorno, ti lasci travolgere dalle mille cose importanti e inderogabili che richiedono assolutamente il tuo intervento. Dapprima inizi a diminuire il tempo dedicato alla

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preghiera, poi la qualità, sei sempre più distratto/a dalle mille urgenze che incombono e continui sempre di più a rimandare. La trappola del rimandare è un altro ostacolo subdolo e insidioso in cui tutti prima o poi ci incagliamo. Quando si inizia a rimandare la preghiera in attesa di un momento migliore, più tranquillo, in cui non ci siano tutte queste cose così importanti da fare o semplicemente in cui ne abbiamo più voglia... è proprio la volta che si torna indietro su tutte le conquiste fatte e ci si ritrova puntualmente alla fine della giornata senza avere trovato il tempo da dedicare alla preghiera... d'altra parte si trovano sempre scuse apparentemente valide: «Ora sono proprio troppo stanco/a, questo impegno è importante, questa telefonata è davvero urgente, ho troppe email arretrate che attendono risposta» e via così con una lista sempre più lunga che immancabilmente termina con un rassicurante... «be', dai, domani mi impegnerò!». Si continua così ad accumulare una serie sempre crescente di "dopo" e di "domani" per riscoprirsi presto, nella migliore delle ipotesi, in quelle sterili preghierine recitate qua e là a memoria, distrattamente, o solo nel momento del bisogno... magari si cerca di restare fedeli almeno alla messa della domenica in cui si continua a "fare presenza" (fisica, non certo con tutto il cuore, l'anima e la mente) ma solo per "timbrare il cartellino" del bravo cristiano che deve rispettare il comandamento di santificare le feste. Più si continua a rimandare più si perde terreno e diventa difficile ricominciare a pregare in profondità. Mancanza di fedeltà

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La trappola del rimandare porta immancabilmente a una mancanza di fedeltà e di costanza nella preghiera che è un altro dei principali ostacoli che impediscono il raggiungimento della preghiera contemplativa. La preghiera richiede, oltre a un grande impegno, tanta costanza e fedeltà. Nel cammino spirituale chi non va avanti va indietro: non si può restare fermi. Per questo la maggior parte delle persone che iniziano a dedicarsi all'arte della preghiera presto si scoraggiano e si accontentano di una preghiera arida e superficiale che dà l'illusione alla coscienza di avere assolto il proprio compitino di cristiano ma che lascia l'anima vuota e sempre più spenta. Quando un atleta ha raggiunto grandi risultati, importanti obiettivi senza quasi sentire più la fatica e il fisico è finalmente tonico, in piena forma, basta anche una sola settimana di inattività per avere una visibile diminuzione nella propria capacità di prestazione. Tanto più è così nella preghiera. Se non si è costanti i "risultati" raggiunti si perdono con estrema facilità e ogni volta si ha la sensazione di essere di nuovo al punto di partenza. È facile allora dimenticare quanto importanti e belli fossero i frutti di pace, di luce, di gioia, di libertà interiore sperimentati. Ci si lascia prendere da una sottile pigrizia spirituale fino ad arrivare a rinunciare. La scalata appare all'improvviso troppo faticosa e ci si accontenta della solita routine quotidiana in cui si torna a essere nel frullatore delle mille cose da fare, in balìa delle tante tempeste della vita, incapaci di riprendere in mano il timone.

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ESERCIZI PRATICI • Dopo avere scelto il luogo che più ti aiuta a immergerti nel silenzio e nel raccoglimento interiore prepara il cuore. Può essere di grande aiuto ascoltare della musica di preghiera. Cerca di presentare subito a Gesù ciò che ti appesantisce, ciò che ti preoccupa e immergiti nella preghiera di ringraziamento. • Se la tua attenzione continua a essere assorbita da qualche distrazione non combattere quel pensiero sforzandoti di mandarlo via dalla tua mente ma prega proprio per ciò che ti sta distraendo. Sei ad esempio preoccupato per una difficoltà al lavoro? Prega per quella situazione. Sei stato ferito da qualcuno e questo ti impedisce di raccoglierti in preghiera? Prega per la persona che ti ha ferito! Non subire passivamente il vortice dei tuoi pensieri: trasforma ogni distrazione in preghiera. • Cerca di individuare ogni sfumatura di superbia o di vanagloria che rischia di "inquinare" la tua anima e chiedi a Dio la grazia di crescere nella vera umiltà e nella consapevolezza di quanto sei fragile, limitato, povero e di quanto bisogno hai di Dio. Cerca di fare ogni giorno qualche esercizio molto concreto per potere crescere nell'umiltà! • Guarda ai bambini e impara da loro la spontaneità, la semplicità, la purezza. Abbandonati a Dio con quella fiducia con cui un bimbo si abbandona tra le braccia del papà. • Vigila da ogni sottile forma di rancore: è un veleno pericolosissimo che indurisce il cuore e lo chiude all'amore e alla preghiera. Perdona

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subito chi ti ferisce. Perdona tutti. Se c'è qualcuno che ti sembra impossibile perdonare chiedi a Dio la grazia. Fai un atto di pura volontà e decidi di perdonare sempre e subito tutte le persone che ti feriscono.

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Attenzione alla tiepidezza. Troppo spesso ci accontentiamo di non fare "niente di male" e dimentichiamo che l'ozio è il padre dei vizi! Ci verrà chiesto conto di come abbiamo messo a frutto i talenti che ci sono stati donati. Anche per la preghiera non è sufficiente pregare ogni giorno, è necessario farlo con tutto il cuore, tutta l'anima, tutte le forze perché tutto ciò che vivi durante la giornata possa diventare preghiera. Nel cammino spirituale chi non va avanti va indietro. Cerca ogni giorno di migliorare su qualche punto, di fare un nuovo passo, qualche piccola conquista. Chiedi lo Spirito Santo per avere luce su ogni tua piccola o grande dipendenza. Parti da quelle più evidenti per poi individuare quelle più sottili. Non scendere a nessun tipo di compromesso: ogni piccola o grande dipendenza è un laccio, fino a che non ti decidi a slegarlo la tua anima non può spiccare il volo nel cielo dell'Amore di Dio. Sii fedele al tempo che dedichi alla preghiera. Proprio quando hai meno voglia di pregare è il momento in cui ne hai più bisogno, non mollare, non rimandare. Fermati durante la giornata e verifica se nel tuo cuore sono presenti i frutti dello Spirito (pace, gioia, amore...). Ogni volta che ti accorgi di avere perso la pace, la gioia, l'amore... è una spia importante che ti indica che non hai pregato o hai pregato male. Intensifica la qualità e la quantità della tua preghiera.

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INSEGNACI A PREGARE

Alcuni passaggi necessari per entrare nella preghiera del cuore Abbiamo cercato di individuare alla luce della Parola di Dio, alcune condizioni necessarie per passare da un tipo di preghiera superficiale, alla preghiera del cuore che sia sempre più caratterizzata da un profondo dialogo con Dio. Abbiamo inoltre iniziato a scorgere alcuni dei principali impedimenti che spesso, senza che noi ce ne rendiamo conto, rendono vani i nostri sforzi e l'impegno che dedichiamo alla preghiera. Il più delle volte però dimentichiamo che Gesù stesso ci ha consegnato quella che potremmo definire la "magna carta" della preghiera: il Padre Nostro. In quanto cristiani, tutti abbiamo imparato il Padre Nostro e lo abbiamo recitato tantissime volte ma non siamo abituati a soffermare la nostra attenzione su un particolare molto importante che l'evangelista Luca sottolinea a proposito di questa preghiera: «Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: Maestro, insegnaci a pregare» (Luca 11,1). La domanda che viene posta a Gesù non è insegnaci una preghiera ma... insegnaci a pregare! È a questa

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precisa domanda che Gesù risponde con il Padre Nostro. Ne possiamo dunque dedurre che nel Padre Nostro è racchiusa non solo una bellissima preghiera ma c'è sintetizzato tutto ciò che di più importante dobbiamo sapere se vogliamo imparare a pregare. Avevo letto centinaia di volte il passo del Vangelo di Luca in cui Gesù ci insegna il Padre Nostro ma la prima volta che la mia attenzione si è soffermata sulla richiesta che gli è stata fatta («insegnaci a pregare»), è stata per me come una folgorazione. Mi ero ritirata due giorni in preghiera e poi avrei tenuto una settimana di esercizi spirituali ai ragazzi della comunità sulla preghiera. Stavo appunto meditando il Vangelo per cercare di condividere con loro alcuni dei suggerimenti di Gesù sulla preghiera che erano stati fondamentali per me. Desideravo, in quei pochi giorni di esercizi, aiutare ragazzi che non avevano quasi mai pregato in vita loro a comprendere l'importanza di dedicare tempo e impegno a questa arte fondamentale ma volevo anche indicare loro una via da percorrere che fosse accessibile, efficace e "veloce". Sapevo infatti di santi che avevano scritto importanti trattati sulla preghiera e che avevano dedicato anni di totale impegno per potere finalmente giungere alla preghiera contemplativa. I ragazzi accolti in comunità avevano però bisogno di qualcosa di semplice e che desse loro la possibilità di sperimentare, in tempi non troppo lunghi, i frutti della preghiera, altrimenti avrebbero rinunciato a imparare... per la maggior parte di loro la principale caratteristica non è precisamente la determinazione e la costanza. Volevo quindi proporre loro una via semplice e possibilmente particolarmente veloce ed efficace che li motivasse poi a proseguire la loro scalata verso le alte vette della preghiera e mi stavo appunto

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domandando: come posso insegnare loro a pregare in maniera il più semplice possibile, facilmente accessibile a tutti? È stato proprio in quel momento che per la prima volta mi sono resa conto che se Gesù stesso aveva risposto alla richiesta «insegnaci a pregare» con poche parole, nella preghiera del Padre Nostro non potevano non essere racchiusi i passaggi fondamentali per imparare a pregare. «Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno...» (Luca 11,1-2). Padre: Dio è il nostro papino Gesù risponde alla domanda che gli è stata posta con questa prima "sconvolgente" parola: Padre. È una grande rivelazione! Il Figlio, il verbo di Dio ci rivela una prima grandissima novità che è una verità fondamentale: Dio non è solo il Creatore del cielo e della terra, l'Onnipotente, Dio è il nostro Padre. La Parola usata da Gesù è "Abbà" che più precisamente significa papino. Se vogliamo entrare nel cuore della preghiera che è relazione con Dio, è necessario che ci lasciamo raggiungere in profondità da questa importante rivelazione. Fino a quando non riusciremo a liberarci da tutti i nostri poveri schemi mentali in cui, più o meno inconsciamente, abbiamo tentato di "incasellare" Dio, non

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potremo mai fare un salto di qualità nella nostra povera preghiera. È un po' come in qualunque tipo di relazione. Quando proviamo a dialogare con qualcuno inquinati da qualche pregiudizio tendiamo a filtrare tutto attraverso quella nostra convinzione che falserà necessariamente la nostra relazione impedendoci di conoscere la persona per chi è realmente. Se ad esempio io sono convinta che la persona con cui mi sto relazionando è una persona che mi giudica ed è sempre lì pronta a guardare ogni mio piccolo o grande errore per farmelo pagare in qualche modo, sarò sulla difensiva e tenderò a filtrare qualunque cosa la persona mi dice attraverso questa mia convinzione. Così è se sono convinta che tutti sono degli opportunisti che cercano sempre e solo i propri interessi e sono pronti a farti le scarpe pur di prevalere su di te alla prima opportunità. Anche se qualcuno si avvicinerà con gentilezza e mi mostrerà attenzione io resterò convinto che di fatto lo fa perché sta cercando di raggiungere un suo obiettivo e non certo perché davvero si sta interessando a me, vuole sapere come sto ed essere mio amico o magari aiutarmi a superare qualche mia difficoltà. Il più delle volte questo tipo di trappola può costituire un serio impedimento anche nella nostra relazione con Dio. Sono tante le idee che più o meno consapevolmente ci siamo fatti di Dio o ci sono state trasmesse e spesso questi pregiudizi costituiscono per anni dei grandi ostacoli nella nostra vita di preghiera. E allora importante individuare quali sono le convinzioni sbagliate che abbiamo riguardo a Dio e che continuano a impedirci una relazione vera e profonda con Lui. Se ad esempio mi sono convinto che Dio è un giudice, che segna sul libro bianco le mie buone azioni e

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su quello nero i miei errori, tenderò a vivere la religione come una serie di doveri da assolvere "formalmente" pur di non ricevere la punizione. Andrò a messa la domenica non certo perché sono consapevole dell'immensa grazia di potere ascoltare la Parola di Dio, di potere addirittura ricevere Gesù che si dona completamente a me nell'Eucarestia... ci andrò perché altrimenti mi sento in peccato mortale. L'andare a messa per evitare la punizione mi porterà a essere presente solo fisicamente e non con il cuore, mi impedirà quindi di accogliere l'immensa grazia che potrei ricevere vivendo la messa per amore e non per dovere. Così è per tutto il resto. Ogni suggerimento di amore contenuto nella parola di Dio diventa unicamente un dovere da assolvere per evitare la punizione e magari poi l'inferno. Ma così si rischia di cadere nello sterile formalismo degli scribi e dei farisei che si accontentavano di osservare una quantità infinita di precetti solo nella forma ma il loro cuore era pieno di ogni impurità. Tanto che Gesù ha rivolto loro parole durissime. «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume» (Matteo 23,27). Altre volte magari anche se non ci fermiamo all'idea di un Dio giudice e crediamo (grazie al Padre Nostro) che sia padre, tendiamo comunque a proiettare su di lui la nostra idea di padre che non sempre è delle migliori. Magari abbiamo avuto un padre particolarmente severo che ci ha giudicato e punito per ogni errore e ci ha fatto sempre sentire inadeguati, incapaci di rispondere alle sue continue richieste, aspettative pressanti e senza accorgercene

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instauriamo un tipo di relazione con Dio dello stesso tipo. Vediamo ogni suo comandamento come un opprimente compito da assolvere, pensiamo di non essere mai all'altezza delle sue impossibili aspettative e, presi da una certa rabbia, tendiamo a trasgredire senza però sentirci liberi dalla morsa dei sensi di colpa e dalla paura del castigo che deriverà dalla trasgressione. Altre volte invece crediamo che Dio esiste ma lui è in cielo o chissà dove e non ha quasi niente a che fare con la nostra vita. Se pure esiste non ha certo né il tempo né la voglia di preoccuparsi di noi. Non ci lasciamo quindi neanche mettere in discussione dalla possibilità che Gesù possa essere il Verbo di Dio che se si è fatto carne per abitare in mezzo a noi aveva certamente qualcosa di fondamentale da dirci per vivere in pienezza la nostra esistenza. Ci limitiamo a credere che Dio è lassù, noi quaggiù e se nostro padre non ha avuto tempo da dedicarci, perché sempre preso da tante cose più importanti, figurarsi Dio! Questi sono solo alcuni dei tanti esempi che potremmo fare ma costituiscono un grandissimo ostacolo nella nostra relazione con Dio. Se non riusciamo a individuare tutte le nostre idee sbagliate in cui abbiamo creduto di potere incasellare Dio e non decidiamo di liberarcene una volta per tutte per lasciarci raggiungere in profondità da questa verità che ci è stata rivelata da Gesù: «Dio è Padre!», non riusciremo a entrare nel cuore della preghiera e vivremo un tipo di spiritualità falsata. La scoperta che Dio è il nostro papino cambia completamente e sostanzialmente la nostra modalità di relazionarci a Lui. La preghiera non è più il compitino da assolvere ma inizia a diventare il cuore della nostra giornata. Più scopriamo che Lui ci ama immensamen-

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te e che si prende cura di noi, scommette su di noi, più ci viene spontaneo rivolgerci a Lui, abbandonarci a Lui con quella semplicità e purezza con cui il bambino si abbandona al proprio papà, quando si trova in situazioni difficili: si butta tra le braccia del papà e non ha più paura. Questo è un primo passaggio fondamentale che dobbiamo fare per imparare a dialogare con Dio. Credere davvero, non solo di testa ma fattivamente, che Lui è Amore, è il nostro papino e si prende cura di noi con immensa tenerezza. Dobbiamo allora domandarci quanto teniamo vivo il nostro dialogo con Lui durante la giornata. Se ci troviamo ad affrontare situazioni difficili ci affidiamo a Lui con quella piena fiducia che abbiamo un Padre onnipotente e che «tutto concorre al bene per coloro che amano Dio»? Crediamo davvero che se ci abbandoniamo a Lui Dio saprà come fare perché anche il male che tante volte ci troviamo a subire possa diventare un bene più grande per noi? Se davvero facciamo questo passaggio e ci lasciamo raggiungere in profondità da questa verità: «Dio è il nostro papino!», la nostra preghiera e tutta la nostra vita fanno un primo fondamentale salto di qualità. Nostro: dalla competizione alla comunione Gesù non solo ci rivela che Dio è Padre ma è nostro! Se è vero che siamo figli dello stesso Padre ne consegue che siamo tutti fratelli. Anche questa è una vera e propria rivoluzione copernicana nel nostro modo di relazionarci con Dio e con il mondo. Oggi più che mai cresciamo con un forte senso di egoismo,

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egocentrismo, narcisismo, siamo troppo spesso ripiegati su noi stessi e in competizione con tutti. Ci appare molto più naturale vedere nel prossimo che incontriamo un possibile avversario, con cui confrontarci per dimostrare in qualche modo di essere migliori, che un fratello a cui volere bene con tutto il cuore. Il cristianesimo ha segnato una vera e propria svolta antropologica. L'uomo da sempre è in guerra per affermarsi sugli altri e tende a vedere nella diversità una minaccia, un pericolo piuttosto che una possibile opportunità di crescita. La buona notizia che ci rivela Gesù, che tutti siamo fratelli e figli di un Dio Padre (tra l'altro in un periodo storico in cui la schiavitù era prassi comune, Roma continuava a sconfiggere e a conquistare nuovi paesi per affermare il suo potere e tutti cercavano di affermare 1 propri diritti con la forza, dimostrando la propria superiorità), è davvero una novità assoluta che ci richiede una conversione radicale, profondissima. Il passaggio dalla competizione alla comunione è un altro salto tutt'altro che facile ma necessario. Siamo creati a immagine e somiglianza di un Dio che è Amore, è Trinità, comunione perfetta nella distinzione. Non possiamo realizzarci in pienezza affermando la nostra superiorità sugli altri ma solo riconoscendo e rispondendo a quel profondissimo bisogno di comunione iscritto nella nostra anima. Se è vero che una condizione necessaria per entrare nella preghiera contemplativa, perché Dio possa manifestarsi a noi, è amare Dio: «Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» {Giovanni 14,21), è altrettanto vero che non possiamo pensare di amare Dio se non amiamo anche il nostro prossimo:

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«Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» {1 Giovanni 4,20). Sia santificato il tuo nome: dalla gloria dell'io alla gloria di Dio Anche con queste parole Gesù, oltre a rivelarci un altro grande ostacolo che ci impedisce di imparare a pregare, ci chiede una grande conversione: passare dall'io a Dio. Anche questo è un passaggio di fondamentale importanza e non possiamo esimerci dal farlo. Non dobbiamo mai stancarci di vigilare che al centro del nostro cuore, dei nostri pensieri, progetti, obiettivi ci sia davvero Dio. Spesso diciamo di essere cristiani di volere amare Dio con tutto il cuore e a Lui rendere gloria ma poi, nelle scelte concrete delle nostre giornate, il più delle volte senza neanche esserne consapevoli, trascorriamo il nostro tempo cercando la gloria dell'io: è un'altra trappola molto subdola in cui si cade con grande facilità! Sempre in cerca di riconoscimenti, di trofei, di approvazione da parte degli altri, di stima, si rischia di fare tante cose inquinati da una certa sottile vanagloria, superbia, orgoglio. Siamo convinti di avere scelto di seguire Dio e di vivere il nostro cristianesimo con maggiore serietà ma di fatto il centro continua a restare l'io, e non Dio. Troppe volte scendiamo a compromessi con i nostri valori più profondi, con la nostra coscienza, con quanto la Parola di Dio ci chiede di vivere e ci prostriamo in adorazione del "vitello d'oro" del nostro io. A volte anche nel mettere un grande impegno nell'evangelizzazione, nel realizzare

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le cose più sacre c'è questo sottile rischio sempre in agguato.

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Passare dall'essere condizionati dalla paura dei giudizi, dal bisogno di approvazione e riconoscimenti alla ricerca pura e piena della gloria di Dio è un'altra conversione indispensabile. Dobbiamo imparare a essere attenti che tutto quanto facciamo sia davvero per dare gloria a Dio. È necessario non abbassare mai la guardia, vigilare sempre, sulla superbia, la vanagloria e fare ogni cosa perché "sia santificato il suo nome". Mettere tutto il nostro impegno per passare dal narcisismo alla vera umiltà, dalla gloria dell'io alla gloria di Dio! Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà: da ciò che mi va a ciò che è bene Quante volte preghiamo perché il Signore ci faccia conoscere la sua volontà? Quante delle azioni che facciamo durante la nostra giornata sono motivate da un vero desiderio di fare la volontà di Dio e non la nostra? Quante volte anche il cuore delle nostre preghiere rischia di essere inquinato dalla sottile pretesa che sia Dio a rispondere a ciò che noi desideriamo e siamo bene lontani dal credere davvero che non c'è niente di più bello da chiedere che realizzare in pienezza ciò che Dio desidera per noi? Ci nutriamo di edonismo, di consumismo, e siamo sempre più guidati da una disordinata e a volte compulsiva ricerca di piacere. Abbiamo spostato la nostra bussola interiore dalla coscienza che ci suggerisce ciò che è bene a quella che san Paolo definisce "la carne".

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«Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste» (Galati 16-17). Siamo sempre più in balìa delle nostre passioni, pulsioni, del nostro bisogno di piacere e siamo sempre meno attenti alla voce della coscienza. Purtroppo meno ascoltiamo la voce della nostra coscienza più diventiamo incapaci di ascoltarla e di lasciarci guidare dallo Spirito Santo. Venga il tuo regno! Chi sta regnando nel mio cuore? Il mio egoismo, la mia superbia, la mia pigrizia, il mio bisogno di approvazione, di successo, la mia sete di denaro, il mio desiderio di piacere? Quale è la motivazione più profonda che orienta le mie scelte, le mie decisioni, le mie parole, le mie azioni? Vieni Gesù, regna tu nel mio cuore! Donami di cercare la tua volontà, di vivere per il tuo regno. Più desideriamo con tutto il nostro cuore discernere e compiere la volontà di Dio, più permettiamo a Colui che ci ama immensamente e desidera la nostra piena felicità di realizzare il suo disegno di amore sulla nostra vita. Passare dal ciò che mi va alla ricerca sincera e profonda della volontà di Dio è un altro passaggio fondamentale che ci richiede un lungo cammino di conversione. Senza questo passaggio la nostra preghiera non passerà mai da un vuoto monologo, in cui siamo in balìa del turbinio dei nostri pensieri e delle nostre preoc-

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cupazioni, a un dialogo con Dio che diventa relazione intima di amore con Colui che è l'Amore. Dacci oggi il nostro pane: da «io non ho bisogno di niente e di nessuno» a «ho bisogno di Dio e dei fratelli. «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» (Matteo 6,11). Gesù sembra volerci ricordare che tutto ciò di cui abbiamo realmente bisogno, tutto ciò che ci permette di vivere, ci viene donato da Dio. Anche questa non è una semplice frase, costituisce un altro passaggio di conversione del cuore fondamentale della scuola di preghiera di Gesù. Per imparare a pregare non è sufficiente rivolgerci a Dio per chiedere ciò di cui abbiamo bisogno (il pane quotidiano è simbolo di ciò che è necessario per la nostra sopravvivenza) è importante cambiare quello che è un nostro atteggiamento di fondo che oggi più che mai tende a radicarsi in profondità: «Io non ho bisogno di niente e di nessuno... neanche di Dio!»; «Tutto mi è dovuto!». Sono 10 l'artefice del mio destino e tutto ciò che riesco a raggiungere è il risultato del mio impegno, della mia abilità, dei miei talenti. Spesso ci sentiamo un po' noi 11 dio della nostra vita e pensiamo di potere strumentalizzare tutto e tutti al fine di raggiungere gli obiettivi che di volta in volta ci prefissiamo. Non vogliamo sentirci vulnerabili perché le volte che abbiamo provato ad aprire il cuore o a chiedere aiuto ci è successo di sentirci feriti, usati, traditi. E così anche noi abbiamo indossato la nostra bella corazza e ci

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siamo preparati a combattere la nostra battaglia nel mondo per essere dei "vincenti". In questo sentirci sempre più autosufficienti e capaci di ottenere ciò che vogliamo ci è parso di raggiungere un certo senso di sicurezza ma in realtà abbiamo iniziato a costruire la casa della nostra vita sulle sabbie mobili di una menzogna, invece che sulla roccia della verità. Con il rischio di impiegare tante energie, risorse, tempo, nel costruire castelli destinati inesorabilmente a crollare uno dopo l'altro come costruzioni di carte che cadono al primo soffio di vento. Per quanto ci possiamo convincere o illudere di non avere bisogno di niente e di nessuno la realtà è un'altra: abbiamo bisogno eccome! Abbiamo mille bisogni e soprattutto abbiamo bisogno degli altri, abbiamo un bisogno assolutamente vitale di amare e di essere amati, abbiamo bisogno di saziare la sete infinita di amore del nostro cuore in Dio che è l'Amore infinito. Se restiamo inconsapevolmente intrappolati nella menzogna dell'«io non ho bisogno di niente e di nessuno» i nostri sforzi nel cammino spirituale, i diversi tentativi di imparare a pregare saranno vani. Un altro passaggio fondamentale è dunque riconoscere la nostra fragilità, la nostra debolezza, aprire gli occhi dell'anima per passare dalla presunzione alla gratitudine verso tutto quanto ogni giorno Dio ci dona. Passare dall'«io non ho bisogno di niente e di nessuno» all'«io ho bisogno di Dio e dei fratelli» con un cuore capace di ringraziare per tutto quanto ogni giorno riceviamo. Riconoscere che tutto è grazia, tutto è dono! «Non di solo pane vivrà l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Matteo 4,4).

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«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno» (Giovanni 6,51). Abbiamo bisogno di nutrirci della Parola di Dio, del Pane di vita disceso dal Cielo. Rimetti a noi i nostri debiti: dal rancore alla misericordia «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Matteo 6,12). Se riflettessimo davvero su questa frase che ripetiamo ogni volta che preghiamo il Padre Nostro ci sarebbe davvero di che tremare. Quanto immensa e indicibile è la misericordia di Dio nei nostri confronti, quante volte siamo stati rinnovati, rigenerati dal perdono di Dio! Quante volte invece siamo stati gretti e meschini nella capacità di donare il nostro perdono alle persone che ci hanno ferito. Se davvero Dio dovesse perdonare a noi nella misura in cui noi perdoniamo i nostri fratelli credo che la situazione diventerebbe davvero drammatica per quasi tutti. Quante volte permettiamo al rancore di avvelenare il nostro cuore, la nostra anima! Quante volte ci sentiamo nel giusto nel negare il nostro perdono a chi ci ha ferito. Quanto spesso sottovalutiamo che il rancore costituisce un immenso ostacolo nella vita di preghiera. Ogni volta che restiamo intrappolati nel rancore, non ci vendichiamo della persona che ci ha colpito ma di fatto facciamo del male a noi stessi perché il rancore, come abbiamo visto, è un

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pericolosissimo veleno che ci porta a "indurirci", il nostro cuore tende a chiudersi non solo nei confronti della persona che ci ha ferito ma verso tutti, anche verso Dio. «Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate» (Marco 11,25). Sono molto forti le parole che troviamo nel Vangelo verso chi rifiuta il proprio perdono al fratello. «"Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?" E sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto» (Matteo 18,32-34). E ancora: «Perdonate, perché anche ilPadre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati» {Marco 11,25). Il perdono è un grande dono non solo per chi lo riceve ma innanzitutto per chi è capace di donarlo; è un dolce balsamo capace di lenire e guarire le ferite più profonde che portano il cuore a chiudersi. Un altro passaggio fondamentale che Gesù ci indica per imparare a pregare è liberarci da ogni piccolo o grande rancore per donare sempre e a tutti il nostro perdono. Liberaci dal male: dalla schiavitù alla vera libertà «Non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male» (Matteo 6,13). La maggior parte degli esegeti sono concordi nelTaffermare che la traduzione non è corretta. Di

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fatto non sarebbe possibile che Dio, che è Amore e ci ama immensamente, ci induca in tentazione. Il senso di questa frase è quindi un altro: noi siamo tentati dal maligno e il Padre nostro certamente non ci abbandona nella tentazione ma anzi, con la sua grazia, ce la possiamo fare ad affrontarla. Se rimaniamo nell'amore di Dio possiamo essere liberati dal male. Nella nuova traduzione troviamo: non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Allora in questo passaggio del Padre Nostro c'è un'altra luce importante: la nostra vita è un combattimento spirituale. Nell'originale greco la parola usata per «male» indica anche il «maligno». Noi abbiamo a che fare con un avversario che è molto astuto, forte, agguerrito ed è sempre lì che cerca i nostri punti di fragilità per colpirci. «Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare» (1 Pietro 5,8). Dobbiamo essere vigilanti perché, se lasciamo qualche varco aperto, Satana si insidia, colpisce e talvolta ti dilania l'anima, ti imprigiona. Il diavolo esiste e Gesù nel Vangelo ci mette continuamente in guardia dalla sua azione. Riconosce che Satana ha stabilito un suo "impero di tenebre" e arriva a chiamarlo il principe di questo mondo. Il maligno ci seduce con la tentazione e riesce a rendere attraente ciò che è male. È il padre della menzogna, sa bene come ingannarci per portarci sulla via del peccato. Più cediamo alla tentazione più la nostra anima perde la sua originaria purezza, bellezza e senza neanche rendercene conto ci ritroviamo a diventare schiavi del peccato.

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«Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato"» (Giovanni 8,34). Il diavolo ci attira facendo leva sul nostro diritto di esercitare "la nostra libertà", ci porta a vedere i suggerimenti del nostro Padre celeste come degli obblighi onerosi che non fanno altro che limitare e opprimere la nostra libertà e così, in nome del «fai ciò che vuoi, decidi tu cosa è bene e cosa è male», ci rende "schiavi del peccato". Ci siamo illusi di scegliere, di fare ciò che volevamo noi ma in realtà siamo stati ingannati dal padre della menzogna e abbiamo perso la nostra libertà! Questo «non ci indurre in tentazione», che nella nuova versione della GEI hanno tradotto con «non abbandonarci alla tentazione», ci riporta allora a un atteggiamento spirituale fondamentale nella preghiera che è: «Vegliate e pregate per non cadere in tentazione; lo spirito è pronto ma la carne è debole» {Marco 14,38). Dobbiamo essere consapevoli che abbiamo un nemico che conosce bene le nostre debolezze, è allora fondamentale che vigiliamo sempre per non cadere in tentazione. Dobbiamo individuare i nostri principali punti di fragilità, non abbassare mai la guardia e confidare nella grazia di Dio.

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Siamo deboli, piccoli, fragili, abbiamo bisogno che sia Dio a custodirci dal maligno, a spezzare le catene del nostro peccato per ridonarci quella libertà interiore che solo se restiamo nel suo Amore possiamo ritrovare!

Esercizi pratici r^ Gesù nel Padre Nostro ci ha consegnato quella che potremmo definire la "magna carta"della preghiera. Dedica un giorno della settimana nel cercare di fare i passaggi fondamentali sintetizzati in questa meravigliosa preghiera, fino a che non hai sostituito a ogni abitudine, che ti è di impedimento nel raggiungimento di una profonda comunione con Dio, un nuovo modo di vivere rinnovato dal Padre Nostro.

Domenica. «Dio è Padre» Ostacolo: le nostre tante convinzioni, proiezioni su Dio.

idee

sbagliate,

Passaggio: dalle nostre idee sbagliate di Dio a una consapevolezza sempre più profonda che Dio è il nostro papino onnipotente che ci ama immensamente e con Lui non abbiamo niente da temere. • Individua le principali idee sbagliate in cui tendi a "incasellare" Dio, le tue proiezioni su di Lui rispetto alla tua esperienza di figura paterna e lasciati raggiungere in profondità da questa meravigliosa verità che Gesù ci rivela: Dio è Padre! È il tuo papino!

se





Confida in Dio, abbi fede nel suo Amore. Affidati a Dio con la consapevolezza che Lui è il tuo Padre celeste, ti vuole bene, è onnipotente, scommette su di te, ti ama immensamente. Credere davvero che Dio è papino porta a un cambio radicale del modo di vivere, in un continuo atto di fede che Dio è Amore, si prende cura di noi e quindi non c'è nulla da temere. Il livello di ansia che caratterizza le tue giornate ti dà un parametro concreto di quanto davvero stai credendo, in profondità e non a parole, che Dio è il tuo papino e di quanto stai realmente confidando nel suo Amore. Durante la giornata rivolgiti a Lui con questa profonda consapevolezza che è tuo Padre e ti ama personalmente. Affida a Lui ciò che ti preoccupa, che ti fa soffrire, ringrazialo di tutte le cose belle. Più credi realmente che Dio è il tuo papino e che per Lui tutto è possibile, più la pace ricolmerà il tuo cuore e scoprirai che qualsiasi cosa accada se ti abbandoni a Lui può diventare una nuova opportunità di crescita, una grazia per la tua vita.

Lunedì. «Nostro»: amore concreto Ostacolo-, egoismo, egocentrismo, bisogno di affermarsi sugli altri. Passaggio: dal ripiegamento su noi stessi all'attenzione disinteressata verso gli altri. Dalla competisi

zione alla comunione. Saper stimare e valorizzare i fratelli. •Gli altri non sono persone con cui competere per dimostrare di essere i migliori, non sono nemici da cui difenderci, ma sono tutti nostri fratelli da amare perché siamo figli di uno stesso Padre. Impegnati non solo ad amare ogni prossimo come un fratello ma ricordati che Gesù reputa fatto a sé ciò che facciamo a ogni "piccolo". Ama Gesù in ogni fratello. Punta a un amore concreto verso ogni persona che ti passa accanto. L'egoismo è un grandissimo impedimento alla preghiera perché ci rende incapaci di restare nell'amore e senza amore non c'è preghiera. Domandati spesso: «Sono in competizione o mi sto impegnando per stabilire un rapporto di comunione con tutti? Cerco di portare unità dove c'è divisione? Considero tutti miei fratelli e mi preoccupo delle loro necessità?».

Martedì. «Sia santificato il tuo nome»: amore disinteressato Ostacolo: superbia, vanagloria, narcisismo, bisogno di approvazione di riconoscimenti. Passaggio: dal dare gloria all'io al fare tutto per la gloria di Dio. «In ogni cosa rendete grazie». •

La vanagloria è un altro grande impedimento alla preghiera, in ciò che si fa si rischia un sottile: «sia glorificato il mio nome»... sempre alla ricerca di applausi riconoscimenti,

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gratificazioni. Trova del tempo durante la tua giornata per ringraziare, lodare, glorificare Dio. Vigila sulle mille pretese dell'ego che vuole essere sempre al centro di tutto e di tutti. Attenzione a ogni sottile forma di narcisismo, al bisogno di apparire, di sentirsi stimati, considerati. Cerca di crescere ogni giorno nella virtù dell'umiltà, puntando a continui esercizi concreti. Cerca di fare ogni cosa per amore di Dio per dare gloria a Lui!

Mercoledì. «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra»: motivazione profonda da convertire Ostacolo-, chi sta regnando nella mia vita? Qual è la motivazione più profonda che orienta le mie decisioni, le mie scelte, le mie relazioni? Passaggio: individuare la radice di peccato che più ci caratterizza e vigilare perché Gesù possa essere davvero il Signore e regnare nel mio cuore. Passare da ciò che vorremmo fare noi a una ricerca sincera e costante della volontà di Dio. •

Puoi individuare la tua radice di peccato verificando le motivazioni più vere per cui fai le cose: chi sta regnando nel tuo cuore? Il Signore o i tuoi "tiranni" (edonismo, ego, pigrizia spirituale, arrivismo, invidia, gelosia, avarizia, vanagloria, bisogno di apparire/ avere successo...)?

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• •

Cerca di vigilare sempre per passare dal ciò che ti va al ciò che è bene, dalla sottile ricerca di un tuo tornaconto personale a desiderare con tutto il cuore unicamente la volontà di Dio. In tutto ciò che fai durante la giornata prova a ripetere: «Per Te, con Te, in Te Gesù!». Punta a un sempre più pieno e perfetto abbandono alla volontà di Dio e a vivere perché possa diffondersi il suo Regno: «come in Cielo così in Terra!».

Giovedì. «Dacci oggi il nostro pane quotidiano»: bisogno di Dio Ostacolo: Io non ho bisogno di niente e di nessuno, neppure di Dio. Tutto mi è dovuto. Passaggio: riconoscere che tutto è grazia, tutto è dono. Senza di Lui non possiamo fare niente. Abbiamo bisogno di Dio e dei fratelli. Nutrirci del Pane di vita che è Gesù e della sua Parola. •

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Passare dal «non ho bisogno di nessuno» a «ho bisogno di Dio e dei fratelli», dal «tutto mi è dovuto» a «tutto è grazia, tutto è dono, tutto è meraviglia» (ripeterlo durante il giorno). Messa e adorazione nutrendoci di Dio, Pane di vita, e della sua Parola. Cerca un buon equilibrio tra pregare come se tutto dipendesse da Dio e agire come se tutto dipendesse da te, puntando a essere " contempi-attivo".

Venerdì. «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori»: perdono

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Ostacolo-, piccoli o grandi rancori, atteggiamento di giudizio. Passaggio: dal rancore al chiedere perdono a Dio e ai fratelli e perdonare sempre chi ci ha ferito. Se qualcuno ha qualcosa contro di noi cercare la riconciliazione. •

• •





Cerca di individuare tutti i possibili "rancorucci" che rischiano di avvelenare la tua anima e di chiudere il tuo cuore. Passa dal giudizio (sintomo della superbia) all'esprimere la tua stima alle persone con cui ti relazioni. Se qualcuno ti ferisce presupponi innanzitutto la sua buonafede, cerca subito di chiarirti e di riconciliarti con lui. Medita frequentemente su quanto Dio ti ha perdonato e sempre ti perdona. Non permettere al rancore di albergare nel tuo cuore e avvelenare la tua anima: «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» {Matteo 6,14-15). Concentrati sulla trave che rischia di accecare la tua vista spirituale e non avere la presunzione di giudicare la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello. In preghiera dedica del tempo a ringraziare Dio per i fratelli che Lui ti ha posto accanto e per tutte le cose belle che fanno e che li caratterizzano.

Sabato. «Liberaci dal male»: continua vigilanza VEGLIARE E PREGARE

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Ostacolo-, tentazioni ricorrenti, punti di fragilità, debolezze strutturali, abitudini di peccato. Passaggio: dal camminare secondo la carne al camminare secondo lo Spirito (cfr. Galati5ì 16) senza fare alcun compromesso con la coscienza. La vita è un combattimento spirituale, solo se restiamo radicati in Gesù, Lui in noi può liberarci dal male e vincere ogni battaglia contro il maligno. •Vigila sempre sui tuoi punti di fragilità, le abitudini non sane, le varie dipendenze e cerca di individuare e prendere di mira la tua principale radice di peccato. Veglia e prega per non cadere in tentazione. Tieni sempre la guardia alzata: «Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare» (1 Pietro 5,8). • «Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Efesini 6,10-12).

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DIALOGARE CON DIO

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Guardate a Lui e sarete raggianti Grazie ai suggerimenti che Gesù stesso ci ha dato nel Padre Nostro per insegnarci a pregare abbiamo cercato di individuare alcuni dei passaggi necessari per passare da una preghiera formale a una preghiera vitale. Ci sono poi diversi tipi di preghiera che ci possono essere di grande aiuto.

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La preghiera di lode in particolare ci aiuta a predisporre il cuore al dialogo con Dio. La tendenza al ripiegamento su noi stessi è molto radicata in ciascuno di noi e istintivamente la nostra attenzione tende a essere attirata più da ciò che è negativo che dal positivo. Se qualcuno ha fatto per noi tantissime cose belle e poi fa un errore e ci ferisce sembra che quella ferita in un attimo riesca a cancellare il ricordo e la gratitudine per tutte le cose belle che quella persona ha fatto per noi. Se abbiamo un po' di mal di testa difficilmente pensiamo a quanto siamo fortunati ad avere la vista, a potere camminare, ascoltare, parlare. Se c'è qualche cosa che durante la giornata è andata storta tutta la nostra attenzione sembra essere completamente presa da quella, tutto ciò che di positivo abbiamo vissuto passa automaticamente in secondo piano. Anche nella preghiera rischiamo spesso di guardare a noi: guardiamo al nostro piccolo mignolino che ci fa male, guardiamo alla lieve ferita che abbiamo ricevuto, guardiamo a quella cosa che l'altro ci ha fatto, per cui siamo rimasti tanto male, pensiamo a ciò che ci appesantisce, ci fa stare male... la lode ti aiuta a guardare a Dio, a guardare a Lui, alle cose di lassù, ti spinge ad alzare finalmente il tuo sguardo. Siamo troppo spesso ripiegati su noi stessi, abituati a rimuginare sulle cose negative. Questa generazione è proprio quella del "tutto mi è dovuto": è molto facile cascare nella trappola dell'autocommiserazione, pensare a tutte le cose che gli altri avrebbero dovuto fare nei nostri confronti e non hanno fatto... e così sono tutti mancanti... compreso Dio! Nella preghiera può capitare spesso di essere assorbiti, distratti da ciò che ci fa stare male, piuttosto che ringraziare, esultare per i tanti doni che Dio nel suo immenso amore sempre ci fa. E allora di grande aiuto esercitarsi ogni giorno nella preghiera di ringraziamento. Troppe volte nella nostra preghiera pensiamo a quella cosa che l'altro non ha fatto per noi, ci fermiamo sulle nostre mille pretese disilluse, facilmente tendiamo a vittimizzarci un po'. La preghiera di lode ci

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porta a spostare il nostro sguardo verso Dio, ad aprire il cuore. «In ogni cosa rendete grazie a Dio» (1 Tessalonicesi 5,18), «Lodate il Signore, eterna è la sua misericordia» (Salmo 135), «Cantate a Lui, cantate inni di lode, con canti, inni, ringraziamenti» (Salmo 97-100). La Parola di Dio ci invita a dare lode a Dio, a rendere grazie a Lui per ogni cosa e a essere onesti con noi stessi. E un tipo di preghiera che facciamo molto poco, perché siamo un po' ottusi, spesso siamo ingrati, "ciechi", abbiamo gli occhi del cuore e dell'anima accecati dal nostro egoismo, dalle nostre mille pretese, dalla nostra superbia, dal nostro peccato e questo ci rende incapaci di vedere i tanti regali che ogni giorno riceviamo da Dio e dai fratelli. Non riusciamo a essere quei contemplativi, pieni di stupore, quei piccoli che sanno sorprendersi di tutte le meraviglie che l'Amore opera. Rischiamo di piangerci un po' troppo addosso, di compatirci spesso: «mannaggia quanto sono poverino/a, capitano tutte a me!!! Non c'è mai nessuno che mi capisce!»... Sono invece tantissime le cose di cui dovremmo essere riconoscenti ma troppo spesso le diamo per scontate. Dedicare del tempo alla preghiera di lode è molto importante perché ci aiuta a uscire dal ripiegamento su noi stessi per aprire il cuore all'Amore di Dio. «Guardate a Lui e sarete raggianti». Iniziare la nostra giornata rivolgendo subito la nostra anima al Signore per ringraziarlo delle tante cose belle che abbiamo, ci può essere di grande aiuto per entrare nella preghiera del cuore. E davvero bello dedicare del tempo al ringraziamento è un po' come aprire le finestre della propria anima per lasciarsi raggiungere dalla luce dell'Amore di Dio e contemplare i meravigliosi orizzonti sempre nuovi che il suo Amore ci dischiude. A volte ci sentiamo talmente appesantiti da qualcosa che ci fa soffrire che ci sembra impossibile riuscire a ringraziare. Eppure sono sempre tante le cose di cui possiamo ringraziare: il dono della vita, il dono di ogni respiro, il dono della creazione, la bellezza di un'alba,

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di un tramonto, del canto degli uccelli, le persone care a cui vogliamo bene, la casa, il cibo quotidiano, la salute, la musica, la purezza dello sguardo di un bimbo, la profondità di un incontro, la ricchezza di un sorriso che ci è stato donato gratuitamente. Inoltre più cresce la consapevolezza profonda che Dio è il nostro papino più impariamo a ringraziare anche per ciò che ci causa sofferenza perché abbiamo la certezza che Colui che tutto può, se ci abbandoniamo a Lui, saprà trovare il modo perché ogni croce, ogni prova, ogni difficoltà che siamo chiamati ad affrontare concorra a un bene. Più ci esercitiamo nel ringraziare e più ci verrà spontaneo guardare a tutto ciò che la vita ci regala, che Dio gratuitamente ogni giorno ci dona. E molto importante trovare del tempo per fermarsi a ringraziare delle tante cose belle che ci sono state donate durante la nostra vita e che ogni giorno ci vengono regalate ma che noi siamo diventati incapaci di vedere. «Guardate a Lui e sarete raggianti!» (Salmo 34,6). La preghiera di lode ci aiuta ad alzare lo sguardo verso il Cielo per lasciarci raggiungere dalla luce, la pace, la pienezza, la gioia che Dio desidera donarci. Più riusciamo a custodire il nostro cuore nella preghiera di ringraziamento più facciamo la meravigliosa esperienza di "sentirci raggianti" e anche gli altri se ne accorgono. Allora abbiamo un'altra importante chiave per la preghiera del cuore: la preghiera di ringraziamento. Questa preghiera aiuta non solo lo spirito ma anche la psiche perché ti abitua a sintonizzare la tua "telecamera interiore" sulle cose belle e non più su quelle negative. Se tu sei a una bellissima festa dove ci sono però due amici che litigano e tu con la tua telecamera inizi a filmare ogni particolare di quello scontro, tornerai a casa solo con il ricordo di quell'episodio spiacevole: ti sarai perso tutta la bellezza della festa. Così è un po' nella nostra vita: la vita può essere una festa con Gesù, però la nostra telecamera interiore tende troppo spesso a focalizzarsi sulle cose negative e così si perde il bello della festa.

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La preghiera di lode, ci aiuta a imparare a valorizzare il famoso bicchiere mezzo pieno, invece di guardare sempre il mezzo vuoto. Questo è valido anche con le persone: più tu dedichi del tempo alla preghiera di ringraziamento, più la tua "telecamera interiore" si focalizza sulle cose belle presenti in ogni persona... non sempre sono proprio evidenti ma ogni fratello è stato creato dal "Grande Artista" quindi in tutti c'è un capolavoro divino. A volte magari molto ben nascosto, altre volte sfigurato dal peccato, ma in ciascuno c'è qualcosa di bello. Allora dobbiamo esercitarci molto per imparare a ringraziare di ogni cosa Dio e i fratelli, non dobbiamo arrenderci finché la preghiera di lode non ci permette di scovare quel mistero di bellezza nascosto oltre ciò che appare. Più sapremo perseverare nella preghiera di lode più faremo l'esperienza meravigliosa del «guardate a lui e sarete raggianti». Vi darò un cuore nuovo Un altro tipo di preghiera che ci è di grande aiuto per aprire il cuore è la preghiera di pentimento. Così come siamo poco attenti a tutto quanto di bello Dio ci dona, altrettanto poco lo siamo rispetto alle tante abitudini di peccato che sono radicate in noi, e non ci rendiamo conto di quanto tutto ciò chiuda il nostro cuore all'amore di Dio e provochi delle ferite nelle persone con cui ci relazioniamo. Quanto spesso il nostro orgoglio, la nostra arroganza, la nostra incapacità di ascoltare, il nostro volere avere sempre ragione, la nostra pigrizia, la nostra poca capacità di perdonare, le nostre dipendenze... feriscono le persone che ci amano, contristano lo Spirito Santo e "sfigurano" quella bellezza divina impressa da Dio nella nostra anima. Quante poche però sono le volte in cui ci fermiamo a chiedere perdono a Dio e ai fratelli per tutte le nostre mancanze di amore. La preghiera di pentimento è di grande aiuto non solo per rimuovere dal cuore tutto ciò che è di impedimento alla preghiera ma anche per mantenere sempre viva la vigilanza. La preghiera di pentimento è un meraviglioso antidoto a ogni morso velenoso del peccato nella nostra anima. Naturalmente non è sufficiente chiedere perdono ogni giorno a Dio e ai fratelli per le proprie mancanze è necessario avere

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anche l'umiltà di confessarsi periodicamente perché, in virtù della grazia di questo meraviglioso sacramento, gli effetti nocivi del veleno di ogni nostro peccato vengano eliminati. Può essere molto utile rivedere alla luce dei comandamenti, dei sette vizi capitali, dei vari passi del Vangelo che di volta in volta meditiamo... quali sono i punti su cui siamo stati mancanti. Anche il passo dell'inno alla carità di san Paolo, in cui vengono sintetizzate con grande efficacia alcune caratteristiche dell'amore, può essere di grande aiuto. «La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine» (1 Corinzi 13,4-8). «...perdonami Signore per tutti i momenti in cui ho perso la pazienza, in cui non sono stato attento al bene dei miei fratelli, ho cercato il mio interesse...». La preghiera ci aiuta ad aprire il cuore a Dio e ad aumentare l'impegno e la vigilanza riguardo ai nostri principali punti di fragilità. Chiedete e vi sarà dato Tra le tante differenti modalità di preghiera quella di domanda è forse quella che ci viene più spontanea. Conosco tante persone che magari per anni si dimenticano di pregare e quando poi arriva all'improvviso una grande croce si ricordano di rivolgersi a Dio perché intervenga. La preghiera di domanda è importante perché è bello custodire l'atteggiamento dei piccoli che si rivolgono al proprio papino con quella fiducia di potere chiedere e ottenere ogni cosa. Il problema è che spesso la nostra preghiera di domanda è fortemente inquinata dalla nostra sottile superbia che ci porta a pretendere che sia Dio a fare ciò che noi riteniamo più giusto e non abbiamo invece quell'umiltà di riconoscere che

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Dio è Dio e se non risponde alle nostre richieste non è certo perché non ci ama o non ci vuole ascoltare ma semplicemente perché noi chiediamo poco e chiediamo male... Lui sa molto meglio di noi ciò che è bene per noi. Il nostro sguardo sulla realtà è decisamente limitato rispetto al suo che vede sempre molto oltre. Anche per quanto riguarda la preghiera di domanda Gesù ci dà dei suggerimenti preziosi: «Se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà» {Matteo 17,20). E davvero impressionante questa promessa di Gesù. La fede sposta le montagne. Perché la nostra preghiera sia efficace è necessario crescere nella vera fede in Dio. Noi spesso confondiamo la fede con il credere che Dio esiste. Anche il diavolo crede nell'esistenza di Dio ma non ha creduto al suo Amore, ha voluto essere lui dio. Avere fede in qualcuno significa fidarsi davvero di lui. Se abbiamo fede in Dio innanzitutto crediamo che tutto quanto Lui ci chiede di vivere attraverso la sua Parola è per la nostra piena felicità, per il nostro bene più vero. Allora la fede si traduce nel vivere sempre più pienamente il Vangelo e questo ci porta a una più profonda comunione con il Padre a un abbandono a Lui sempre più pieno. Più ci fidiamo del nostro papino e ci lasciamo portare da Lui più sperimentiamo che ciò che per noi era impossibile Lui lo rende possibile. Sperimentiamo che davvero «tutto è possibile per chi crede»ì (Marco 9,23). Un'altra promessa molto bella che Gesù ci fa perché la nostra preghiera di richiesta possa essere efficace è: «Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà» (Matteo 18,19). La preghiera comunitaria è molto importante e ci è di grande aiuto per imparare a pregare. Perché Gesù sottolinea l'efficacia della preghiera insieme ad altri fratelli? Perché Lui stesso ci ha fatto un'altra incredibile promessa: «Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono lì in mezzo a loro» (Matteo 18,20).

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Se siamo in due o più a pregare, uniti nel nome di Gesù, la nostra preghiera è più forte perché Gesù stesso ha promesso di essere presente. Allora Lui in mezzo a noi ci illumina su cosa chiedere al Padre. La preghiera vissuta in profonda comunione con altri fratelli ha una forza particolare. Quante volte abbiamo sperimentato che quando c'è un gruppo, davvero unito in Gesù, che prega c'è una grazia, una potenza particolare perché Gesù si rende presente là dove due o più sono uniti nel suo nome ed è Lui stesso che guida la preghiera, è Lui stesso che chiede al Padre. E importante rivolgerci a Dio con insistenza, confidando che Lui non mancherà di rispondere alle nostre preghiere come solo un Padre che ci ama infinitamente sa e può fare. «Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Vammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?"» (Luca 18,1-8; cfr. Luca 11, 8). Un altro suggerimento prezioso che Gesù ci dona riguardo alla preghiera di domanda è: «Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà» (Giovanni 16,23). Gesù ci assicura che ciò che chiediamo al Padre nel suo nome Egli ce la concede. Anche qui non si tratta di una formula magica: «Padre ti chiedo nel nome di Gesù una Ferrari...» ed ecco che il Padre ce la concede! ! !

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Credo si tratti piuttosto di pregare con Gesù, rivolgerci al Padre chiedendo quello che chiederebbe Gesù se fosse al nostro posto. Noi sappiamo bene, da quanto ci riportano gli evangelisti, che Gesù non desiderava altro che fare la volontà del Padre. Più ci sintonizziamo con il cuore di Gesù più iniziamo a chiedere al Padre ciò che davvero è il bene per noi e per le persone per cui preghiamo. Il nostro cuore inizia a non desiderare altro che la volontà di Dio e questo diventa sempre più il cuore della nostra preghiera. Allora vediamo realizzarsi tutto ciò che chiediamo, contempliamo i miracoli che Dio opera per chi davvero si abbandona a lui con profonda fede e con tutto il cuore. Se uno mi ama osserverà la mia Parola e noi verremo a Lui «Se uno mi ama osserverà la mia parola, il Padre mio 10 amerà e noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui» (Giovanni 14,23). Non so quante volte abbiamo realmente meditato questa promessa di Gesù e ne abbiamo davvero colto la grandezza. Si tratta di una promessa meravigliosa: Gesù ci assicura che se viviamo la sua Parola, la Trinità viene a prendere dimora nel nostro cuore. È davvero incredibile!!! Noi crediamo nel mistero dell'incarnazione. «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In principio era il Verbo... E 11 Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni 1,1-3.14).

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Credere che il Signore della Creazione abbia scelto di divenire creatura per venire ad abitare in mezzo a noi è già qualcosa di pazzesco. Credere poi che il Verbo di Dio possa farsi carne in noi, che la Trinità possa prendere dimora nella povertà della nostra anima è davvero un mistero d'amore da vertigini. Se allora vogliamo imparare una preghiera che sia non solo dialogo con Dio ma comunione profonda con la Trinità non possiamo prescindere dal leggere, meditare, ascoltare, vivere la Parola di Dio. Se è vero quanto Gesù ci promette (e per noi cristiani non può non essere vero), sappiamo con certezza che più impariamo a metterci in ascolto del Verbo di Dio che ci parla attraverso la sua Parola e viviamo con serietà il Vangelo, più permettiamo alla Trinità stessa di dimorare in noi... quel «come in cielo così in terra» che ogni giorno chiediamo nel Padre Nostro può realizzarsi in ogni adesso. Il Regno dei cieli è vicino, il Regno dei cieli è qui adesso! Il Paradiso non può attendere: dimorare in Dio, lasciare che Dio dimori in noi, è il Paradiso sulla terra e nel Paradiso è tutto! E quindi davvero importante che dedichiamo molto tempo alla meditazione della Parola di Dio per imparare a viverla senza compromessi e interpretazione di comodo perché Colui che fa nuove tutte le cose attraverso la sua Parola possa rinnovare tutto di noi: il nostro modo di pensare, di parlare, di agire di essere, per imparare a essere in Colui che è! Vorrei allora ricordare qualcosa che forse conosciamo un po' per sentito dire ma che molto probabilmente trascuriamo: il metodo della lectio divina. La lectio divina è un metodo di ascolto, di meditazione, di preghiera della Parola che già usavano i Padri della Chiesa e che poi un monaco certosino nel XII secolo, Guigo, ha codificato in quattro passaggi fondamentali che sono diventati ormai d'uso in tutta la Chiesa universale. Questi quattro passaggi sono lectio, meditatio, oratio, contemplano.

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1. 2. 3. 4.

Traduzione per chi non avesse studiato il latino: lettura della Parola, meditazione della Parola, preghiera, contemplazione. È fondamentale esercitarci bene, quotidianamente, in questi quattro passaggi, perché sono un altro grandissimo aiuto per imparare la preghiera del cuore, per entrare in questa preghiera che non solo è dialogo con il Signore, ma addirittura, come abbiamo visto, ci introduce in una profonda comunione con la Trinità stessa che, per un mistero incredibile d'amore, può venire a dimorare nel nostro cuore. La lectio divina è un "esercizio" alla portata di tutti e se prendiamo l'abitudine di dedicarvi tempo e impegno quotidianamente porta dei meravigliosi frutti che sono presto "tangibili". Suggerisco spesso di iniziare ogni mattina, subito, con questo importante esercizio. Così come il nostro fisico per iniziare a "carburare" ha bisogno della colazione e molti per svegliarsi prendono il caffè, così è un po' anche per il nostro spirito. 103

• ' "W Abbiamo bisogno del nostro "caffè spirituale", qualcosa che ci aiuti subito a "svegliare" il nostro spirito per non perdere tempo inutile. Da anni ormai, la prima cosa che faccio appena mi sveglio è dedicare del tempo alla preghiera, alla meditazione del Vangelo, per poi scegliere una frase da vivere durante la giornata e questo fa davvero la differenza. Le giornate in cui per qualche motivo tralascio di prendere il mio "caffè spirituale" o lo rimando troppo, percepisco presto che ce qualcosa che non va, è davvero come se spiritualmente restassi un po' addormentata e basta un niente per perdere quella pace e »'—r——-

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quella gioia che normalmente mi accompagnano anche quando sto vivendo momenti particolarmente difficili. Per iniziare a esercitarti nella lectio divina è importante che trovi il luogo a te più congeniale che ti aiuti al raccoglimento e prendi la decisione di dedicare a questo "esercizio" tutti i giorni del tempo di qualità. Semplicemente apri il Vangelo. E una buona abitudine leggere il Vangelo del giorno per essere in comunione con la Chiesa universale (per sapere qual è basta munirsi di un messalino, oppure andare sul sito della CEI... ci sono anche diverse applicazioni nei cellulari che danno la possibilità di accedere con facilità al Vangelo del giorno). Inizia con il leggere ogni parola del Vangelo del giorno con molta attenzione. E importante leggerlo con il cuore e chiedere allo Spirito Santo che ci illumini su quanto Gesù desidera suggerirci attraverso la sua Parola. Una volta letto inizia a meditare ogni parola mettendo il cuore in atteggiamento di apertura e di ascolto. Il Verbo di Dio parla al nostro cuore attraverso ogni sua Parola ma è fondamentale fare silenzio, spegnere ogni altro rumore, tutto ciò che ci distrare per ascoltare Gesù. Poi passa alla preghiera. Il Vangelo, non è solo un bellissimo racconto della storia di un grande uomo, noi crediamo (e sempre lo ripetiamo durante la messa) che è Parola del Signore. Il Signore della Creazione, il Verbo di Dio, parla a ciascuno di noi personalmente attraverso il Vangelo. Allora è fondamentale che cerchi di metterti in ascolto di cosa oggi Gesù desidera dire a te personalmente attraverso quella Parola che stai meditando. Il Signore continua a parlarci attraverso ogni sua Parola. Non stai semplicemente leggendo delle parole che Lui ha detto duemila anni fa agli uomini che allora lo ascoltavano. Ogni parola che leggiamo nel Vangelo, nella Sacra Scrittura, è Parola di Dio e attraverso di essa Dio continua a parlare a ogni uomo di ogni tempo che desideri mettersi in ascolto. Se ad esempio mediti le Beatitudini (cfr. Matteo 5,111): «Beati i poveri di Spirito, beati i puri di cuore...», non puoi semplicemente fermarti a pensare: «che bel

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discorso ma... ce l'aveva con loro che erano lì ad ascoltarlo!». No quelle parole sono per te, per rinnovare la tua vita oggi, per donarti di gustare già su questa terra qualcosa della beatitudine che finalmente sperimenteremo in tutta la sua pienezza in Cielo. «Beati ipoveri in spirito...» e inizi a meditare... «Ma sono povero in spirito? Sono distaccato da tutto o nel mio cuore ci sono tanti piccoli o grandi tesori che hanno preso il posto di Dio? A cosa sono troppo attaccato in questo momento? Cosa c'è al centro del mio cuore, dei miei desideri, dei miei progetti? Sono profondamente consapevole di essere povero e di avere bisogno di Dio? «Beati i puri di cuore». Sono puro di cuore? Nelle relazioni cerco di amare con quell'amore che Gesù mi ha insegnato preoccupandomi del bene di chi mi passa accanto o spesso agisco cercando in qualche modo un mio tornaconto personale? Non è sufficiente meditare la Parola, è importante poi passare alla preghiera: «Gesù, effettivamente sto ancora messo proprio male... "beati i poveri in spirito" \ Altro che povero in spirito! Sono ancora molto attaccato a mille cose: al denaro, alla carriera, ai riconoscimenti, a ciò che gli altri pensano di me, al raggiungimento dei miei poveri interessi... Aiutami Gesù a spogliarmi di tutto, a liberare il mio cuore dai tanti piccoli o grandi "idoli" che hanno preso il tuo posto nel mio cuore. Tu sei il Signore e io davvero da oggi desidero che sia tu l'unico a regnare nella mia vita! Beati i puri di cuore! Quanto è difficile custodire un amore che sia davvero puro, che non cerca mai il proprio interesse! Donami tu Gesù un cuore puro, purifica i miei pensieri, i miei desideri, le mie motivazioni più profonde!». «Beati voi quando vi insulteranno...»: capirai... guai se mi toccano! Se so che qualcuno ha parlato male di me la pagherà cara! Liberami Gesù da ogni forma di orgoglio di vanagloria di suscettibilità, donami la vera umiltà... «Beati voi quando vi insulteranno, vipersegui- teranno, mentendo diranno ogni male per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande sarà la vostra ricompensa nei cieli».

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Il metodo della lectio divina è senza dubbio un grande aiuto per entrare nella preghiera contemplativa. Anche la liturgia delle ore è un aiuto molto concreto e prezioso per imparare a pregare con il supporto fondamentale della Parola di Dio. La liturgia delle ore non solo ci aiuta a scandire la nostra giornata con la preghiera, perché tutto ciò che facciamo possa diventare dialogo con Dio, essere vissuto in comunione con Lui, ma grazie ai salmi (che andrebbero letti non distrattamente ma con tutto il cuore) possiamo imparare meglio la preghiera di lode e di ringraziamento, quella di pentimento, quella di intercessione e di domanda per immergerci sempre più profondamente nella preghiera del cuore proprio accompagnati dalla Parola di Dio. Cerchiamo allora di esercitarci nei passaggi che ci suggerisce la lectio divina e lasciamoci accompagnare dalla Parola di Dio, non fermiamoci alla preghiera superficiale, chiediamo al Signore la grazia di poterci immergere nella più profonda contemplazione. Lasciamo che il Signore imprima a fuoco nella nostra anima quella sua Parola di luce e che il Verbo possa farsi carne in noi, la Trinità possa venire a dimorare in noi. «Se uno mi ama osserverà la mia Parola» (Giovanni 14,23). Osserverà, quindi non basta che la leggi, che la mediti, che preghi, non basta neanche che ti immergi nella più profonda contemplazione. Devi impegnarti a viverla, lasciare che quelle parole rinnovino il tuo cuore, il tuo modo di agire, le tue abitudini di peccato radicate. «Chi osserverà la mia parola...». Un esercizio che si fa tutti i giorni in comunità è scegliere una Parola da vivere durante la giornata: lì, nel viverla, è il vero segreto, perché se ti fermi prima hai perso tempo. Scegliere la Parola e viverla! In comunità tutte le mattine scegliamo la Parola, la scriviamo magari in diversi punti della casa ma poi, a volte, ci scordiamo allegramente di viverla, però... l'abbiamo scelta la parola del giorno! L'hai scelta, meditata, ascoltata ma... l'hai vissuta?

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Allora mettiamoci tre belle sveglie durante la giornata, in cui ci fermiamo per fare il punto. «Qual è la Parola del giorno che ho scelto di vivere oggi? Amate i vostri nemici! Se proprio devo essere onesto con me stesso non ne ho amato nessuno! E troppo difficile. Non ci riesco!» Allora chiediamo al Signore che ci dia lui la forza, che ci sostenga con la sua grazia, ci rimettiamo in carreggiata e andiamo a cercarci una persona che ci ha fatto stare male, la perdoniamo per la sofferenza che ci ha provocato e le diamo un grande abbraccio: subito ci sentiremo molto più felici. Poi seconda sveglia: ti fermi di nuovo, ti raccogli in preghiera e fai una nuova verifica... se mettiamo queste svegliette almeno tre volte al giorno possono essere davvero un grande aiuto per progredire con una certa velocità nel nostro cammino spirituale e arrivare alla preghiera contemplativa. Allora ogni giorno come prima cosa quando ci svegliamo meditiamo il Vangelo e preghiamo fino a che la nostra preghiera non diventi contemplazione. Poi durante la giornata fermiamoci, almeno tre volte al giorno e verifichiamo se e quanto stiamo vivendo la Parola di Dio che abbiamo meditato e scelto. Già questo semplice esercizio può dare una svolta fondamentale alla nostra vita! Adorare Dio in spirito e verità «È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» (Giovanni 4,20-24). È davvero bella questa risposta che Gesù dà alla Samaritana. I veri adoratori adoreranno Dio in spirito e verità. Dio cerca tali adoratori! Tante volte siamo preoccupati del luogo dove pregare, del tempo da dedicare alla preghiera, delle cose che dobbiamo dire e fare mentre preghiamo ma rischiamo di dimenticare che il vero obiettivo della preghiera è adorare Dio in spirito e

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verità, lasciare che sia lo Spirito Santo a guidare la nostra preghiera, che sia Cristo verità a pregare in noi. È certamente importante ringraziare Dio, benedirlo, chiedergli perdono, affidare a lui tutto ciò che ci sta più a cuore, meditare e vivere la sua Parola ma tutto questo deve aiutarci a diventare quei veri adoratori che il Padre cerca. È fondamentale dedicare del tempo all'adorazione senza preoccuparci tanto di cosa dobbiamo dire o fare ma lasciando fare a Dio. È un po' come quando si impara a danzare in coppia. È certamente importante imparare i vari passi, le diverse tecniche di ballo ma per entrare nella bellezza e nel cuore della danza, bisogna arrivare a lasciarsi guidare dal partner, essere sempre più in sintonia con lui e lasciarsi condurre. Il più delle volte nel nostro modo di pregare continuiamo a volere essere in qualche modo noi i protagonisti, non riusciamo a lasciare che sia Dio a condurci. Siamo così abituati a programmare tutto, a tenere le redini di ogni cosa, a contare unicamente sulle nostre forze che, il più delle volte senza esserne consapevoli, riportiamo queste nostre abitudini anche nella preghiera. Non arriviamo a immergerci nell'adorazione, continuiamo a parlare, a pensare, a meditare ma non riusciamo a raggiungere quel silenzio in cui il Verbo possa parlare, quel vuoto, in cui il tutto possa dimorare. Quando proviamo a dedicare del tempo all'adorazione ci capita spesso di avere la sensazione di perdere tempo, non siamo capaci di stare fermi senza fare niente. Eppure Dio è sempre molto oltre ogni nostro pensiero, parola, idea... è solo al di là dei nostri poveri e limitati schemi mentali che possiamo incontrarlo. Solo quando smettiamo di affannarci a volere fare tutto noi Lui può operare, quando ci arrendiamo e ci abbandoniamo completamente a Lui il suo Amore può finalmente raggiungerci. Quando si è innamorati di qualcuno non ha molta importanza ciò che si fa o si dice quando finalmente si riesce a trascorrere un po' di tempo insieme, il cuore desidera ardentemente stare con la persona amata, sentirsi raggiunta dal suo sguardo di amore, farle arrivare tutto il proprio amore.

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Lo stesso dovrebbe essere nella preghiera. Ciò che più conta è stare con Dio, lasciarsi raggiungere dal suo sguardo di amore. Se quando ci sentiamo raggiunti dall'amore di una creatura, che per quanto pazzamente possa amarci ci ama sempre con tanti limiti, che mai può essere quando finalmente ci lasciamo raggiungere dallo sguardo, dall'abbraccio di Colui che ci ama infinitamente, perfettamente, eternamente? È fondamentale allora dedicare del tempo all'adorazione, anche se ci sembra di non essere capaci. Ciò che conta è che chiediamo allo Spirito Santo di venire in soccorso della nostra debolezza perché sia lui a condurci alla verità tutta intera e ci renda dei veri adoratori. Per il resto possiamo stare certi che se adoriamo Dio con tutto il cuore, l'anima e le forze, il tempo che passiamo per stare soli con Lui è il tempo più prezioso della nostra giornata: che noi ce ne rendiamo conto o meno l'adorazione in spirito e verità porta sempre dei frutti nella nostra vita. È un po' come quando ti metti a prendere il sole. Anche se rimani li fermo, senza fare niente, qualcosa accade: ti abbronzi. Nel momento stesso in cui permetti al sole di raggiungere la tua pelle avviene un cambiamento. Lo stesso è per la nostra anima: più ci esponiamo nell'adorazione al sole della luce di Dio più il suo amore opera in noi qualcosa di nuovo.

Esercizi pratici ^^ • Preghiera di ringraziamento Dedica del tempo durante la giornata alla preghiera di ringraziamento. Ripercorri in preghiera i momenti più importanti della tua vita e ringrazia Dio per tutte le grazie, i doni ricevuti, per tutte le persone che ti hanno voluto bene e che sono state importanti per te, per tutti i talenti che Dio ti ha donato. Metti anche per iscritto le tante cose di cui desideri ringraziare il Signore e periodicamente aggiorna l'elenco.

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Ringrazia anche per i tanti momenti dolorosi vissuti chiedendo allo Spirito Santo la grazia di avere la luce per riconoscere il filo d'oro del suo progetto di amore sulla tua vita e potere scoprire sempre più profondamente quanto «tutto concorre al bene per coloro che amano Dio» {Romani 8,28). Ringrazia anche per coloro che ti hanno ferito, cercando di vedere le cose positive che hanno fatto per te o per altri e cerca di scoprire se da quella esperienza dolorosa è scaturito qualche frutto positivo nella tua vita... ogni croce è una opportunità di crescita! Ringrazia spesso i tuoi fratelli. Abituati a esprimere la tua stima a tutti per le cose positive che fanno per te e per gli altri: il ringraziamento deve diventare un'abitudine. La parola di Dio ci invita a gareggiare nello stimarci a vicenda (cfr. Romani 12,10). Alla fine di ogni giornata ringrazia per tutti i momenti belli vissuti, le grazie e i doni ricevuti, le persone incontrate e ringrazia anche per le croci e le difficoltà. Punta a ringraziare Dio in ogni cosa: «In ogni cosa rendete grazie a Dio» (1 Tessalonicesi 5,18). • Preghiera di pentimento Chiedi perdono a Dio per ogni azione, pensiero o mancanza che possa avere contristato il suo cuore. Chiedi perdono se hai ferito qualcuno e perdona chi ti ha ferito. Passa in rassegna i dieci comandamenti, i sette vizi capitali, i passi del Vangelo che hai meditato, l'inno alla carità di san Paolo (cfr. 1 Corinzi 13) e individua i tuoi punti di fragilità chiedendo perdono per ogni piccola o grande mancanza nell'amore. Prendi degli impegni concreti per vigilare e rafforzarti rispetto alle tue abitudini di peccato. • Preghiera di domanda Rivolgiti a Dio con grande fede nel suo Amore. Cresci nella fede che Lui è tuo Padre, si prende cura di te e sa molto meglio di te ciò di cui hai bisogno.

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Prega in comunione con altri fratelli. Non sottovalutare mai l'importanza della preghiera comunitaria, in famiglia, nella tua comunità. Presenta la tua preghiera al Padre nel nome di Gesù. Che cosa chiederebbe Gesù in questo momento se fosse al mio posto? • La Parola di Dio Inizia ogni mattina con il caffè spirituale. Come il corpo ha bisogno di un aiuto per svegliarsi così è per lo spirito. Chiedi e invoca lo Spirito Santo. Ama il Signore con tutto il cuore, mettiti in atteggiamento di profondo ascolto (trasforma i vari pensieri di distrazione in preghiera), chiedi a Dio perdono per ogni mancanza perché lui possa rimuovere tutto ciò che è di ostacolo nella preghiera, riaprirti il cuore e ridonarti «la vista». Ringrazia e loda Dio. Dedica del tempo all'ascolto della Parola. Prendi il Vangelo del giorno e fai la lectio divina: lectio, meditatici, oratio, contemplatio. Resta in ascolto lasciando che il Signore attraverso la sua Parola parli e operi nella tua anima. Scegli la Parola del giorno da vivere durante la giornata (nella mia pagina Facebook ogni mattina pubblico o una frase del Vangelo del giorno [evidenziato dall'hashtag #paroladiluce] che insieme a tanti ci impegniamo a meditare, commentare e soprattutto vivere. C'è anche un #impegnodelgiorno che condividiamo con più di 450.000 Cavalieri della Luce che hanno preso l'impegno di portare nel mondo la rivoluzione del Vangelo). Poi, sempre in preghiera, con docilità allo Spirito Santo fai un promemoria scritto delle cose prioritarie da fare durante la giornata: ti può essere di aiuto per non disperderti nel fare il bene che Dio non chiede e nel discernere la sua Volontà.

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Scandisci la giornata con la liturgia delle ore e lascia che la parola di Dio ti accompagni nell'entrare nella profondità della contemplazione. Cerca di restare il più possibile immerso in preghiera in tutto ciò che fai. • Adorare Dio in spirito e verità Dedica del tempo all'adorazione eucaristica. Adora Dio in spirito e verità e impara ad adorarlo dovunque ti trovi e qualunque cosa tu stia facendo. Resta in silenzio e lascia che sia lo Spirito Santo a guidare la tua preghiera. Lasciati raggiungere dall'Amore di Dio. Trova il tempo per stare solo/a con Lui perché il Signore possa operare in noi e rendere nuove tutte le cose.

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LA PREGHIERA INCESSANTE DEL CUORE

Pregate incessantemente «State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi Non spegnete lo Spirito» (1 Tessalonicesi 5 y 16-19).

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È bello sapere dalla Parola di Dio che la preghiera incessante del cuore è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di noi! Credo che quando ci lasciamo raggiungere anche solo in minima parte dall'amore di Dio, immediatamente si accende un desiderio che, più andiamo avanti nel cammino spirituale, più diventa prepotente: cercare, conoscere, vivere la volontà di Dio. Quando si conosce l'Amore di Dio infatti, si accende un fuoco divino nell'anima che ti porta a volere rispondere sempre più pienamente all'infinito amore con cui Dio ti ama. Allora desideri fare la sua Volontà, desideri imparare da Gesù a fare sempre le cose che sono gradite al Padre. Spesso però, abbiamo una certa difficoltà nel discernere quale possa essere la volontà di Dio. Anche in questo caso è proprio la Parola di Dio a darci una risposta inequivocabile: «Pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie a Dio; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi!» (1 Tessalonicesi 5,16-18). La prima volta che ho meditato a fondo questa parola mi ha colpito davvero tanto: è stata come una folgorazione! Da tempo infatti non desideravo altro che conoscere e fare la volontà di Dio. Scoprire che proprio nella Parola di Dio trovavo una risposta così precisa a questo mio desiderio ha segnato una tappa fondamentale nella mia vita. Devo dire che in un primo momento mi sono un po' scoraggiata e mi sono detta: «Ma allora, se la Parola di Dio ci rivela che è volontà di Dio che preghiamo incessantemente, anche se sono anni che desidero unicamente fare la volontà di Dio, di fatto ancora non la sto vivendo e probabilmente non la vivrò mai! ! ! Non sarò mai capace di pregare incessantemente! Non ho mai sentito la vocazione alla clausura, a ritirarmi in un

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convento a pregare tutto il giorno e probabilmente mai la sentirò!». Subito dopo mi sono rasserenata perché ho pensato: "Però... se la Parola di Dio ci rivela che la preghiera incessante è la volontà di Dio su di noi, deve necessariamente trattarsi di una strada percorribile da tutti: Dio è Amore, è nostro Padre che ci ama infinitamente e più di ogni altro conosce il nostro cuore. Se Lui desidera qualcosa per noi, non solo si tratta di qualcosa di possibile, ma visto che Lui desidera la felicità per tutti i suoi figli, proprio la preghiera incessante deve essere la via da percorrere perché possiamo custodire sempre la gioia piena nel nostro cuore. Tanto è vero che in questa Parola di Dio subito prima di «pregate incessantemente» c'è scritto «state sempre lieti», quasi a volere sottolineare quanto sia proprio la preghiera incessante la via da percorrere per potere essere sempre nella gioia. D'altra parte, anche Maria e Giuseppe non si sono ritirati in un convento, hanno vissuto la vita ordinaria di ogni famiglia ma, senza dubbio avranno vissuto pienamente la volontà di Dio e avranno quindi vissuto la preghiera incessante del cuore nella straordinaria ordinarietà della loro vita! ". Questo semplice pensiero mi ha riempito di nuovo entusiasmo ed è cresciuto in me, ancora di più, il desiderio di trovare, proprio nella Parola di Dio, altri preziosi suggerimenti per imparare non solo a pregare ma a custodire sempre l'anima in preghiera. Chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui

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Una luce che mi è stata di grande aiuto e conforto l'ho trovata nella prima lettera di Giovanni: «Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Giovanni 4,16). E meraviglioso! Dio è amore, se rimaniamo nell'amore possiamo dimorare in Dio e Lui può dimorare in noi! Allora tutto ciò che facciamo per amore, con amore, nell'amore può diventare preghiera. Il culmine della preghiera infatti è proprio arrivare a dimorare in Dio e permettere a Dio di dimorare in noi. Alla luce di questa parola tutto, dai gesti più semplici alle opere più grandi per il Regno, tutto ciò che facciamo, può essere vissuto in comunione con Dio, quindi in preghiera. Certamente è necessario fermarsi per crescere nel raccoglimento del cuore e dedicare del tempo all'ascolto e al dialogo con Dio ma poi questa comunione va custodita in tutto ciò che siamo chiamati a fare durante la nostra giornata: dalla colazione, ai piccoli servizi in casa, al lavoro, agli incontri con le persone, alle varie responsabilità che siamo chiamati a portare avanti. La differenza ancora una volta la fa l'amore. Possiamo fare tutto più o meno ripetitivamente, motivati dalle tante aspettative che gli altri hanno su di noi, dal nostro senso del dovere, o semplicemente da ciò che ci va di fare. Oppure possiamo scegliere di fare ogni piccola cosa per amore. Ripetendo: «Per te, con te, in te Gesù!». È davvero bello fare ogni cosa per amore: anche le cose più faticose, impegnative, acquistano un nuovo senso, tutto si colora e resta viva la fiamma dell'entusiasmo nel nostro cuore. Vigilare sempre sulle intenzioni e le motivazioni più profonde delle nostre deci-

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sioni, azioni, parole: fare tutto per amore, nell'amore, con Colui che è l'Amore. «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Matteo 5,S)! Più custodiamo la purezza delle nostre intenzioni, perché la motivazione di fondo, in tutto ciò che facciamo, sia l'amore, più Dio ci introduce nella bellezza della contemplazione, ci libera dalla cecità spirituale causata dal nostro egoismo, dalla nostra superbia, dalle nostre tante radici di peccato. Facciamo allora tesoro di questo meraviglioso suggerimento per poter vivere immersi nella preghiera incessante del cuore nonostante le mille cose che siamo chiamati a fare durante le nostre giornate. Facciamo ogni cosa per amore in una rinnovata consapevolezza della meravigliosa verità racchiusa in questa parola di Dio: «chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Giovanni 4,16). Custodiamo la purezza del cuore, per poter vivere sempre più immersi nella profonda e gioiosa contemplazione delle meraviglie del suo Amore. Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me Siamo spesso portati a pensare che la via della perfezione cristiana coincida con la vita religiosa, con il ritirarsi dal mondo in un convento per poterci dedicare completamente alla preghiera. Senza nulla togliere a questa meravigliosa vocazione, certamente non può essere considerata l'unica, visto che tutti siamo chiamati alla santità e visto che Gesù stesso che è la

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Via ha vissuto la sua vita terrena vivendo la preghiera incessante del cuore ma non ritirandosi in un monastero. Custodiva i suoi momenti di "deserto", di raccoglimento ma è rimasto sempre nel mondo e in tutto il periodo della sua vita pubblica era molto spesso circondato da folle di gente che lo seguivano e volevano restare con lui. Dobbiamo allora riscoprire, proprio alla luce della vita di Gesù e della Parola di Dio, che la fuga dal mondo non è l'unica via per la santità... proprio ogni fratello, ogni prossimo che incontriamo, può essere una nuova opportunità per una più profonda comunione con Dio. Viviamo spesso il nostro cristianesimo a compartimenti stagni: c'è il tempo da dedicare a Dio, la messa, i momenti di preghiera... e poi tutto il resto, la concretezza della vita quotidiana. Credo che questa modalità di vivere la nostra religiosità abbia poco a che fare con il cristianesimo, con il Vangelo, che dovrebbe invece rinnovare ogni attimo della nostra vita e della nostra storia personale. Proprio nel Vangelo troviamo un'altra verità fondamentale che non possiamo mai dimenticare: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Matteo 25,40). Il contesto in cui Gesù fa questa affermazione tra l'altro è particolarmente importante: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in

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eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Matteo 25 y 31-40). Gesù sta dunque parlando del giudizio universale, di quali saranno le domande che ci saranno poste e di quale sarà la sostanziale differenza tra coloro a cui verrà detto: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» {Matteo 25,34) e coloro a cui verranno rivolte invece le durissime parole: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non

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l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio etemo, e i giusti alla vita eterna» {Matteo 25,41-46). Non ci verrà dunque chiesto conto di quanto abbiamo pregato, di quante opere e miracoli abbiamo fatto, di quante persone abbiamo raggiunto con la nostra dotta predicazione... ci verrà chiesto quanto abbiamo amato i nostri fratelli più piccoli, più in difficoltà, più sofferenti. E non ci verrà chiesto di rendere conto soltanto di quanto abbiamo amato il nostro prossimo ma anche di tutto il bene che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto: «In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me» (Matteo 25,45). Tendiamo a sottovalutare molto i nostri peccati di omissione e ci accontentiamo di non fare il male ma non ci lasciamo interpellare dal grido inascoltato di troppi nostri fratelli, non ci lasciamo mettere in crisi da tutto il bene che con mille scuse evitiamo di fare. Non abbiamo voglia di lasciarci "scomodare" da chi soffre, preferiamo vivere un cristianesimo molto disincarnato e poco concreto. Non vogliamo rinunciare ai nostri piaceri, alle nostre comodità, alle nostre sicurezze. Non vogliamo metterci in ascolto del grido di Gesù crocefisso e abbandonato che si ripete in ogni nostro fratello più piccolo che soffre. Dimentichiamo che l'incontro con ogni persona che ci passa accanto può essere un nuovo e profondo incontro con Gesù presente in ogni piccolo, una nuova meravigliosa opportunità di amare e di entrare in una comunione sempre più profonda con Colui che è l'Amore. «Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto"; il tuo volto, Signore, io cerco. Il tuo volto Signore io cerco» (Salmo 26,8).

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«Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi» (1 Giovanni A, 12). Una via privilegiata per entrare nella preghiera incessante del cuore consiste allora proprio nel continuare a cercare il volto del nostro Signore nel volto sofferente di ogni prossimo che ci passa accanto durante la giornata. Più amiamo i fratelli più cresce la nostra comunione con Dio e la nostra capacità di restare immersi nella contemplazione. Più aumenta la nostra comunione con Dio e viviamo immersi nella preghiera contemplativa più aumenta il nostro desiderio di amare ogni nostro fratello! Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, 10 sono in mezzo a loro C'è un'altra meravigliosa promessa di Gesù: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» {Matteo 18,20). Se allora puntiamo non solo a volere bene a ogni prossimo che incontriamo ma anche a stabilire rapporti di profonda comunione che ci portino a essere uniti nel nome di Gesù con tanti fratelli, possiamo arrivare a sperimentare una particolare presenza di Gesù tra di noi. Questa può sembrarci un'altra promessa davvero incredibile: Gesù si rende presente dove due o tre sono uniti nel suo nome? ! Eppure sappiamo con certezza che Gesù adempie sempre le sue promesse. Saremmo allora stolti se non facessimo tesoro di quanto Lui ci ha detto e non mettessimo tutto

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11 nostro impegno nello stabilire rapporti che possano essere di sempre più profonda comunione con tutte le persone che conosciamo. D'altra parte sappiamo che l'unità è un profondissimo desiderio del cuore di Gesù, tanto che nella sua preghiera (che potremmo definire il suo testamento), subito prima di immergersi nella notte della passione dolorosa, chiede proprio: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola» (Giovanni 17,20-21); «Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità» (Giovanni 17,23). Non è allora sufficiente che amiamo Gesù in ogni nostro fratello più piccolo, che ci amiamo come Gesù ci ha amato e cerchiamo di essere uniti nel nome di Gesù, dobbiamo puntare a una comunione così profonda tra noi e con Dio fino ad arrivare a essere perfetti nell'unità... come Gesù è nel Padre e il Padre è in Lui! Un programma davvero niente male: vivere la vita della Trinità, quella perfezione di amore che lega il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo! Anche questo potrebbe sembrarci un obiettivo davvero impossibile per noi ma, se Gesù lo ha chiesto al Padre, non solo è possibile, è la volontà di Dio su di noi e più ci impegneremo a realizzarlo più potremo vivere qualcosa della vita di lassù già su questa terra: e sarà contemplazione piena, preghiera incessante, il Paradiso adesso!

Prenderemo dimora presso di lui Per rimanere sempre di più nell'amore di Dio, per imparare ad amarci come Gesù ci ha amato, fino a diventare perfetti nell'unità, è necessario che impariamo ad amare da Colui che è l'Amore. Oggi la parola amore è fin troppo inflazionata. Si tende a porre sotto questa parola tutto ciò che è effettivamente amore ma anche ciò che di fatto è in completa antitesi con l'amore che l'Amore è venuto a insegnarci. Spesso si dice di amare da morire una persona poi in realtà si è estremamente possessivi, gelosi, si hanno mille pretese rispetto alla persona amata, si tende a confondere l'amore con la passione, la concupiscenza, l'attrazione fisica, il bisogno dell'altro. L'arte di amare è un'arte tanto fondamentale quanto difficile da imparare, così come la preghiera. Pregare è amare perché, alla luce delle tante parole di Dio che abbiamo visto fino a ora, il cuore della preghiera è proprio l'Amore. Di fatto il nostro egoismo è sempre in agguato e tende a renderci incapaci di quell'amore puro che siamo chiamati a vivere e che fa sgorgare dal nostro cuore quella pienezza di pace e di gioia che non sono di questo mondo. Dobbiamo allora essere sempre a scuola di Colui che è l'Amore per imparare ad amare davvero, per permettere a Colui che è l'Amore di riversare il suo amore nei nostri cuori, amare in noi. Come già abbiamo sottolineato nel paragrafo sulla lec- tio divina è assolutamente fondamentale che non solo leggiamo, meditiamo, ci nutriamo della Parola di Dio, ma è ancora più importante che la viviamo, che facciamo davvero tesoro di tutti i suggerimenti di amore che Dio stesso ci dà attraverso la sua Parola.

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Non dimentichiamo mai l'incredibile promessa che Gesù ci ha fatto: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Giovanni 14,23).

Gesù ci ha promesso che se viviamo la Parola di Dio la Trinità prende dimora presso di noi! E davvero una promessa meravigliosa, straordinaria! Attraverso questa parola Gesù ci rivela quindi un altro suggerimento importante non solo, come abbiamo visto, per imparare a pregare ma anche per custodire la preghiera incessante del cuore. Se in tutto ciò che facciamo durante la nostra giornata ci impegniamo a vivere la parola di Dio, non solo potremo sperimentare quanto già detto (essere nell'amore, amare Gesù nei fratelli, essere in profonda comunione con loro perché Gesù stesso possa rendersi presente in mezzo a noi) ma... la Trinità stessa potrà dimorare in noi! Vivendo la parola di Dio potremo dunque vivere sempre immersi in preghiera. Anche ogni croce, le tante sofferenze che spesso portano il nostro cuore a indurirsi, a chiudersi all'amore, potranno diventare una nuova opportunità di incontrare e di amare Gesù che ha preso su di sé ogni nostra sofferenza, l'uomo dei dolori che ben conosce il patire: «Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori!» {Isaia 53, 3-4). Anche la croce, il dolore diventano opportunità per un nuovo e più profondo incontro con Gesù, per crescere nell'amore, nella comunione con Dio, nella preghiera incessante del cuore.

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Abbiamo visto una serie di suggerimenti che la Parola di Dio ci dà riguardo alla preghiera incessante ma proviamo a fermarci ora a vedere anche qualcosa di ciò che ci riportano gli evangelisti rispetto alla preghiera di Gesù. Come ha vissuto il Figlio di Dio la sua preghiera incessante nel suo "soggiorno" su questa terra? Come pregava Gesù? Sono tantissimi i riferimenti che troviamo nel Vangelo che ci rivelano qualcosa di come ha pregato Gesù. Sappiamo ad esempio che trovava il modo di ritirarsi in luoghi solitari, appartati, in montagna... anche se era sempre attorniato da grandi folle desiderose di ascoltare la sua Parola, di assistere in prima persona ai tanti miracoli e prodigi che operava durante la sua vita pubblica: «La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità. Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare» {Luca 5,15-16); «Prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare» (Luca 9,28); «Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù» (Matteo 14,23). Sappiamo anche che spesso amava ritirarsi in preghiera durante la notte o all'alba: «In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione» (Luca 6,12). «Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla

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montagna, tutto solo. Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare» (Giovanni 6,15-16); «Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava» (Marco 1,35). Gli evangelisti mettono inoltre in evidenza che per Gesù era un'abitudine ritirarsi in preghiera in luoghi solitari, in certi orari: «Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono» (Luca 22,39-40). Un altro elemento importante che troviamo nei Vangeli è che Gesù pur essendo in continua e perfetta comunione con il Padre era solito ritirarsi in preghiera... ...prima delle decisioni importanti: «In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli» (Luca 6,12-13). ...prima dei miracoli: «E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò ipani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati» (Matteo 14,19-20); «Disse Gesù: "Togliete la pietrai". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni". Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?". Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti

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ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato"» {Giovanni 11,39-42). ...per poter fare fronte alla tentazione, alla paura, all'angoscia, alle sofferenze, alla croce: «Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo» (Matteo 4,1); «Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Marco 14,38); «Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!"» (Giovanni 12,27-28); «Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra» (Luca 22,42-44); «Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà» (Ebrei 7). Sappiamo quindi dagli evangelisti che Gesù si ritirava spesso in preghiera, anche se lui viveva sempre in comunione con il Padre: «Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite» (Giovanni 8,29); «Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire:

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Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere» (Giovanni 14,8-10). Se Gesù, che viveva costantemente immerso nella preghiera del cuore e nella piena comunione con il Padre, riteneva necessario ritirarsi spesso a pregare in disparte tanto più dobbiamo farlo noi. Non possiamo certo illuderci di potere vivere la preghiera incessante, facendo mille cose per amore ma trascurando i momenti di raccoglimento e di intimità con il Signore. Solo se custodiamo questi momenti potremo vivere il resto della giornata nell'amore e crescerà la nostra preghiera e la nostra comunione con Dio. Dobbiamo sempre guardare a Gesù per imparare la preghiera incessante del cuore. Nel culmine della sua passione di dolore, Gesù ha pronunciato due preghiere che esprimono in pochissime parole il suo pieno e perfetto abbandono alla volontà del Padre: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Luca 22,42); «Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò» (Luca 23,46). Credo che in queste parole sia racchiuso il cuore della preghiera incessante di Gesù, la via maestra per raggiungere la preghiera incessante del cuore. Ho provato a ripetere molto spesso con tutto il mio cuore queste due preghiere: sono state e sono sempre per me un aiuto fondamentale per custodire l'anima in preghiera, anche quando l'ombra della croce sembra volere oscurare ogni orizzonte di cielo e la notte sembra avvolgere l'anima in una gelida morsa taglien-

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te: Non la mia ma la tua volontà Padre! In manus tuas Domine!

Esercizi pratici •











«Chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui!» Cerca di custodire il cuore in preghiera facendo ogni cosa per amore con amore nell'Amore. «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio». Custodisci la purezza delle intenzioni, perché la motivazione più vera in tutto ciò che fai sia l'amore a Dio e ai fratelli. Gesù ci ha assicurato che qualunque cosa facciamo ai nostri fratelli più piccoli la facciamo a Lui. Cerca quei fratelli più piccoli e più in difficoltà e amali con lo stesso amore con cui ameresti Gesù. L'incontro con ogni fratello può essere un nuovo incontro con Gesù e diventare preghiera. Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore e ci verrà chiesto conto anche di quanto non abbiamo amato. Vigila anche su tutte le possibili omissioni, sul bene che potresti fare e che per mille motivi continui a evitare di fare. Cerca di essere in comunione con i tuoi fratelli perché Gesù possa essere presente in mezzo a voi e possiate diventare perfetti nell'unità. Appena ti svegli dedica del tempo alla preghiera e alla lectio divina, ricordati di scegliere una parola del Vangelo del giorno e di viverla. Fermati durante la giornata per

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verificare se e quanto la stai vivendo. Gesù ci ha promesso che, nella misura in cui viviamo la sua Parola, la Trinità viene a prendere dimora in noi. Più vivi la Parola in tutto ciò che fai più puoi restare immerso nella contemplazione, custodire sempre la comunione con Dio. Ogni dolore, prova, croce può essere un'opportunità di incontrare e amare Gesù crocefisso e abbandonato che si è fatto carico di ogni nostro dolore. Cerca di vivere ogni sofferenza nell'amore a Gesù perché possa diventare preghiera. Guarda sempre a Gesù per imparare la preghiera incessante del cuore. Prova a ripetere il più spesso possibile: «non la mia ma la tua volontà», «nelle tue mani Padre», perché questa preghiera di Gesù possa diventare il respiro della tua anima, la preghiera incessante del tuo cuore.

IO SONO LA VIA Le tappe del cammino spirituale

Nei capitoli precedenti abbiamo cercato di individuare sempre alla luce della Parola di Dio, alcune condizioni necessarie per imparare la preghiera del cuore, alcuni ostacoli, alcuni passaggi di conversione racchiusi nel

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Padre Nostro, diverse modalità di preghiera tutte molto importanti e alcuni suggerimenti per vivere la preghiera incessante del cuore che è la volontà di Dio per ciascuno di noi. Perché possiamo arrivare a vivere sempre immersi nella preghiera contemplativa dobbiamo però raggiungere quella che è la meta della nostra vita di cristiani: l'unione trasformante! Arrivare a ripetere con san Paolo: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Galatil, 20). Per raggiungere questa meta vogliamo ora guardare dei momenti della vita di Gesù per individuare alcuni passaggi che possono diventare tappe fondamentali per ciascuno di noi nel nostro cammino spirituale. «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Giovanni 14,6). Credo che siamo in molti in cerca della via. Ciascuno di noi ogni giorno ha davanti a sé tante scelte da fare, vive parecchie insoddisfazioni, porta tanti pesi. Gesù ci dà questa grande notizia. Se vogliamo avere la pienezza di vita che il nostro cuore cerca, se vogliamo sapere quale è la via da percorrere, Lui ci risponde: «Io sono la via, la verità, la vita» (Giovanni 14,6). Vuoi la pienezza della vita, vuoi la vita in abbondanza, la pace vera? Guarda a Gesù! Ma non guardare a Lui solo come uomo che ha operato meraviglie, che ha segnato la storia, come personaggio da ammirare. Guarda a Lui come il Verbo di Dio che si è fatto carne, è venuto ad abitare in mezzo agli uomini e si è fatto Via per tutti noi.

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Ti sei allontanato dal Padre, ti sei buttato in un mare di disastri, ti senti proprio disgraziato, fallito, disperato, depresso? Gesù ti mostra la via per raggiungere la pienezza della gioia, della pace, della vita, dell'amore. Il Verbo è venuto ad abitare in mezzo a noi. Si è fatto carne, si è fatto via per noi, per ridonarci l'unità con il Padre perduta! Se ti senti stanco, scoraggiato, insoddisfatto, solo, triste, annoiato della vita, spento... c'è una semplice spiegazione: la luce è venuta nel mondo, è venuta nella tua storia e tu continui a ripetere: «Scusa adesso ho da fare, sono davvero molto impegnato... ripassa dopo!! Ora devo seguire questi miei progetti che sono molto importanti per me, non ho tempo per mettermi in ascolto di quanto tu, che sei il Verbo di Dio, desideri dirmi perché io possa essere pienamente felice!»... Certo, non è che diciamo proprio queste parole a Gesù ma, di fatto, anche se ci diciamo cristiani, nella vita concreta di ogni giorno agiamo così. Allora vogliamo provare a fermarci e guardare a Gesù, in tutto quanto ha vissuto su questa terra, come via da percorrere nel nostro cammino spirituale. C'è una frase molto bella che Gesù dice quando appare ai suoi discepoli subito dopo la risurrezione: «"Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo"» ( 1 Giovanni 20,21-22). È meraviglioso! Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo unico Figlio, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna. E Dio ha tanto amato il mondo che il suo unico Figlio manda ciascuno di noi, perché chiunque crede abbia la vita eterna. Quindi

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ogni cristiano è chiamato a essere dono dell'amore di Dio per il mondo, siamo chiamati a portare Cristo al mondo, per la salvezza dei nostri fratelli. Questo cammino spirituale ha come meta la cristificazione-. diventare il più possibile simili a Cristo. Come Cristo è stato mandato nel mondo dal Padre, così noi siamo mandati da Cristo per essere "altri" Lui, presenza di Cristo vivo per il mondo, per portare la sua luce, la sua pace, la sua risurrezione: «Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi"». Il cammino spirituale dovrebbe portarci alXunione trasformante. L'unione trasformante è lo stare sempre con Cristo, Lui in noi, noi in Lui e arrivare a fare risplendere in tutta la sua divina bellezza quella che è l'immagine e somiglianza di Dio impressa nell'anima di ciascuno di noi. Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, anzi, nella Bibbia è scritto «a nostra immagine e a nostra somiglianza» (Genesi 1,26) proprio perché siamo creati a immagine e somiglianza della Trinità. Realizziamo in pienezza la nostra vita (oggi si parla tanto di realizzazione umana: «Io mi voglio realizzare», «non mi sento realizzato»...), solo quando questa immagine e somiglianza di Dio che è in noi e che abbiamo sfigurato viene trasfigurata dall'amore, risplende pienamente in tutta la sua luce, in tutta la sua meraviglia. Solo così arriviamo alla preghiera vera; infatti, se il cuore della preghiera è l'unione con Dio, il traguardo dell'unione trasformante è quel momento meraviglioso nella vita di una creatura in cui si realizza finalmente il desiderio di Gesù: «Pregate incessantemente,

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pregate senza stancarvi mai» (Luca 18,1), perché siamo sempre con Lui, qualunque cosa facciamo siamo sempre con Lui. Ma qual è il cammino che ci chiede di seguire il Signore della creazione, Colui che più di ogni altro conosce il nostro cuore? Se Gesù Cristo ha detto: «Io sono la Via», è certo che, seguendo Lui, percorrendo la strada di luce che Lui ha tracciato per noi, rivivendo i passaggi che Lui ha vissuto nella sua vita su questa terra, possiamo arrivare alla cristificazione, fino a poter dire anche noi con san Paolo: non sono più io che vivo, non vive più il mio uomo vecchio, ma Cristo risorto vive in me. Alla luce delle tappe che Cristo ha vissuto e guardando a Colui che è la via, cerchiamo di capire quali sono i passaggi che anche noi siamo chiamati a vivere nel nostro cammino spirituale e come possiamo esercitarci ogni giorno a percorrere la strada giusta per poter diventare dono di Dio per il mondo, per poter arrivare alla piena comunione con Lui, all'unione trasformante, alla cristificazione, alla trasfigurazione del nostro essere, perché l'Amore e la gloria di Dio possano risplendere in noi. Guardiamo allora alla vita di Gesù non solo per meditare ciò che Lui ha vissuto, ma per cercare di capire come possiamo rivivere quanto Lui ci insegna attraverso la sua vita.

Prima tappa. Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

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Ogni cristiano è chiamato a vivere, nel proprio percorso spirituale, questa prima importante tappa: la nascita di Gesù. Possiamo anche noi vivere una "nuova nascita". Gesù dice a Nicodemo: «Se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio» (Giovanni 3,3). Fino a che noi non sperimentiamo questa nuova nascita, che è la nascita nello Spirito Santo, non possiamo comprendere nulla delle cose spirituali. La Scrittura ce lo rivela con molta chiarezza: «L'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito» (1 Corinzi2,14), e Gesù sempre a Nicodemo precisa: «Quel che è nato da carne è carne, quel che nasce dallo Spirito è Spirito» (Giovanni 3,6) Nel battesimo riceviamo questa meravigliosa grazia di «nascere dall'alto», dallo Spirito, ma il più delle volte, purtroppo, "calpestiamo" questa grande grazia. Trascuriamo completamente la vita dello Spirito e iniziamo a camminare secondo la carne diventando sempre più sordi alla voce della nostra coscienza. Siamo completamente sedotti dai tanti miraggi del padre della menzogna e ci lasciamo prendere dalla mentalità del mondo dimenticando di «cercare le cose di lassù». Abbiamo allora bisogno di un evento fondamentale: la conversione! Tanti affermano riguardo al momento della conversione: «Mi sono sentito rinato!»; «E come se gli occhi della mia anima si fossero aperti e ho iniziato a vedere, a sentire ciò che prima non potevo neanche comprendere». Nel momento in cui si verifica

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l'incontro con Cristo risorto, avviene in noi una misteriosa rinascita, lo Spirito genera nuova vita. «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni 1,14). Anche noi possiamo fare questa meravigliosa esperienza nel nostro cammino spirituale. Il Verbo di Dio "si fa carne in noi", "nasce" nel nostro cuore. Il momento dell'incontro personale con Cristo risorto segna una vera e propria svolta nella nostra vita, uno spartiacque: c'è un prima e un dopo! Prima magari credevamo anche di essere dei bravi cristiani, ci sforzavamo di osservare i comandamenti ma vivevamo un cristianesimo a compartimenti stagni, molto distaccato dalla vita di ogni giorno. Magari si andava a messa la domenica, perché così ci avevano insegnato, si diceva qualche preghiera ogni tanto, più o meno a memoria, si tentava di vivere onestamente ma... Dio era lassù e noi quaggiù presi dalle mille preoccupazioni di ogni giorno. Quando fai l'esperienza viva e personale dell'incontro con Cristo risorto e finalmente lo "riconosci" e lo accogli nella tua vita, tutto cambia! Questa conversione profonda del cuore può avvenire in mille modi diversi. Grazie a un ritiro spirituale in cui finalmente decidiamo di aprire il cuore a Dio, all'incontro con una persona particolarmente avanti nel cammino spirituale che ci conduce passo dopo passo ad accogliere Gesù nella nostra vita, a un incontro particolarmente forte di preghiera dove, grazie alla nostra disposizione interiore positiva, lo Spirito Santo può finalmente agire con potenza, una parola del

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Vangelo che ti colpisce particolarmente e inizi a viverla, l'incontro con un carisma specifico. Avviene questa grande svolta: incontri Cristo risorto e lo riconosci. Lui ci ha promesso: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» {Marco 28,20). E noi, nel nostro piccolo, facciamo la stessa esperienza dei discepoli sulla via di Emmaus: «Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo (...). Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino"» {Luca 24,15-16.30-32). Quante volte anche i nostri occhi sono incapaci di riconoscere Cristo risorto che si accosta a noi e cammina con noi! Nel momento della conversione avviene qualcosa per cui gli occhi della nostra anima si aprono e finalmente lo "vediamo", lo "riconosciamo" e anche noi sentiamo il cuore ardere nel petto, una luce, una gioia, una pienezza, una pace che non sono di questo mondo. E proprio grazie a questo particolare momento di grazia che sperimentiamo un nuovo fuoco nel cuore, un nuovo amore per la preghiera, per la parola di Dio, per le cose del Cielo e così come Cristo si è incarnato nella storia, Cristo si rende presente nel nostro cuore! Gesù prende dimora nella piccola, fredda grotta del tuo povero cuore e la sua luce finalmente risplende nelle tenebre della tua anima. Il Verbo si fa carne e genera nuova vita! Vedi quello che

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prima non vedevi, senti quello che prima non sentivi, comprendi quello che prima non comprendevi: "nasci" alla vita spirituale. «È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla» (Giovanni 6,63). Questa tappa del cammino spirituale, comunque, va vissuta ogni giorno. Non basta che tu abbia incontrato Cristo risorto, che ti sia convertito, che tu abbia finalmente accolto Gesù nel tuo cuore. Bisogna che, ogni giorno ti impegni con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze, perché Cristo possa dimorare in te. Come fare? Medita, accogli, vivi il Vangelo perché la Parola di Dio vissuta ti "cristifica". Più tu permetti alla Parola di Dio di entrare in profondità nel tuo cuore, nella tua anima, nella tua mente, nella tua vita, più questo miracolo del Verbo che si fa carne in te si realizza e tu partecipi a questo meraviglioso mistero di amore della nascita di Gesù in te. Una volta che ti sei convertito, questa vita deve essere custodita, fatta crescere, fortificata, fino a diventare matura... poi ci sarà il calvario e la risurrezione. Quindi, un primo passaggio fondamentale, una prima tappa del nostro cammino spirituale, è la conversione profonda, questo «rinascere» dall'alto, dallo Spirito, accogliere Gesù nel nostro cuore e custodire la sua presenza.

Seconda tappa. La presentazione di Gesù al Tempio

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Gesù pur essendo il Figlio di Dio in piena e perfetta comunione con il Padre, viene portato al Tempio per essere offerto a Dio. «Portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signóre» (Luca 2,22). Anche noi, nel nostro cammino spirituale, dobbiamo imparare da Gesù a offrire tutto di noi al Padre. Non è sufficiente la conversione, è importante riconsegnare a Dio tutto di noi, il nostro cuore, i nostri desideri, la nostra volontà, i nostri progetti, tutto ciò che nel nostro cuore ha preso il posto di Dio. Gesù è il Signore e lui deve davvero regnare nella nostra vita, dobbiamo riconsegnare a lui il timone: «Sei tu il mio Dio!». E importante individuare tutti quei piccoli o grandi tesori a cui ci siamo attaccati, quei tanti "idoletti" attorno a cui ruotano le nostre scelte, a cui dedichiamo le nostre migliori energie. Gesù viene presentato al Tempio per essere offerto al Padre. Così anche noi dobbiamo riconoscere che tutto ciò che abbiamo non ci appartiene, è un dono del suo amore. Dobbiamo prendere la decisione di non appartenerci perché il Signore possa davvero essere sempre al centro del nostro cuore, di ogni nostra decisione, pensiero, azione. Dobbiamo spodestare l'ego dal suo "trono", seguire totalmente Gesù, desiderare unicamente la volontà di Dio. «Tu sei il mio Signore; da questo momento desidero che ogni attimo della mia vita possa essere niente altro che un grazie di amore al tuo Amore!». Simeone, nel momento della presentazione di Gesù al tempio, dice: «Egli è quiper la rovina e la

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risurrezione di molti in contraddizione» (Luca 2,34).

Israele,

segno

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Gesù è segno di contraddizione: anche la tua vita deve avere uno stravolgimento completo. Gesù, dove va, porta una grande rivoluzione. Se lo seguiamo davvero siamo chiamati a diventare anche noi segno di contraddizione. Non puoi più vivere conformandoti ai desideri di un tempo ma devi avere il coraggio di cambiare lo stile di vita, andare controcorrente, anche se da questo cambiamento possono derivare tante incomprensioni, giudizi, rifiuti, persecuzioni.

Terza tappa. La fuga in Egitto Un'altra tappa della vita di Gesù è la fuga in Egitto. «Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo". All'udire queste parole, il re Erode restò turbato» (Matteo 2,1-3). I Magi scrutando i segni nel cielo avevano visto la "sua stella" e si erano messi in viaggio per adorare Gesù. Erode però, appena apprende la notizia, non esulta, piuttosto resta turbato. È talmente accecato dalla propria superbia, dal proprio orgoglio che riesce a vedere nella nascita del Salvatore una possibile minaccia. È nato un re? Questo vuol dire che il suo regno è in pericolo! Erode è talmente angosciato dalla possibilità che un bambino

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possa costituire una minaccia per il suo potere che perde il lume della ragione. «Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi» (Matteo 2,16). Erode ha chiesto ai Magi di tornare da lui per avere notizie del bambino ma essi, avvertiti da un angelo, non vanno da Erode e lui ordina la strage degli innocenti. Giuseppe e Maria riescono a salvare Gesù fuggendo di notte in Egitto: «Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo"» (Matteo 2,13). Ci sembra davvero incredibile che Erode possa essere arrivato a un gesto così folle eppure è la storia, è andata proprio così! Che cosa può avere a che fare questo episodio della vita di Gesù con il nostro cammino spirituale? Quando il piccolo Gesù bambino "nasce" nella povera grotta del nostro cuore e riconosciamo che Lui è il Signore, che è Lui che deve regnare nella nostra vita, abbiamo anche noi a che fare con i "nostri Erode" che vedono minacciato il loro regno. L'ego, l'orgoglio, la superbia, la lussuria, il narcisismo, la sete di potere, di successo,... che fino al giorno prima avevano regnato incontrastati non vogliono perdere il "loro regno". Ognuno di noi ha il proprio "Erode". L'ego non vuole lasciare che sia il Signore a regnare: «Come sa-

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rebbe a dire fare la volontà di Dio? Io voglio continuare a fare quello che mi va, ciò che piace a me. Amare? Rinnegare se stessi e prendere la propria croce? Rinunciare ai miei bei progetti di potere, di successo? Non se ne parla proprio! Neanche a pensarci! ! !». Oppure c'è "erode sesso-dipendenza": «Rinunciare alla mia dose di sesso usa e getta? Rispettare il cuore e i sentimenti degli altri? Evitare di perdere le ore inquinando la mente con certi tipi di immagini? Cercare la purezza del cuore?... Impossibile! Troppo faticoso! Fanno tutti così perché io dovrei cambiare?...». C'è anche erode eroina, cocaina! «Smettere di fare uso di sostanze per anestetizzare la sofferenza? Rinunciare alla mia dose che mi fa superare con una semplice sniffata ogni tipo di difficoltà e mi fa sentire come dio?!» I tanti erodi di cui satana si è servito per stabilire il suo potere di menzogna e di tenebre sulla nostra vita tenteranno in ogni modo di "uccidere" il piccolo Gesù appena nato nel nostro cuore. Abbiamo allora bisogno anche noi di trovare il nostro Egitto dove custodire Gesù bambino appena nato nel nostro cuore. Gesù è dovuto fuggire concretamente, andare via. Anche noi dobbiamo imparare a fuggire tutte quelle abitudini che sono per noi troppo rischiose. Per casi eccezionali come per le droghe sarà necessario trovare anche un Egitto fisico dove ritirarsi per un periodo. Per tutte le altre situazioni bisognerà trovare il proprio Egitto in un gruppo, una comunità di fratelli che ci aiutino a custodire la vita della grazia e a fuggire tutte le occasioni che potrebbero costituire per noi un pericolo.

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Quarta tappa. La perdita e il ritrovamento di Gesù nel Tempio L'evangelista Luca ci racconta un altro episodio della vita di Gesù che è davvero molto particolare: «I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra ¿parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Ñon sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?"» {Luca 2,41-49). Credo sia davvero inimmaginabile l'angoscia che possono avere sperimentato Maria e Giuseppe in quei tre giorni in cui, dopo essersi accorti che Gesù non era più nella carovana con loro, hanno iniziato a cercarlo dovunque. Allora non c'erano i cellulari e nemmeno i telefoni, come avrebbero potuto mettersi in contatto con il loro Gesù o quanto meno con qualcuno che potesse dare loro sue notizie? Dove cercarlo? Dove trovarlo?

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Quando finalmente Maria e Giuseppe ritrovano Gesù la loro angoscia si trasforma in gioia ma certamente la risposta di Gesù, dinanzi alla grande preoccupazione che aveva dato ai suoi genitori, ci sorprende! Gesù sembra quasi non rendersi conto della sofferen

za za che ha causato a Maria e a Giuseppe. Risponde candidamente: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Giuseppe e Maria non riescono a comprendere quelle parole... Perché mi cercavate? Ma come? È logico che fossimo angosciati, sei un bambino, noi siamo i tuoi genitori! Possibile che non capisci che inferno abbiamo passato? Eppure Gesù afferma, quasi stupito: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Restiamo tutti un po' senza parole nel meditare questo episodio della vita di Gesù ma certamente la risposta che Lui dà (anche se per noi è difficile da comprendere) è di fondamentale importanza: «Devo occuparmi delle cose del Padre mio. Per questo sono venuto nel mondo: per occuparmi delle cose del Padre mio». Anche noi guardando a Gesù dobbiamo imparare a fare questo passaggio fondamentale nel nostro cammino spirituale. Il passaggio dall'occuparci delle cose dell'io a quelle del Padre nostro è un passaggio necessario nella vita di ogni cristiano. Senza questo passaggio esistenziale di fondo non si può procedere nel cammino spirituale.

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Anche se in molti ci diciamo cristiani, molto spesso ci fermiamo qui. Diciamo di volere seguire Gesù nella via di luce che Lui ha preparato per noi ma di fatto non ci decidiamo a fare questa fondamentale conversione, continuiamo a occuparci e preoccuparci molto più delle cose dell'io che di Dio! È assolutamente importante che non tralasciamo di fare questo grande salto: occuparci delle cose del Padre nostro.

Quinta tappa. Nazareth Tutti siamo chiamati a vivere una profonda immersione nel mistero del lungo e meraviglioso periodo trascorso da Gesù a Nazareth. Come possiamo vivere Nazareth nella nostra vita? Noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio che è uno e trino: «facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza» (Genesi 1,26). Noi, arriviamo quindi a realizzarci tanto più pienamente quanto più impariamo a vivere la vita della Trinità, quella pienezza di Amore che unisce perfettamente, eternamente, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. E importante allora che, per crescere nel nostro cammino spirituale, guardiamo sempre a questa meravigliosa icona della vita della Trinità, che Dio ci ha donato: la Sacra Famiglia. Guardiamo alla vita piena di amore che Gesù, Maria e Giuseppe hanno vissuto a Nazareth nella semplicità e ordinarietà della vita quotidiana.

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Imparare a conformarci a quel modello d'amore che ci è stato donato dal Cielo, è una via di luce che ci aiuta a sanare tutte le nostre relazioni avvelenate dal peccato. Imparare dalla Sacra Famiglia ci aiuta a sanare la relazione uomo-donna, madre-figlio, padrefiglio, figli-genitori. Imparare dalla vita di Nazareth ci aiuta a rinnovare tutte le nostre relazioni e a viverle secondo l'amore vero, secondo quella vita del cielo a cui siamo chiamati. Allora è molto importante che anche noi, nel nostro cammino spirituale, viviamo la nostra Nazareth per imparare a crescere in età, sapienza e grazia, umanamente e spiritualmente. «Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Luca 2,52). Abbiamo bisogno di vivere un periodo di nascondimento, di raccoglimento, d'intimità, di dialogo con i nostri "amici del cielo" che sono Gesù, Maria e Giuseppe. Per potere crescere in sapienza e grazia ci può essere di grande aiuto domandarci, in ogni cosa che facciamo: «adesso cosa farebbe Maria con Giuseppe? Come si comporterebbe Gesù con Maria? Come agirebbe Giuseppe con Maria? Che cosa direbbe Gesù a Giuseppe?». In queste semplici domande possiamo scoprire una nuova bussola molto importante nel percorrere la via dell'Amore e sanare, rinnovare le nostre relazioni. Se ti rivolgi a tua madre come hai sempre fatto è un conto, ma se ogni volta che ti relazioni con lei ti domandi: «Ma Gesù, in questo momento, se avesse qui Maria, cosa direbbe? Cosa farebbe?», allora è davvero tutta un'altra cosa!

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Se ti relazioni con la donna come ti sei sempre relazionato è un conto; se tu, nel momento in cui vedi una donna, pensi: «Ma Giuseppe con Maria, come si comporterebbe? Gesù se fosse al mio posto cosa farebbe?». È davvero una grande palestra di vita, uno stravolgimento totale!

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Chiediamo a loro dunque che ci accompagnino nella via dell'Amore, che ci introducano nella bellezza della vita trinitaria. Chiediamo a Maria e Giuseppe che siano loro a custodire la vita divina che è nata in noi, così come hanno fatto con Gesù bambino, perché possiamo crescere in sapienza e grazia. Anche noi abbiamo bisogno di lasciarci guidare, custodire da Giuseppe e Maria; abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia un po' da mamma, da papà, per potere ricevere il giusto nutrimento spirituale, per crescere sani nello spirito e perché le tante tempeste che ci sono nel mondo non ci distolgano dalla vita della grazia e possiamo continuare a cercare le cose di lassù, vivere qualcosa di quel "come in cielo, così in terra' a cui la nostra anima anela così profondamente. Della vita di Nazareth sappiamo poco, ma possiamo chiedere allo Spirito Santo che sia Lui a illuminarci, a guidarci. Impegniamoci allora in questo esercizio concreto: in tutto quello che facciamo, domandiamoci: cosa farebbe Gesù con Maria? Gesù con Giuseppe? Maria con Gesù, con Giuseppe? Giuseppe con Maria? Con Gesù? Ci sono relazioni tra uomo-donna, papà-figlio, mamma-figlio. A seconda del tipo di relazione: cosa farebbe adesso Maria, cosa farebbe adesso Giuseppe, cosa farebbe adesso Gesù? Da quanto sappiamo Gesù, ha vissuto per trent'anni una vita semplice, non risulta che in quei trent'anni abbia fatto miracoli, prodigi e segni; sappiamo soltanto che viveva lì, a Nazareth, con Giuseppe e Maria. L'unica cosa che sappiamo con certezza è che il suo

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cuore era sempre animato da un profondo desiderio: «devo occuparmi delle cose del Padre mio!». «Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore» (Luca 2,51). La sua obbedienza al Padre per trenta anni è passata attraverso l'obbedienza a Maria e a Giuseppe. «E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Luca 2,52). Impegniamoci a crescere ogni giorno in sapienza e grazia. Gesù a Nazareth ha vissuto la semplicità della vita ordinaria, resa straordinaria dall'Amore che lo legava a Maria, Giuseppe e al Padre nei Cieli.

Sesta tappa. Il battesimo di Gesù Che succede dopo il periodo vissuto a Nazareth? Gesù inizia la sua vita pubblica. Prima però va al Giordano, da Giovanni il Battista, per essere battezzato: «In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?". Ma Gesù gli disse: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è

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il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto"» (Matteo 3,13-17). Gesù pur essendo in piena e perfetta comunione con il Padre e lo Spirito Santo decide di ricevere il battesimo. L'evangelista Matteo ci racconta che i cieli si aprirono e lo Spirito scese su di lui come una colomba. C'è poi una voce dal cielo: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Cosa possiamo imparare da Gesù riguardo a questo momento della sua vita terrena? Certamente il battesimo costituisce per tutti noi cristiani la tappa fondante della nostra vita cristiana. E proprio grazie al sacramento del battesimo che "nasciamo dall'alto" mediante lo Spirito Santo. Non è che dopo la conversione puoi dire: «sì però il sacramento del battesimo l'ho ricevuto quando ero Piccolino, non ho saputo accoglierne la grazia quindi adesso mi battezzo di nuovo.'». No, il sacramento del battesimo è comunque una grazia che ti è stata donata per sempre. È vero però che il più delle volte non viviamo quell'attenzione a lasciarci guidare dallo Spirito Santo, non camminiamo più secondo lo Spirito ma secondo la carne (cfr. Galati 5,16). E allora fondamentale che nel nostro cammino spirituale riscopriamo l'immenso dono dello Spirito Santo e continuiamo a chiederlo al Padre. Non è sufficiente avere ricevuto lo Spirito Santo nel battesimo, è necessario che impariamo a essere attenti alla voce dello Spirito, essere docili alla sua azione, lasciarci guidare da Lui. È davvero molto importante che nel nostro cammino spirituale cresciamo sempre nella vigilanza per accogliere lo Spirito Santo e nel chiedere una nuova effusione perché la grazia straordinaria che abbiamo

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ricevuto nel battesimo possa essere vivificata e anche noi possiamo vivere come gli apostoli la nostra Pentecoste e sentirci rivestiti di forza dall'alto per potere adempiere in pienezza la missione che il Padre ci affida. Se ancora non abbiamo fatto l'esperienza meravigliosa di una nuova potente unzione dello Spirito Santo continuiamo a chiedere al Padre questa grazia. Gesù ci ha promesso che il Padre dona lo Spirito a coloro che glielo chiedono (cfr. Luca 11,13). Abbiamo bisogno di chiedere lo Spirito Santo, lasciarci plasmare, forgiare, guidare da Lui. Per realizzare la missione che il Padre ci affida abbiamo tutti bisogno di essere rivestiti di forza dall'alto mediante lo Spirito Santo: «E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto» {Luca 24,49); «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni» (Atti 1,8). Le tappe che stiamo meditando, guardando a Gesù che è la Via, sono passaggi fondamentali per il nostro cammino spirituale che vanno sempre custoditi e rinnovati. Nella crescita spirituale c'è il momento della conversione, quello in cui offri tutto di te al Signore, i momenti in cui fuggi in Egitto, in cui vivi la "tua Nazareth" e c'è il momento in cui puoi fare l'esperienza di una nuova effusione dello Spirito Santo che ti sconvolge la vita. È una grande grazia! Hai proprio l'impressione che il

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Cielo si apra e l'unzione dello Spirito Santo rinnovi la tua vita, il fuoco del suo amore infiammi il tuo cuore e operi qualcosa di nuovo e fondamentale in te. Questa nuova unzione può essere una grazia grande legata alla tua personale chiamata a "vita pubblica". Lo Spirito Santo vuole renderti testimone, strumento per infiammare con il suo fuoco una moltitudine di cuori. L'evangelista Luca ci racconta che quando Gesù ebbe ricevuto il battesimo «pieno di Spirito Santo si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto» {Luca 4,1), poi «ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione» (Luca 4,14). Anche nella vita di molti cristiani c'è un momento di grazia particolare in cui fanno la loro piccola esperienza della Pentecoste: vengono «rivestiti di potenza dall'alto» (Luca 24,49), condotti dallo Spirito Santo nel deserto e viene loro affidata una particolare missione che porta grandi frutti per il Regno. Nel nostro cammino spirituale abbiamo tutti bisogno della vita di Nazareth, del nascondimento. Può poi arrivare però il momento in cui ricevi la grazia di vivere una nuova Pentecoste, una nuova potente effusione dello Spirito Santo con cui Dio ti rende suo testimone e ti manda ad annunziare la Buona Novella, a testimoniare la gloria del suo nome con miracoli e segni. La contemplazione si traduce in evangelizzazione e in opere che portano immensi frutti.

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Se guardiamo la vita di molti santi, tanti dopo la conversione hanno vissuto il loro periodo di raccoglimento, di ascolto, di crescita nell'Amore (Nazareth), di "deserto", poi rivestiti di forza dall'alto, hanno iniziato la loro missione a vita pubblica che ha portato immensi frutti. San Paolo stesso! Sembra quasi che lui dopo essere stato folgorato da Gesù sulla via di Damasco diventi subito un grande evangelizzatore. Non è così: anche san Paolo ha avuto il suo periodo di deserto, solo dopo è diventato l'apostolo delle genti. Anche i discepoli di Gesù, nonostante avessero trascorso tre anni vivendo sempre insieme a lui, subito dopo la sua morte sono impauriti, si nascondono. E grazie all'esperienza della Pentecoste che vengono rivestiti di potenza dall'alto e diventano capaci di testimoniare con nuova forza il Vangelo fino agli estremi confini del mondo. Anche noi, se davvero seguiamo Gesù con tutto il nostro cuore, possiamo vivere un'importante tappa nel nostro cammino spirituale caratterizzata da una nuova effusione dello Spirito Santo che ci rende capaci di testimoniare, illuminare e riscaldare le notti di molti con il fuoco e la potenza del suo Amore. Naturalmente ciascuno secondo la vocazione ricevuta e la missione che il Padre gli ha affidato. C'è chi ha una vocazione più contemplativa, magari alla clausura, ma anche in questo caso si può vivere la tappa della vita pubblica di Gesù, perché anche da quella piccola cella è sempre la potenza dell'Amore di Dio che si irradia.

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Santa Chiara d'Assisi, pur vivendo in clausura, ha irradiato una luce incredibile che è arrivata fino agli ultimi confini della terra, perché la luce divina non può essere contenuta, non può restare chiusa. Lei stava col suo Signore, nel suo convento, eppure avvenivano conversioni su conversioni e molte persone cambiavano vita, altre decidevano di consacrarsi a Dio. Qualunque sia la tua chiamata, che sia a vita attiva o che sia a vita contemplativa, puoi vivere una nuova tappa del tuo cammino spirituale in cui questa comunione col Signore irradia luce su tanti e porta grandi frutti per il Regno, produce nuove opere di salvezza per le anime. Padre Pio è rimasto per lo più chiuso nel suo conventino (non risulta che si sia mosso più di tanto, che sia andato a predicare a destra e a sinistra), ma ha raggiunto un'unione tale con Cristo che attraverso di lui la luce di Dio ha raggiunto un numero incredibile di persone operando immensi frutti di conversioni. Altri santi invece hanno trascorso dei periodi in solitudine e poi si sono dedicati con immenso zelo all'evangelizzazione. Nel battesimo tutti i cristiani diventano tempio di Dio e ricevono lo Spirito Santo; nella cresima sono confermati nei suoi doni e ottengono la forza per essere testimoni di Cristo. Spesso, però, nel cammino spirituale c'è bisogno anche della grazia di una personale Pentecoste, in cui Dio dona nuovi carismi e ti chiama a "vita pubblica".

Settima tappa. Il deserto

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Gesù «pieno diSpirito Santo si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Luca 4,1).

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È interessante che Luca voglia evidenziare che la prima cosa che Gesù fa dopo avere chiesto a Giovanni di essere battezzato è andare nel deserto. E Matteo precisa ancora: «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo» [Matteo 4,1). Anche noi nel nostro cammino spirituale dobbiamo lasciarci condurre nel deserto. E importante cercare, vivere il nostro deserto così come lo ha vissuto Gesù. Dobbiamo vivere i nostri tempi di deserto non solo nel cercare il silenzio per restare in ascolto di quanto lo Spirito desidera suggerire al nostro cuore. Dobbiamo scoprire l'importanza del deserto anche nella sua dimensione di purificazione del nostro cuore. Gesù nel deserto digiuna. Oggi ci illudiamo spesso di non avere bisogno di digiunare e guardiamo alle varie forme di mortificazione praticate dai santi e dagli asceti di ogni tempo e cultura quasi con un certo senso di sufficienza, come si trattasse di qualcosa di anacronistico. Non ne comprendiamo il senso. Eppure se Gesù, che è l'agnello purissimo, senza macchia, si è lasciato condurre dallo Spirito nel deserto e ha digiunato per ben quaranta giorni certamente ancora una volta ha voluto indicarci una via da percorrere. Il digiuno è fondamentale per rafforzare la nostra volontà così fragile dinanzi alle tante seduzioni del padre della menzogna. Ogni piccola o grande forma di mortificazione non solo ci aiuta a custodire la purezza del cuore ma ci fa crescere nella capacità di dominio di sé che l'edonismo di cui ci nutriamo ogni giorno rischia di farci perdere completamente. Quante volte ti sei scoperto in balìa delle tue dipendenze, passioni, pulsioni, con la sensazione di non essere più libero di scegliere? Incapace di smettere di fumare, di rinunciare ad abusare dell'alcool,

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dipendente dalle aspettative degli altri, dal bisogno di riconoscimenti, oppure in balìa di una sessualità sempre più disordinata e compulsiva, di un uso del cibo non sano, o ancora stordito per ore dinanzi a internet, alla tv, alla PlayStation? È necessario riscoprire l'importanza del deserto come crescita nella capacità di digiunare per rafforzare il nostro spirito, l'auto-dominio, per ritrovare quella libertà interiore che troppo spesso rischiamo di perdere. E allora importante riscoprire l'importanza del digiuno non solo dal cibo ma da tutte quelle piccole o grandi dipendenze che rischiano di imprigionare la nostra anima, di renderci incapaci di donare amore e ci rendono sempre più vulnerabili agli attacchi del diavolo. Gesù è condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo! Oggi va tanto di moda, anche tra i cristiani e talvolta tra certi "teologi", non credere più al diavolo. Sono però profondamente convinta che non posso credere che davvero Gesù è il Figlio di Dio e poi non credere nel diavolo. E una contraddizione in termini perché nel Vangelo Gesù stesso parla molto dell'azione del demonio. Se credo in qualcuno non posso credere solo a ciò che mi fa comodo di quanto dice e il resto me lo rigiro secondo le mie dotte interpretazioni! Non è né corretto, né intellettualmente onesto. Allora lasciamo che lo Spirito ci conduca nel deserto. Dedichiamo del tempo a custodire il silenzio nel nostro cuore perché sia il Verbo a parlare, ma lasciamo anche che Colui che come luce è venuto nel mondo ci illumini su tutti i nostri punti di debolezza, di fragilità, sulle nostre radici di peccato che ci rendono vulnerabili alle continue seduzioni del maligno. Indi-

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viduiamo, con l'aiuto dello Spirito Santo e dei nostri fratelli, le forme di digiuno a noi più necessarie per spezzare le tante piccole o grandi catene che ci sono d'impedimento nello spiccare il volo nella pienezza del Cielo dell'Amore di Dio. I mistici parlano anche di fasi di profonda purificazione che chi è determinato a seguire Gesù con serietà è chiamato ad attraversare: la notte della carne e dello spirito. Tutti abbiamo indubbiamente bisogno che sia Dio stesso a porci nel crogiolo del fuoco del suo Amore per purificare tutto ciò che si è radicato nella nostra "carne" e nel nostro spirito, deturpando la nostra originaria purezza, bellezza. Abbiamo però bisogno anche del nostro impegno, esercizio quotidiano di digiuno da tutto ciò che ci è di impedimento nel vivere quella pienezza di vita nell'Amore per cui siamo stati creati. Digiunare dalle chiacchiere inutili, dai giudizi, dalla pigrizia, dalla vanità, dalla lussuria, dal rancore, dalle tante dipendenze, da tutto ciò che in qualche modo inquina la nostra mente, il nostro cuore, la nostra anima. Nel nostro cammino spirituale c'è dunque un primo deserto che è la nostra personale "fuga in Egitto" in cui anche noi dobbiamo trovare il modo di fuggire dai tanti erodi che hanno regnato nella nostra vita e che desiderano "uccidere" il piccolo Gesù appena nato nel nostro cuore. C'è poi un secondo deserto, una purificazione più profonda che tutti siamo chiamati a vivere in qualche modo. Talvolta succede ad esempio che, anche se ti sei incamminato seriamente nella vita spirituale e hai vissuto un periodo di grande grazia in cui hai sperimentato tutta la bellezza della "tua Nazareth", in una libertà

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interiore, pace, gioia nuova, piena, frutto di una comunione sempre più profonda con Gesù, sul più bello, proprio quando ti sembra di toccare il cielo con un dito... si "spegne" di nuovo tutto. , «Ma com'è possibile non sento più quell'entusiasmo, zelo, ardore di prima? ! Non capisco cosa è successo, anche se continuo a pregare, sento una grande aridità. Non riesco più ad avvertire quel "fuoco" divino e meraviglioso che aveva riscaldato, illuminato, infiammato il mio cuore del suo Amore. Non sento più attrazione per le cose dello Spirito, tutto mi sembra diventato faticoso e sento di nuovo un'attrazione subdola ma prepotente verso le tante seduzioni del mondo. Come mai mi sono spento?» Il più delle volte questo è frutto del nostro peccato, di quella tiepidezza spirituale che con tanta facilità s'insinua senza che ce ne accorgiamo, delle abitudini non sane radicate in noi che, dopo un primo momento in cui siamo quasi portati, se non travolti dalla grazia, riacquistano campo, forza. Nel deserto, Gesù viene tentato da Satana. Il padre della menzogna si serve della Parola di Dio per tentare Gesù! Anche Gesù risponde, smascherando le menzogne di Satana, con la Parola di Dio. Non dobbiamo dimenticarlo mai! Le tentazioni più pericolose sono quelle più sottili. Nel nostro cammino spirituale c'è una seconda fase di deserto, diversa dalla fuga in Egitto, in cui ci troviamo a combattere col demonio che tenta di colpirci, sedurci, scoraggiarci usando ogni mezzo. Più siamo determinati nella via dello Spirito e più il combattimento spirituale diventa forte perché Satana con grande astuzia va a colpire tutti i nostri punti di fragilità.

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Allora bisogna vivere questa profonda purificazione, individuare i nostri punti di debolezza e fortificarci spiritualmente, intensificare il combattimento spirituale, esercitarci a usare le armi che Gesù ci ha indicato e sradicare tutte le nostre abitudini di peccato: prenderle di mira fino a che non le abbiamo sostituite crescendo nelle virtù. Passare dalla superbia all'umiltà, dalla lussuria alla purezza, dall'invidia alla benevolenza, dalla pigrizia alla laboriosità, dalla gola alla mortificazione, dall'avarizia alla generosità, dall'ira alla pazienza. Dobbiamo pregare e vegliare per non cadere in tentazione, attraversare questo "deserto" e crescere nella capacità di custodire il silenzio, il raccoglimento interiore, il digiuno, la mortificazione, l'amore alla Parola di Dio.

Ottava tappa. Le nozze di Cana Nelle nozze di Cana avviene il primo miracolo di Gesù: «Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Giovanni 2,11). E bello sapere che il primo miracolo che Gesù compie consiste nel trasformare l'acqua in vino a una festa di sposi. Potremmo dire che in un certo qual modo questo è proprio il miracolo per eccellenza che Gesù opera nella nostra vita quando ci decidiamo a fare quello che Lui ci dice: «1m madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà"» (Giovanni 2,5), Il vino nella Scrittura è simbolo di festa, di convivia- lità, di comunione. Nella nostra vita di

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cristiani però il più delle volte viene a mancare. Ci lasciamo prendere dal mondo e perdiamo la gioia, la comunione. Gesù, se tu gli lasci spazio, opera questo miracolo anche nella tua vita. Opera il "miracolo della festa, della gioia". E un miracolo grande e se tu inizi a fare "ciò che lui ti dice", lo opera ogni giorno per te, trasforma l'acqua in vino e quelle giornate che erano diventate vuote, spente, pesanti, si trasformano, tutto riacquista colore, sapore. E davvero interessante scoprire che ciò che permette a Gesù di compiere questo suo primo miracolo è la premura materna di Maria e la sua totale fiducia in Gesù. Maria non si ferma dinanzi alla risposta del Figlio: «Non è ancora giunta la mia ora» (Giovanni2,4)... lei comunque va dai servi e si rivolge a loro certa che Gesù interverrà: «Fate quello che vi dirà». Maria ci dà una consegna importante perché Gesù possa portare il vino della festa, della sua Gioia, nella nostra vita e compiere miracoli per noi: fate quello che vi dirà\ Non solo i grandi santi sono chiamati a operare miracoli, tutti noi cristiani siamo chiamati a lasciare che Gesù operi miracoli attraverso di noi. Perché questo avvenga dobbiamo imparare sempre di più a fare, senza troppi ragionamenti, tutto quello che lui ci dice. Più facciamo ciò che Gesù ci dice, più Lui, anche attraverso di noi - poveri, piccoli, peccatori - opera miracoli. Proprio sulla nostra debolezza, Dio l'Onnipotente può operare grandi miracoli e il vino della festa non viene più a mancare.

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Tutti i santi, cristiani pienamente realizzati, hanno saputo custodire il vino della gioia anche nei momenti più difficili e per tutti loro è arrivato, anche se in modi differenti, il momento in cui Gesù opera miracoli: le persone si convertono, i ciechi riacquistano la vista, i paralitici camminano, le catene si spezzano, i cuori spezzati vengono sanati... (cfr. Luca 4,18) fioriscono opere meravigliose. Ciò che caratterizza la vita dei santi è proprio che dove loro passano portano gioia, consolazione dove c'è tristezza, comunione dove c'è divisione! Lasciamo che Gesù compia il miracolo delle nozze di Cana anche nella nostra vita, che porti il vino della gioia, della festa e che ci renda suoi strumenti per trasformare l'acqua in vino anche nella vita dei nostri fratelli. «Fate quello che vi dirà!»

Nona tappa. L'annuncio del Regno Nella storia di Gesù c'è la fase della vita pubblica in cui l'annuncio del Regno è accompagnato da opere, segni e prodigi. Anche nella vita dei santi vediamo realizzarsi un'altra promessa incredibile di Gesù: «Chi crede in me compirà le opere che compio io, e ne farà di più grandi» [Giovanni 14,12). Addirittura! Così come nella vita di Gesù c'è stato un periodo di nascondimento, e poi un periodo di "vita pubblica" in cui ha operato segni, prodigi e miracoli, così può avvenire nella vita di ogni cristiano.

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E troppo comodo dire: «No, ma io non sono santo, quindi è normale che queste cose non avvengano!». Innanzitutto è volontà di Dio che tu diventi santo. Lo dice la Scrittura. «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Tessalonicesi 4,3). «Sarete santi perché io sono Santo» (Levitico 11,44; 1 Pietro 1,16). Se vuoi amare il Signore, devi puntare alla santità perché la Parola di Dio ci rivela che è proprio questa la sua volontà su ciascuno di noi; e anche se tu ancora non sei santo Gesù che è verità ha detto: «Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono» - non quelli che sono santi, ma quelli che credono!, - «nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove (...), imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Marco 16,17-18). I segni della potenza dello Spirito Santo sono per chiunque crede. Questo mandato bellissimo, riassunto in un passo di Isaia che Gesù legge proprio all'inizio della sua vita pubblica, è per ogni cristiano: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi...» [Luca 4,18). Isaia aggiunge: «Per fasciare le piaghe dei cuori spezzati (...), per consolare tutti gli afflitti» (Isaia 61,1-2).

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Questo, che è il mandato di Gesù, è anche il mandato di ciascuno di noi; siamo chiamati a lasciare che Gesù viva, operi in noi. Lo Spirito del Signore può consacrare anche te con la sua unzione per mandarti a ridare la vista ai ciechi, ad annunziare un lieto messaggio ai poveri, a liberare dal giogo della schiavitù tutti coloro che sono oppressi. Se un cristiano vive con radicalità il Vangelo Gesù, che fa nuove tutte le cose, opera qualcosa di nuovo! Se un cristiano segue davvero Gesù e lascia che sia Lui a operare sulla propria debolezza, dove lui passa la gente si converte; i "ciechi" che prima non vedevano le opere di Dio le vedono; coloro che erano schiavi da anni (delle più varie dipendenze e "schiavitù spirituali") vengono liberati, vengono spezzate le loro catene, le ferite profondissime di molti cuori vengono sanate da Colui che fascia le piaghe dei cuori spezzati (cfr. Isaia 61,1). Il primo annuncio di Gesù, quando inizia la sua vita pubblica è: «Il regno dei cieli è vicino!» {Matteo 4,17). Come cristiani non dobbiamo mai stancarci di gridare con la nostra vita: «Il regno dei cieli è qui, è vicino, non sta lassù, non è irraggiungibile, è in mezzo a noi!». Dobbiamo però avere anche presente che "la carriera" di evangelizzatore di Gesù ha un inizio tutt'altro che glorioso: «Tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno, si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale era situata la loro città, per gettarlo giù dal precipizio» (Luca 4,28-29).

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Se siamo docili all'azione dello Spirito Santo e testimoniamo con forza il Vangelo permettiamo a Gesù di operare nel cuore e nella vita di molti, contempliamo nello stupore i miracoli del suo Amore ma arrivano anche gli attacchi, le tribolazioni di ogni tipo. La luce di Gesù dove arriva, converte, infiamma, rinnova, opera miracoli... ma dà anche fastidio, c'è chi si arrabbia perché non può sopportarla e... iniziano le persecuzioni.

Decima tappa. La trasfigurazione Un altro racconto molto bello e intenso della vita di Gesù riguarda la sua trasfigurazione sul monte Tabor; «Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche» {Marco 9,2-3). Gesù si ritira sul monte Tabor con Pietro, Giacomo e Giovanni e avviene qualcosa di straordinario: Gesù si trasfigura davanti a loro, la gloria di Dio si manifesta. E un momento di grande gioia, meraviglia, stupore e Pietro che prende la parola dice: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!» (Marco 9,5). Poi, ancora una volta una voce dal cielo: uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!» (Marco 9,6).

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Anche tanti cristiani vivono il loro personale "Tabor". Gesù li conduce sul monte della preghiera di unione con Dio e vivono sempre più profondamente immersi nella contemplazione della manifestazione della gloria di Dio. Per arrivare alla preghiera contemplativa è necessario dedicarsi con grande amore, impegno, dedizione, alla preghiera. L'evangelista Luca sottolinea un particolare importante: «Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria» (Luca 9,32). Spesso anche noi, nel nostro piccolo, quando intensifichiamo la nostra vita di preghiera rischiamo di lasciarci prendere da una certa stanchezza spirituale, ci sentiamo "oppressi" e rischiamo di addormentarci. Tuttavia restarono svegli! E importante vigilare da ogni forma di torpore spirituale per arrivare alla preghiera del cuore e potere contemplare la manifestazione della gloria di Dio. Più diventa profonda la vita di preghiera più cresce l'attitudine a vivere sempre immersi nella dimensione della contemplazione. Alcuni maestri nello spirito dicono che è importante arrivare a unire "Marta" e "Maria", azione e contemplazione. Pietro e i discepoli vorrebbero restare lì, piantare tre tende ma... devono presto scendere dal monte. E importante fare questo passaggio di maturità nella nostra vita cristiana: vivere immersi nella contemplazione ma saperci poi "inabissare", con Gesù, negli "inferi" dei cuori di tanti fratelli che vivono nella sofferenza, nella disperazione. Non c'è vera contemplazione che non si traduca in amore sempre più concreto verso i fratelli, e non c'è amore vero al prossimo che

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non ci porti a crescere nella nostra vita di preghiera: sono due ali di uno stesso volo. Tutti noi cristiani quindi, siamo chiamati a percorrere questa via, a vivere questo mistero grande: immergerci nella più profonda contemplazione perché la gloria di Dio si manifesti nella nostra vita e nella vita dei fratelli a cui il Signore ci manda.

Undicesima tappa. L'istituzione dell'eucaristia Un altro momento fondamentale della vita di Gesù è l'istituzione dell'eucaristia. Giustamente tu potrai dire: «Certo, ma come faccio io a rivivere questo mistero grande della vita di Gesù?». «Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo"» (Marco 14,22). Gesù ci ha promesso di restare con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo ma certo il fatto che il Signore della Creazione decida di restare con noi e rendersi presente in un pezzo di pane è qualcosa di talmente incredibile che trascende ogni capacità di comprensione da parte del nostro limitato intelletto. Già un Dio che decide di diventare uomo è sufficientemente pazzesco ma... addirittura pane?! E davvero una follia che solo un Dio che è Amore infinito poteva inventarsi. «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (...). Chi

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mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Giovanni 6,51.57-58). Sono davvero forti queste parole tanto che l'evangelista Giovanni ci riferisce che «da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (Giovanni 6,66). Effettivamente ascoltare un uomo, per quanto straordinario possa essere, che afferma con quella autorevolezza che lo caratterizza: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo, se uno mangia questo pane vivrà in eterno» è sconvolgente. Sono parole dirompenti che non possono lasciare indifferenti. Se ci lasciamo davvero raggiungere in profondità da queste parole di Gesù ci troviamo inesorabilmente dinanzi a quello stesso bivio che ha portato molti ad andarsene e alcuni a seguirlo. Perché un uomo che arriva a fare un'affermazione di questo tipo o è un pazzo o... è davvero Dio!!!... Gesù non ci lascia alternative: o crediamo che lui è il Figlio di Dio oppure dobbiamo credere che fosse un uomo folle. Ma se crediamo che il Verbo di Dio si rende presente in un pezzo di pane non possiamo vivere questo mistero ineffabile con quella superficialità con cui troppo spesso ci accostiamo all'eucarestia. Si tratta di una rivelazione di un'importanza fondamentale! O l'accettiamo così come Gesù ce la comunica, e in questo caso non può non sconvolgere radicalmente la nostra vita, o rifiutiamo di accettare una

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possibilità così "folle" per i nostri schemi razionali e decidiamo di "andare via"... in questo secondo caso la logica conseguenza sarebbe che Gesù non può essere né un grande uomo, né un profeta, né tanto meno il Figlio di Dio. «Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?". Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu haiparole di vita eterna"» (Giovanni 67-68). Gesù ti interpella in prima persona ti chiede di prendere la tua decisione: vuoi andartene anche tu o vuoi credere che sono il Figlio di Dio, che sono il Pane disceso dal Cielo che ti dona la vita eterna? Non si può essere cristiani a metà. Vuoi accoglierlo nella tua vita, nutrirti del pane del Cielo? Vuoi accoglierlo senza mezze misure, interpretazioni personali? Vuoi lasciarti davvero mettere profondamente in crisi dalle sue parole di vita eterna o preferisci "metterlo a morte", perché ciò che lui afferma è assolutamente inaccettabile per i tuoi limitati schemi mentali, è in contrasto troppo forte con la tua razionalità? I dodici decidono di seguirlo pur se non erano neanche loro in grado di comprendere le parole di Gesù... si fidano di lui! L'amore di Dio è talmente infinito, i suoi misteri sono talmente profondi e insondabili che non possiamo comprenderli pienamente con la nostra mente, possiamo solo riconoscere la nostra povertà, fragilità, il nostro bisogno del suo Amore e fidarci di lui! «Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai

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discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo"» (Matteo 26,26). Un Dio che si fa pane per noi è davvero una meravigliosa incredibile "follia" dell'Amore. Se crediamo in Gesù non possiamo continuare a vivere la messa con tanta superficialità, dobbiamo accogliere davvero l'Amore che continua a donarsi totalmente a noi con tutto l'amore di cui può essere capace il nostro piccolo cuore. Quante volte riceviamo la comunione e continuiamo a essere assorti nei nostri pensieri, nelle nostre preoccupazioni? ! Fermati! Prepara bene il tuo cuore!... Stai ricevendo l'Amore degli amori, stai ricevendo il Signore delle galassie che si dona totalmente a te in quel pezzo di pane! ! ! E davvero pazzesco! Se credi in Gesù, credi che davvero nel momento della comunione Gesù, il Signore, viene a prendere dimora nel tuo cuore e tu diventi misteriosamente un solo corpo con Lui. Lui in te, tu in lui! E se è vero che Dio prende dimora nel tuo cuore anche tu puoi diventare in lui "pane di vita" per tutti i fratelli che incontri. Puoi diventare, nel tuo piccolo, come Maria: tabernacolo vivo della presenza di Gesù. Restare in comunione profonda con Gesù per diventare dono dell'Amore di Dio per il mondo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo!

Dodicesima tappa. La passione, morte e discesa agli inferi di Gesù Gesù si offre al Padre e a noi senza misura, infinitamente, eternamente. E se nell'eucarestia la sua offerta raggiunge un culmine, una vertigine ineffabile, nella

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sua passione dolorosa ci rivela ancor più profondamente quanto pazzesco sia il suo amore per ciascuno di noi. Quando ami davvero qualcuno vivi sempre più intimamente ciò che lui/lei vive. Ogni sua gioia diventa tua, ogni sfumatura del suo dolore ferisce il tuo cuore. Nella sua passione di dolore-amore, l'Amore fa suo ogni dolore fisico e spirituale di ogni uomo di ogni tempo. Il suo Amore per ciascuno di noi è talmente immenso da portarlo a immergersi completamente nella profondità della nostra notte, nella sofferenza di ogni nostra ferita fisica e spirituale, inabissarsi nel baratro degli inferi della nostra separazione dal Padre causata da ogni nostro no all'Amore. Gesù ha bevuto fino all'ultima goccia di quell'amarissimo calice che il Padre gli ha posto dinanzi, ha percorso fino in fondo la via del calvario, ha versato fino all'ultima goccia di sangue... per amore, solo per amore. Ci ha amato ed eternamente, ci ama fino all'estrema offerta di sé. Se vogliamo seguire Gesù non possiamo esimerci dal seguirlo anche nel Getsèmani, nella via dolorosa del calvario, sulla croce fino a quell'estremo grido: «Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Eli, Eli, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"» (Matteo 27, 46), che subito si traduce nella sua ultima estrema offerta di amore: «Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò» (Luca 23,46). Anche noi siamo chiamati, nel nostro piccolo, a entrare in una comunione sempre più profonda con Gesù percorrendo la via che lui ha percorso, immergendoci in quell'abisso di dolore-amore a cui Lui ci chiama.

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La parola di Dio ce lo rivela con chiarezza: «Se siamo stati uniti completamente a Cristo con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione» (Romani 6,5). La gloria della risurrezione non può risplendere nella nostra vita se non siamo stati uniti completamente a Cristo, nel vivere qualcosa della sua passione di dolore-amore, della sua morte. Non possiamo arrivare alla "cristificazione", a quella che i mistici definiscono unione trasformante, se continuiamo ad addormentarci nel Getsèmani, a fuggire dal calvario. La croce è solo un passaggio di amore per la risurrezione, ma è necessario passare per la porta stretta per entrare nel Regno. «A tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua"» (Matteo 9,23). Perché la nostra anima sfigurata dal peccato possa essere trasfigurata dall'Amore di Dio non possiamo essere esonerati dal seguire la via che Gesù ci ha indicato. Non possiamo illuderci di crescere nella via dell'Amore se continuiamo a evitare in ogni modo la croce. Se desideriamo davvero che Colui che è l'Amore prenda stabile dimora nel nostro cuore non possiamo essere esonerati dal "morire" con una morte simile a quella di Cristo. Nelle prime fasi del nostro cammino spirituale le sofferenze che viviamo quotidianamente (nella nostra fuga in Egitto, nei nostri "deserti') sono per lo più il frutto del peccato (la nostra vanagloria, le passioni, l'orgoglio ferito, la nostra estrema suscettibilità, il nostro narcisismo, egoismo, l'essere ripiegati su noi

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stessi incapaci di guardare alle necessità e sofferenze dei nostri fratelli), c'è una seconda fase nel nostro cammino spirituale in cui la maggior parte delle sofferenze che viviamo sono invece legate al volere vivere più profondamente il comandamento di Gesù, quel "come" che Gesù ci chiede {«questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi», Giovanni 15,12) e che ci porta a fare nostre le sofferenze dei nostri fratelli, imparare da lui ad amare sempre più profondamente: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori.» (Isaia 53,4). C'è poi un'ulteriore tappa del cammino spirituale che i santi hanno vissuto: «Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che dei patimenti di Cristo manca nella mia carne, a favore del Suo corpo che è la Chiesa» (Colossesi 1,24). La comunione con l'amato diventa tale che l'Amore rende l'anima di chi lo ama così intensamente partecipe in qualche modo della sua stessa passione dolorosa. San Francesco, santa Teresa d'Avila, san Pio da Pietralcina, Madre Teresa di Calcutta... hanno vissuto delle dolorosissime agonie nel corpo e nello spirito, perché l'amore li ha uniti all'Amato così profondamente che Colui che è l'Amore li ha resi misteriosamente partecipi di qualcosa della passione dolorosa che si rinnova nel corpo mistico di Cristo che è la Chiesa!

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Se è vero che due sposi diventano un solo cuore, una sola carne, questo è altrettanto vero nella vita spirituale. «Come un giovane sposa una vergine, così il tuo architetto ti sposerà; come gioisce lo sposo con la sposa, così per te gioirà il tuo Dio» (Isaia 62,5). È bellissima questa espressione di Isaia! Secondo questo passo della Sacra Scrittura, il tuo architetto (cioè Colui che ti ha creato con passione per renderti il suo capolavoro d'arte, unico) ti sposerà. È un'altra notizia troppo bella! Il nostro architetto desidera sposarci! Anche nel cammino spirituale c'è lo sposalizio dell'anima con Dio! Qualunque sia la tua vocazione, il matrimonio, la vita religiosa, il sacerdozio, la consacrazione laicale... se decidi di seguire con radicalità Gesù nella via di perfezione che Lui ha tracciato per te, questo percorso spirituale serio porta allo sposalizio dell'anima col "suo" Dio. È un altro mistero grande di Amore! E come per due sposi che tanto più è grande il loro amore tanto più profondamente diventano un cuore solo e un anima sola, lo stesso avviene con il nostro Signore. I santi partecipano della gioia, ma anche della passione di Cristo che, se storicamente è avvenuta duemila anni fa, si ripete ancora misticamente nel suo corpo che è la Chiesa. Si tratta di un Getsèmani, di un calvario terribile ma è proprio attraverso questo crogiolo di amore che l'Amore purifica l'anima fino a portarla all'unione trasformante.

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Tredicesima tappa La risurrezione «Egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui!"» (Marco 16,6). Gesù Nazareno, l'uomo dei dolori che ben conosce il patire, il crocifisso è risorto! Il Signore della vita per amore si inabissa nella gelida notte degli inferi, nel tagliente abbraccio della morte ma l'Amore è più forte della morte, l'Amore vince! Cristo è risorto! E questo l'evento degli eventi, la notizia incredibile che segna definitivamente la storia dell'umanità e la nostra storia personale. Gesù passa attraverso l'infernale tunnel della morte e ci dischiude le porte del Paradiso, gli orizzonti dell'eternità. La nostra breve vita terrena non è più oscurata dalla terribile e drammatica ombra della morte ma ciò che sembrava dovere porre inesorabilmente la parola fine ai nostri sogni, ai nostri legami più belli, ai nostri progetti... segna invece l'inizio di una nuova vita che tutti ci attende! Tutto viene illuminato dal sogno dei sogni che diventa realtà: la gloria della risurrezione, la pienezza della beatitudine eterna. «La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?» (1 Corinzi 1,5, 55). Il Signore della vita ha preso su di sé la morte e l'ha vinta per sempre! La morte è sconfitta e diventa il passaggio per il Paradiso! Una porta stretta ma aperta che ci dischiude gli orizzonti della vita eterna. La morte non ha l'ultima parola: Cristo è risorto!... E anche noi siamo risorti con lui!

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Se la nostra conversione avviene grazie a un incontro forte con Cristo risorto, il nostro cammino spirituale diventa un viaggio di amore con Lui che deve portarci a fare sì che Cristo risorto viva in noi! La gloria della sua risurrezione deve arrivare a risplendere sulla morte del nostro io. «Se siamo stati uniti completamente con Cristo in una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione» (Romani 6,5). Il santo è colui che ama Gesù a tal punto che ramore lo trasforma nell'amato: Cristo risorto vive in lui! Allora dove passa un santo non possono non esserci frutti di conversione, di risurrezione. Il santo porta la luce dove ci sono le tenebre, la verità dove regna la menzogna, la comunione dove c'è divisione, la speranza dove c'è disperazione, la pace dove c'è angoscia, la gioia dove c'è tristezza, la vita dove c'è morte. Dove passa un santo ci sono frutti divini, perché non è più lui a vivere ma è Cristo che vive in lui. Le persone non incontrano lui, incontrano Cristo risorto che ha preso dimora stabile nel cuore del santo. Il santo vive immerso incessantemente nella preghiera contemplativa perché qualunque cosa egli faccia la vive con Gesù, per Gesù, in Gesù, in una profondissima e sempre più perfetta comunione con la Trinità. Per questo il suo cuore è sempre in festa, perché anche quando è crocefisso e ogni fibra del suo corpo e del suo spirito gridano di dolore, lui resta pur sempre in comunione con Cristo e la gloria della risurrezione risplende più forte della morte, l'Amore trasfigura il dolore. San Francesco ha molto sofferto e fino alla fine della sua vita ha portato nel suo corpo (e

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probabilmente nella sua anima) le ferite dolorosissime della passione di Gesù, ma chi lo incontrava non incontrava il crocifisso ma il Risorto, perché il suo amore a Cristo, l'Amore di Cristo, lo avevano trasfigurato in Colui che più di ogni altro amava. Tutti siamo chiamati a portare sempre la gioia di Cristo risorto e dobbiamo chiedere a Dio questa grazia: che Cristo risorto possa veramente prendere dimora stabile in noi! «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Galati 2,20). Abbiamo voluto considerare alcune tappe della Via che Cristo stesso ha percorso. Come nel Padre Nostro, Gesù ci ha insegnato a pregare donandoci la scuola delle scuole così, con la sua vita, Lui che è la Via ci ha mostrato la Via per eccellenza da percorrere nel nostro cammino spirituale per arrivare alla "terra promessa", alla comunione piena con Dio. Come sul Padre Nostro abbiamo svolto degli esercizi, anche rispetto alla Via che Gesù ci mostra è molto importante che ogni giorno facciamo degli esercizi perché, se è vero che questi sono alcuni dei passaggi di conversione per poter vivere in pienezza la nostra vocazione, è anche vero che siamo chiamati a rivivere qualcosa del mistero pasquale ogni giorno della nostra vita, il mistero della morte, discesa agli inferi, risurrezione di Gesù. Ogni giorno è bene che ci esercitiamo nei vari passaggi che, guardando ad alcune tappe fondamentali della vita di Gesù, abbiamo individuato come necessari.

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È un po' come per ogni sport e ogni arte: bisogna continuare ad allenarsi, esercitarsi, migliorarsi! Quindi prendiamo l'impegno di concentrarci ogni mese su una di queste tappe, perché quel passaggio di conversione diventi per noi una nuova abitudine. Immergiamoci nella contemplazione dei misteri della vita di Gesù con l'aiuto del rosario che, se recitato bene, è una preghiera potentissima.

ESERCIZI PRATICI •

La nascita di Gesù Accogliere la Parola di Dio nella nostra vita perché possa farsi carne in noi. Vivere la Parola di Dio con radicalità. Dobbiamo diventare degli innamorati della Parola di Dio, nutrirci della Parola, viverla senza compromessi o interpretazioni di comodo, testimoniarla con la nostra vita. Più ci impegneremo a vivere il Vangelo alla lettera più il Verbo di Dio potrà "farsi carne in noi", Gesù potrà "nascere" nel nostro cuore, la Trinità potrà prendere dimora presso di noi. «Rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui"» (Giovanni 14, 23).



La presentazione di Gesù al Tempio Offrire tutto di noi al Signore, ricordandoci di farlo spesso. Presentare a lui il nostro cuore, la nostra volontà, i nostri desideri, progetti, le nostre relazioni, il nostro corpo perché possa diventare sempre di più tempio santo della sua presenza... la nostra vita! Cerchiamo di vivere ogni cosa come offerta di amore all'Amore. Rinnoviamo la nostra offerta a Lui tutti i

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giorni: «Sei Tu il Signore della mia vita». Impariamo da Gesù ad andare controcorrente e a essere segno di contraddizione.

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La fuga in Egitto Se abbiamo superato qualche schiavitù, dipendenza, non per questo non dobbiamo più vigilare. Ieri magari avevamo bisogno di fuggire da certe passioni, oggi forse abbiamo bisogno di fuggire dalla vanagloria, dalla pigrizia, domani probabilmente dal bisogno di approvazione, dalla paura del rifiuto, dei giudizi, dopodomani dalla tiepidezza, dall'incostanza, etc. Allora è bene che di volta in volta individuiamo i nostri «erode», che sono lì pronti a minare la vita spirituale, a uccidere il piccolo Gesù appena nato nel nostro cuore. Individuiamo il nostro "Egitto", che ci può proteggere. La convinzione che «noi non abbiamo bisogno» è un veleno mortale nel cammino spirituale! Abbiamo bisogno, eccome! Abbiamo bisogno del sostegno dei fratelli, abbiamo bisogno di una guida spirituale, abbiamo bisogno di qualcuno con cui confidarci, abbiamo bisogno di una comunità che ci protegga e ci aiuti a crescere e fortificarci nel combattimento spirituale, abbiamo bisogno del nostro "Egitto". Quindi esercitiamoci nell'individuare il nostro "erode" (aiutati dai nostri fratelli di comunità) e impariamo ad "andare nel nostro Egitto", perché il piccolo Gesù nato nel nostro cuore, possa essere custodito, protetto.



La perdita e il ritrovamento di Gesù

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Impariamo da Maria e cerchiamo sempre Gesù, vigiliamo per non perdercelo durante il viaggio della nostra vita. Guardiamo a Gesù e impariamo da Lui a occuparci con tutto il nostro cuore delle cose del Padre nostro. Forse siamo ancora troppo preoccupati della nostra affermazione, ci affanniamo nella realizzazione di mille progetti nostri. Lasciamo spazio a Dio nella nostra vita, viviamo per realizzare il suo disegno di Amore su di noi. • Nazareth Siamo chiamati a vivere a immagine e somiglianza della Trinità. La Sacra Famiglia è l'icona più bella della Trinità a cui possiamo guardare. Guardiamo alla Sacra Famiglia perché possa sanare tutte le nostre relazioni e santificarle. Viviamo nel nostro piccolo la vita di Nazareth e domandiamoci: come si comporterebbe ora Maria con il suo sposo? Come si comporterebbe adesso Gesù con san Giuseppe se fosse al mio posto? Abbiamo una grande difficoltà a relazionarci alle donne o viceversa. Domandiamoci in ogni relazione con il sesso opposto: come si comporterebbe Giuseppe con Maria, Gesù con Maria? Come agirebbe adesso Maria nei riguardi di Giuseppe o di Gesù? Cerchiamo di entrare nell'intimità della vita di Nazareth. «...a Nazareth stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore» (Luca 2,51). L'obbedienza di Gesù al Padre è passata attraverso la sua obbedienza a Maria e Giuseppe. Impariamo a vivere l'obbedienza al Padre passando attraverso le persone che ci seguono spiritualmente e hanno una

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particolare grazia su di noi. Impariamo da Maria a serbare ogni cosa nel nostro cuore. «E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Luca 2,52). Impegniamoci a crescere ogni giorno in sapienza e grazia. Il battesimo di Gesù Non stanchiamoci mai di domandare il grande dono dello Spirito Santo. La Parola di Dio ci assicura che il Padre nostro che è nei cieli lo dona a coloro che glielo chiedono! Abbiamo bisogno dello Spirito Santo. Vigiliamo durante la giornata nel camminare secondo lo Spirito e non secondo la carne. Chiediamo al Padre di rinnovare la nostra vita con la grazia della Pentecoste. Esercitiamoci nella docilità all'azione dello Spirito Santo e nel mettere a frutto i carismi che lui ci dona. Il deserto Impariamo a immergerci nel sacro silenzio del tabernacolo interiore dell'anima per metterci in ascolto della voce del Signore. Siamo sempre distratti da mille rumori. Mortifichiamo le nostre passioni, esercitiamoci nel sacro distacco da tutto perché Dio possa essere veramente al centro della nostra vita e possiamo amarlo con tutto il nostro cuore, con tutta la mente, con tutte le forze. Prendiamoci i nostri momenti di silenzio, di preghiera, di ascolto profondo. Individuiamo i nostri punti di fragilità, scegliamo di digiunare per fortificarci nello spirito, liberarci dalle tante dipendenze che ci sono di impedimento nell'amore. Vigiliamo sempre

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riguardo alle mille seduzioni di Satana e facciamo tesoro delle armi che Gesù ci dà per combattere le subdole tentazioni del padre della menzogna che sa mascherarsi con grande abilità da angelo di luce. Le nozze di Cana Il Signore desidera compiere miracoli e prodigi nella nostra vita. Se ci abbandoniamo a Lui, se facciamo quanto Gesù ci suggerisce, vedremo il vino della festa e della gioia ricolmare le giare vuote del nostro cuore e del cuore di coloro che incontriamo. Assisteremo incantati alle meraviglie del suo amore. Dio attende la nostra fede per manifestare i segni della sua potenza. «Vate quello che vi dirà». Restiamo in ascolto di quanto Gesù suggerisce al nostro cuore e abbandoniamoci completamente alla sua volontà senza troppi ragionamenti.



La vita pubblica, l'annunzio del Regno «Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Corinzi 9,16). Lo Spirito del Signore ci manda ad annunziare la buona notizia, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a spezzare il giogo della schiavitù. Impegniamoci nell'evangelizzazione, testimoniamo la bellezza del Vangelo prima di tutto con la coerenza della nostra vita e poi annunciando la buona notizia in ogni occasione: «annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna» (2 Timoteo 4,2).



La trasfigurazione Dobbiamo imparare a essere dei contemplativi e a vivere immersi nella dimensione della preghiera incessante. Salire sul Tabor per poi discendere negli inferi

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delle piaghe del cuore dei nostri fratelli. Se restiamo immersi nella contemplazione del volto di Gesù in ogni fratello crocifisso che incontriamo, la gloria di Dio si manifesta nella nostra vita, l'Amore opera miracoli, trasfigura ciò che è stato sfigurato dal peccato. • L'istituzione dell'eucaristia Chiediamo al Padre che ci doni di entrare più profondamente nel mistero di Amore racchiuso nell'eucarestia. Non trascuriamo l'adorazione, prepariamoci per vivere bene l'immenso dono della messa e per accogliere, con tutto il cuore, il Signore che si dona totalmente a noi nell'eucarestia. Come Cristo ci ha amato fino al punto da diventare Pane del Cielo per noi, così anche noi dobbiamo imparare a diventare tabernacoli della sua presenza, pane di vita per i nostri fratelli. Donare tutto di noi, senza mezze misure, gratuitamente, senza cercare nessun tipo di tornaconto personale. • La passione di Gesù Guardiamo sempre «l'uomo dei dolori, che ben conosce il patire come uno dinanzi al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (...) è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità» {Isaia 53,3-5). Impariamo da Gesù a farci carico delle sofferenze, delle ferite, delle croci dei nostri fratelli. È un esercizio che va fatto e in cui dobbiamo crescere, fino a saper entrare nella profondità degli inferi dell'umanità. Non fuggiamo dalla croce, accogliamola con amore, per amore. Presentiamo al Signore le no-

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stre croci, con fede che Lui ha già vinto, che l'Amore ha trasfigurato ogni nostro dolore e che ogni sofferenza vissuta in comunione con Gesù è un passaggio perché possa risplendere la gloria della risurrezione. •

La morte Abbiamo bisogno di «morire» ogni giorno. Dobbiamo imparare a morire al nostro io, a distaccarci dai nostri progetti, dai nostri desideri, dagli attaccamenti, per lasciare posto a Dio. Esercitiamoci nella mortificazione, nel far morire il nostro uomo vecchio. Facciamo nostro il grido, la morte dei nostri fratelli. Anche quando ci sentiamo abbandonati da Dio, affidiamoci a Lui e ripetiamo con Gesù il nostro «in manus tuas»: «nelle tue mani Padre affido il mio spirito» !



La discesa agli inferi Gesù non ha preso su di sé solo le nostre piaghe, le sofferenze, la nostra morte... ma è disceso agli inferi. Anche noi dobbiamo inabissarci nelle piaghe dei cuori dei nostri fratelli, inabissarci negli inferi della separazione dal Padre, della "morte dell'anima" di molti perché Gesù in noi possa portare la gioia della risurrezione. Esercitiamoci nell'ascolto profondo per imparare ad accogliere la croce, la disperazione, l'inferno di tanti.



Risurrezione «Se siamo uniti a Cristo con una morte simile alla sua lo saremo anche nella sua risurrezione», Cristo risorto può prendere dimora permanente nel nostro cuore. Dobbiamo essere Cristo risorto per il mondo. Abbiamo bisogno di tanto impegno e allenamento: se

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arriva il fratello ed io ho il muso, sono ripiegato su me stesso, i miei problemi, le mie preoccupazioni non sono certo Cristo risorto per lui! Abbiamo bisogno di fare tanto esercizio per cambiare quelle abitudini che ci portano a risprofondare nel nostro malessere, nella tristezza, nell'ansia, a restare imprigionati nell'angusto carcere del nostro ego. Esercitiamoci a lasciare spazio a Cristo risorto, a rimanere nel suo amore. Portiamo la gioia della risurrezione! È la gioia di chi contempla il Dio della luce, di chi ama gli altri come Gesù ci ha amato, di chi ogni giorno riscopre che pregare è amare.

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Conclusione

Abbiamo una vita sola cerchiamo di vivere ogni attimo al meglio. Perché accontentarci dei nostri piccoli progetti quando abbiamo la possibilità di realizzare il disegno di amore che Colui che ci ama infinitamente fin dall'eternità ha sognato per noi? Il suo progetto sulla nostra vita supera di gran lunga il più meraviglioso dei nostri sogni, ma Dio per poterlo realizzare ha bisogno del nostro sì, ha bisogno che ci lasciamo raggiungere in profondità dal suo Amore e ci lasciamo guidare con docilità, passo dopo passo dallo Spirito Santo. Perché questo possa avvenire dobbiamo fare tesoro dei tanti suggerimenti che Gesù ci ha dato, dobbiamo percorrere la via che Lui stesso ci ha insegnato, dobbiamo imparare la preghiera incessante del cuore. Il nostro cuore è stato creato da Colui che è l'Amore infinito per l'amore infinito, solo Dio può saziare la sete profonda del nostro cuore sempre inquieto. Tutto passa Dio solo resta! Tutto è vanità delle vanità e anche quel qualcosa che sembra risplendere tanto da sembrarci assolutamente desiderabile, fondamentale

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per la nostra realizzazione, quando finalmente l'abbiamo raggiunto non ci basta, vogliamo di più, resta un vuoto, una certa insoddisfazione di fondo, che ci continua ad accompagnare. Nel nostro cuore, nella nostra anima è impressa una profondissima sete di amore, di gioia, di pace, di verità, di eternità, la preghiera ci dischiude ogni istante nuovi meravigliosi orizzonti di pienezza di vita. Il Signore della Creazione è venuto ad abitare in mezzo a noi, il Verbo di Dio ci parla attraverso ogni sua Parola, Gesù il Signore, Colui che è la Via, la Verità, la Vita, ci ha mostrato la via da percorrere per vivere il "come in cielo, così in terra": percorriamola senza esitare, con entusiasmo, con tutto l'amore di cui siamo capaci, vivremo immersi nella gioiosa contemplazione delle meraviglie del suo Amore e potremo vivere qualcosa del Paradiso adesso!

COSTRUIAMO INSIEME UN MONDO MIGLIORE

«Ho iniziato ad andare in strada di notte nelle zone più "calde" di Roma spinta dal desiderio di entrare in punta di piedi nelle storie di tanti ragazzi che vivono situazioni di grave disagio. Volevo mettermi in ascolto del grido lancinante, anche se inascoltato, di tanti, raccogliere le loro lacrime.

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Allora non immaginavo davvero di incontrare un popolo così sterminato di giovani soli, emarginati, sfregiati nella profondità del cuore e della dignità, vittime dei terribili tentacoli di piovre infernali e della più infame delle schiavitù». L'avventura di Nuovi Orizzonti inizia nel '91 quando Chiara Amirante decide di recarsi di notte alla Stazione Termini per incontrare tanti giovani in situazioni di grave disagio che hanno fatto della strada la loro "casa".

La storia di Nuovi Orizzonti «Quante ragazze vendute come schiave e costrette a svendere il loro corpo a gente senza scrupoli.

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