Hugo Rahner - Mater Ecclesia

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A distanza di tre anni dall'inizio della collana Teologia iniziamo l'edizione di Teologia/Fonti riguardante opere di Padri della Chiesa e di Teologi al quali siamo debitori per l'attuale impostazione della teologia e per la possibilità di riattua!izzare la loro esperienza culturale fatta a partire dalla novità che la Chiesa di Dio pone nell'uomo e nel mondo. In questo senso non esiste distinzione sostanziale fra Padri e Teologi: nella misura e per quanto gli uni e gli altri esercitarono, in momenti diversi della storia della Chiesa, il loro carisma dell' « insegnamento » al di dentro della realtà che ne forma e ne indirizza la dinamica, I Padri hanno avuto ed hanno funzione dogmatica, teoretica ed ecumenica il cui arco si muove dalla costituzione del canone della scrittnra alla formalizzazione razionale dei simboli della fede, prima che nell'unica Chiesa si distinguessero confessioni cristiane diverse (J. Ratzinger, Storia e Dogma, pp. 49-70). I Teologi ne sono prolungamento nel senso di ripresa della metodologia di fede, che non s'illude o si trincera nella strumentazione intellettuale e persino scritturistica, ma si conosce alla luce della libertà dello Spirito, «che spira dove vuole» (Gv 3,8) ed è vita della Verità. La sua presenza costituisce un « luogo » d'imprevedibile, permanente novità che inizia con una chiamata e seguita con radicali, anche se impercettibili, rivoluzioni: il progetto umano scompare di fronte all'ef!ìcacia dell'atto di Dio. La Chiesa è la storia del disegno di salvezza che la potenza del Padre ha reso visibile nel Figlio, morto e resuscitato « per .noi ». La novità di questa storia diventa perciò novità di coscienza, che dev'essere detta «sopra i tetti» (Mt 10,27). La teologia si presenta quindi come iniziativa di rigorosa esplicitazione del « fatto » di Gesù Cristo cheJ partendo dall'esperienza del suo «luogo», affronta la realtà non tanto per un'istanza sistematica quanto, sul fondamento della nuova 'storicità che

connota il cristiano, per un'istanza intriseca di verità della fede che si pone nel mondo come ann~ncio di liberazione radicale. La rilettura di esperienze di Chiesa sta quindi sulla linea metodologica (fede) e nella proposizione contenutistica (storia della salvezza) dalle quali erompe la vitalità della Chiesa stessa. Sarebbe altrettanto scorretto soffermarsi esclusivamente sia sulla riflessione teoretica della Parola di Dio che sul momento dell'interlocuzione comunitaria, perché il « luogo » della teologia non sta né nella storia, né nella filosofia, né nell'evoluzione dell'umanità, della comunità e della persona - strutture assunte dalla grande affermazione cristologica: « pose in mezzo a noi la sua dimora, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14)-, ma nella fede della Chiesa, che deve emergere costantemente al di sopra di tutte le concretizzazioni. Cosl l'esperienza di fede e di obbedienza (vita di Chiesa) registrano continuamente l'equivoco dell'assolutizzazione o dell'autoriduzione - facce della stessa tentazione umana di sostituirsi a Dio - , specificando criticamente la propria genesi e la propria dinamica d'incarnazione, come del Verbo di Dio fatto uomo (H. Urs von Balthasar, Verbum Caro, pp. 165-177). La Chiesa come « luogo » di storia nuova (dinamismo nuovo di conoscenza e di azione) trova nella riproposizione di questi testi un punto di riferimento ineludibile ed att1.iale. La compilazione di una sorta di antologia infatti non avrebbe alcun senso, dato che i suoi criteri - in ultima analisi filologici e neutrali conferirebbero cristallizzazione definitiva a ciò che da troppe parti è visto con occhio nostalgico ed acquiescente proprio riconoscendone il valore. L'unico modo corretto di « rilettura » è partire dalla vita della Chiesa per fa Chiesa di oggi.

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Red. Hugo R~hner Mater Ecclesia Inni di lode alla Chiesa, tratti dal primo millennio della letteratuta · . cr1st1ana . .

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teologia/fonti

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Titolo originale Traduzione

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Indice

Mater Ecclesia Donato Perron

1944 Verlagsanstalt Benziger & Co. AG., Einsiedeln

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1972 Coop. Edizioni Jaca Book, Milano

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Prefazione

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Introduzione

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Canto iniziale Signora dell'universo - Liturgia ambrosiana

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Madre dei viventi

I. I. Eva e la Chiesa - Ambrogio di Milano II. Il nuovo Paradiso - Gottschalk di Limburg III. Madre mistica - Clemente di Alessandria IV. La santa ancella - Paolino da Nola 49 V. Il giglio nel terreno della valle - Ambrogio di Milano 50 VI. Chi è lo sposo? - Quodvultdeus di Cartagine · 51 VII. Madre e vergine - Ambrogio di Milano 52 VIII. Matrimonio nel sangue - Efrem Siro 54 IX. Il grande mis~ero - Giacomo di Sarug 56 X. La donna sotto la croce - Ildegarda di Bingen 44 45 47 48

IL 5 9 Chiesa dei dofori 61 62 63 64 65 66 67

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XI. Le mammelle della Chiesa - Aimone di Halberstadt XII. La nascita dal battesimo - Iscrizione battesimale romana . XIII. La donna al mulino - Massimo di Torino XIV. Professione di fede - Alcuino di ,York XV. Stare nella Chiesa - Ambrogio di Milano XVI. Colei che rende felici - Quodvultdeus di Cartagine XVII. Il tripudio pasquale della Chiesa - Sacramentario Gelasiano XVIII. Luminosa notte pasquale - Asterio di Amasea XIX. Colei che gioca sotto la vigna - Notker der Stammler XX. Immagine delle realtà terrene - Eusebio di Cesarea XXI. Il cielo sulla terra - Notker der Stammler XXII. Maestra degli uomini - Agostino

Prefazione

Indice

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XXIII. La roccia nella persecuzione - Ps.-Atanasio XXIV. Consolatrice delle madri - Epitaffio del 5° secolo XXV. Colei che prega ogni giorno - Cirillona XXVI. Festa gotica della vittoria - Leandro di Siviglia XXVII. Canto dopo la lotta· iconoclasta - Epifanio di Catania XXVIII. La .Chiesa e l'imperatore - Papa Leone II XXIX. Le colonne della Chiesa - Ps.-Agostino XXX. O Roma nobilis - Poesia del 10° secolo XXXI. Umiltà e grandezza - Sacramentario Leoniano XXXII. Roma beata - Paolino di Aquileia XXXIII. Cesare e Pietro - Hildebert di Le Mans XXXIV. Susanna in ml!'zzo ai lupi - Ippolito di Roma XXXV. Il canto della madre in punto di morte - Cirillo Aless. XXXVI. Vergine che piange - Notker der Stammler XXXVII. La Chiesa nel torchio - Il senatore Cassiodoro XXXVIII. Lamento contro i preti - Ildegarda di Bingen XXXIX. In attesa della gloria - Quodvultdeus di Cartagine XL. La vincitrice terrena - Giovanni Crisostomo

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Regina etema

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XLI. Benedetta tra le donne - Anastasio Sinaita XLII. Donna apocalittica - Metodio di Filippi XLIII. Regina di Saba - Efrem Siro XLIV. Madre celeste - Il senatore Cassiodoro XLV. La patria delle anime - Ps.-Agostino XLVI. La sposa del Libano - Epifanio di Salamina XLVII. Visione della pace - Inno dell'8° secolo XLVIII. Il compimento delle immagini - Canto armeno del 9° secolo XLIX. Celeste consacrazione della Chiesa - W aldram di Sankt Gallen L. Ognissanti nell'eternità - Helisachar di Trier

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Canto finale Il nuovo canto - Metodio di Filippi

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Elenco delle fonti e osservazioni storico-letterarie'

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Mater Ecclesia. Questa è l'esclamazione gioiosa della cri' stianità primitiva. Questa espressione familiare è sorta innanzitutto sulle labbra dei martiri. Essa sta scritta su quei mosaici nei quali incede il passo dei santi. I padri. della ·Chiesa non si stancarono di annunciarla ai loro fedeli, e nella notte di Pasqua dalle ·voci giovanili dei diaconi si innalzava il canto alla madre-Chiesa. « Chi vi ha generati, voi, ai quali io parlo, che siete le membra di Cristo? », così Agostino interroga i suoi uditori, e dà egli stesso la risposta: « sento la voce del vostro cuore: la madre Chiesa 1 ! ». In queste pagine vogliamo cantare per gli uomini dei nostri giorni quegli inni del primo amore cristiano per la Chiesa. Infatti, in mezzo a tutte le sofferenze terrene, noi siamo pure diventati stanchi della Chiesa, e ci è necessaria la parola che Giovanni Crisostomo dovette dire una volta ai suoi fedeli: « è vero che la Chiesa non sempre mi fissa in quanto essa è ancora pelle· grina sulla terra, ma certamente per il fatto che essa è già di casa nel cielo, mi guarda'! ». Anche la Chiesa dei primi cristiani era una pellegrina che cammina faticosamente, offuscata dall'oscurità del mondo, che procede in mezzo alla polvere della debolezza umana. Però nei suoi occhi brillava la luce del futuro splendore. E ogniqualvolta i cristiani dei tempi passati scoprivano questa luce, dai loro cuori si eleva uno di quegli inni immortali alla Chiesa, dei quali sono pieni i primi libri dei padri della Chiesa. Su questa terra la Chiesa è come una nave sbattuta dalle tempeste, però i passeggeri cantano presagendo un felice approdo, dice Pietro Crisologo, e « con degli inni i marinai placano ogni minaccia dell'alta marea, un cantico marcia in testa agli eserciti vittoriosi distogliendo la loro attenzione dall'aspra guerra, e tutto ciò che è arduo e. faticoso, ecco, è superato da un dolce canto'! ». Questi inni sono pieni della lirica divina del ·Cantico dei Cantici, nel quale la primitiva cristianità usava salutare la madre Chiesa con

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Prefazione

queste parole: «amica mia, bellezza mia, colomba che _stai _negli anfratti della roccia, fammi vedere il tuo volto, fammi udire la tua voce 4! ». Noi vogliamo ascoltare questa voce e sentire la lode che è stata cantata nei primi mille anni di amore cristiano per la Chiesa. Intenzionalmente abbiamo scelto solo le voci del primo millennio. Infatti ciò che i tempi posteriori hanno cantato a lode della madre Chiesa è solo un'eco di quello che hanno prodotto ~ padri della Chiesa e i teologi dell'epoca carolingia e del primo medioevo. Il periodo ristretto, spiritualmente e teologicamente unitario, di cui noi facciamo echeggiare le_ lodi alla Chiesa, si estende dal secondo al dodicesimo secolo, dal tempo dei martiri fino al medioevo, dalle· ~atacombe alle cattedrali, ai cui .Portali fa da guardia l'imponente figura della Ecclesia. È un millennio tumultuoso e meraviglioso, dalle cui profondità si innalza al cielo il cantico della Chiesa. È frastagliato come i monti sia nella sommità che al fondo. Il sangue dei martiri consacra il suo inizio, il trionfo di Costantino e la caduta dell'Impero cristiano, lo splendore e l'abissale crollo del papato, il fragoroso ingresso di nuovi popoli e la paziente formazione della cultura occidentale, la lacerante esperienza della guerra e la insignificanza del quotidiano: tutto questo vi è presente e indica difetti e rughe nel volto dei cristiani di questi mille anni. Però come la luce del sole, come una deliziosa melodia, come un profumo, su tutto ciò si libra il canto sublime della madre Chiesa, della genitrice degli uomini, della regina dei secoli. I popoli passano, ma la Chiesa rimane, i re scompaiono ma la regina troneggia. « Td fai perdere la luce al sole prima di far scomparire la Chiesa », dice Crisostomo in un momento dl profondissima umiliazione della Chiesa 5 • Questo sole risplende pure sopra il nostro millennio. Che anche oggi noi possiamo cantare di nuovo i cantici del primo millennio! Una parola sul modo della scelta. Abbiamo attribuito una importanza primaria al fatto di riportare un canto corale veramente cattolico, raccogliendo delle voci di tutte le terre e di tutte le lingue dell'antichità cristiana. Accanto ai Greci e ai Latini, che naturalmente formano il blocco principale, hanno la parola anche i Siri e gli Armeni. Non dovevano essere presentati solo i grandi tra i padri della Chiesa e i teologi, e neppure solo i testi comunemente noti, ma anche quelli sconosciuti; i' valori segreti, totalmente nascosti, che solo una ricerca paziente e faticosa è stata in grado di scoprire, noi li vorremmo difendere come gioielli preziosi. E tutto questo in maniera tale che i testi, nella loro dispo- · sizione da noi operata, possano fornire in certo qual modo una teologia del cristianesimo primitivo sulla Chiesa.

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Prefazione

L'esperto noterà nella nostra scelta la mancanza di una quantità di testi cristiani primitivi per l'ecclesiologia. Però senz'altro egli potrà pure vedere come sia impossibile presentare anche i gioielli più preziosi dall'abbondante ricchezza della Chiesa primitiva, di questa madre in possesso dì tutto, che Anastasio il Sinaita una volta ha definito « lo scrigno pieno del -genuino oro imperiale » 6 • Ciò che ci ha guidati nella scelta è stato il concetto agostiniano 7 del « genus grande », del « linguaggio sublime » dell'antica dizione, che quindi sgorga sempre dalle labbra quando il cuore è pieno di passione e la stessa prosa della predicazione o delle lettere è riempita di una magnificenza poetica che altrimenti tl'aspare solo nelle opere poetiche. Zenone di Verona ha definito questo modo di esprimersi come il « linguaggio trionfante » ', Perciò abbiamo voluto scegliere questi brani a preferenza _su tutti gli altri. In questa linea si spiega anche il modo con cui abbiamo distribuito in versi dei brani di per sé prosaici cioè, per rendere percettibile nella forma esterna della parola lo slancio che informa il linguaggio entusiastico della Chiesa. Così pure sF motiva la precedenza che diamo nella nostra scelta alla parola propriamente poetica. La traduzione, dove non viene indicato espressamente · qualcosa d'altro, proviene da noi per tutti i brani. Infine, questi canti, che il primo millennio ha cantato a lode della madre Chiesa, siano dedicati alla stessa madre eh~ sta con noi oggi alla fine insanguinàta ed oscura del secondo millennio. Essa ancora oggi rimane la Chiesa dei martiri e dei confessori. Essa sia anche la Chiesa dei fanciulli che possono ancora cantare! E valga tuttora ciò che un grande del periodo carolingio ha scritto mille anni fa: « sia benedetta la _Chiesa nella forza del Signore, perché per mezzo di essa il Signore ha annientato il potere del demonio. Sia benedetta fra tutte le donne della terra, poiché la sua fede e la sua adorazione dì Dio regna sovrana in tutto il mondo. E non venga mai a cessare sulle labbra degli µomini l'inno di lode alla Chiesa 9 ». Sitten, maggio 1944

Hugo Rahner

Introduzione

Nell'espressione « madre Chiesa » è contenuta come in un fecondo grembo materno la pienezza del pensiero teologico, che innumerevoli testimoni e numerose lingue per la durata di mille anni sanno esporre intorno alla Chiesa. Questa teologia riguardante la dignità materna della Chiesa è come lo sfondo dorato dei mosaici cristiani primitivi, che raccoglie in una meravigliosa unità la varietà di colori delle figure. Come tutta la grazia e tutto il fulgore di Maria si fondano nel suo titolo di madre di Dio, così la sublime grandezza della Chiesa ha origine dalla sua posizione di madre del corpo mistico di Cristo, di mediatrice della vita divina, di genitrice verginale degli uomini che sono in Cristo. « Maria ha dato alla luce il vostro capo; voi siete stati generati dalla Chiesa. Perciò anch'essa è nello stesso tempo· madre e vergine: è. madre attraverso il seno dell'amore, è vergine nella incolumità della fede devota. Essa genera dei popoli che però sono membra di una sola persona, di cui essa è contemporaneamente corpo e sposa, anche in questo paragonabile a quell'unica vergine Maria, perché essa fra i ;tanti è la madre dell'unità 1 ». Così Agostino compendia il mistero dogmatico di fondo della Chiesa. Da ciò noi vogliamo cercare di capire la ecclesiologia quale è vissuta nei cuori di tu1Jti quegli uomini che ci cantano i loro cantici di · lode alla Chiesa. Il preludio e il motivo conduttore di tutti gli inni alla Chiesa che sorto stati cantati sulla· terra ce li fornisce san Paolo, quando scrive ai Galati: ~.

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2. Chiesa dei dolori Con quanto è stato detto finora, noi abbiamo indicato le linee fondamentali. di una ecclesiologia, come si è espressa negli spiriti del primo millennio. La Chiesa è madre dei viventi perché essa è la donna che sta sotto la croce. Ciò che ora segue è semplicemente il dispiegarsi di questa legge fondamentale nel mondo delle vicende storicamente percettibili della Chiesa. Possiamo perciò presentare più brevemente anche l'introduzione agli inni e alle doti che celebrano questa sorte terrena della Chiesa. Infatti in ognuno di questi canti provenienti dalla valle delle lacrime si troverà una melodia smarrita del canto di giubilo sull'origine divina della Chiesa. Fintanto che la Chiesa è colei che genera il nuovo popolo in Cristo, perciò fino alla fine del mondo, essa si trova ancora nelle doglie, è una Chiesa dei dolori. Questo è il suo compito di madre. Essa non prova le sofferenze soltanto a causa della persecuzione ad opera dei nemici, da Nerone fino all'anticristo. Il suo dolore è più pro(ondo, e lo si può comprendere solo quando lo paragoniamo al continuo oltraggio subito dal Signore fattosi uomo: do-·

Introduzione

!ore per la vita che quaggiù non è ancora trasfigurata, per la lontananza di Dio fino all'abbandono in croce, per l'mfedeltà del suo popolo, per il fallimento apparente di tutto il suo insegnamento e delle sue istruzioni, per il tradimento degli apostoli e delle masse, per essere stato coinvolto sul piano penale nel vortice del~ lo sviluppo storico e delle questioni politiche, per i discepoli addormentati e i preti venali, per il disgusto provato al giardino degli olivi e i supplizi della croce. Anche la Chiesa soffre per tutto questo nel suo cammino verso il monte dell'ascensione, che prima era un monte degli olivi. Ma anche in mezzo' a tutti i dolori la Chiesa.non ha dimenticato i canti, perché la sua sofferenza non è tragica, non è sempre soltanto eroica, ma di solito è semplice come la sofferenza quotidiana sopportata da Gesù di Nazareth: infatti· solamente cosl, soltanto perché non ha mai dimenticato la gioia, la Chiesa può pure con Cristo resistere alle tre ore di sofferenza eroica. L'mizio di questi inni, che si elevano anche dal cuore della Chiesa pellegrina, stanca, coperta di polvere e perseguitata, lo ha composto il primo papa quando scriveva: « Carissimi, non vi sembri strano se si incomincia a bruciare per mettervi alla prova, come se vi capitasse qualcosa di straordinario. No, rallegratevi se potete partecipare alle sofferenze di Cristo! Allora voi potete pure esultate e gioire in occasione della manifestazione della sua gloria. E se ora ricevete degli insulti per il nome di Cristo, beati voi perché in questo modo riposa su di voi lo Spirito della gloria, lo Spirito di Dio"! ». Di questo soffio dello Spirito Santo, del presentimen- . to che sotto tutte le sofferenze terrene della Chiesa si nasconde la trasfigurazione, traspare qualcosa anche nei canti in cui ora deve, c~mparirci davanti la vita della Chiesa non ancora glorificata; La sofferenza terrena si dispone attorno alla Chiesa come cerchi di bronzo che si restringono in maniera concentrica: dalle doglie sacramentali della nascita e della resurrezione dei suoi figli, essa si ripresenta ogni anno nella rotazione dell'anno liturgico, di questo cammino di croce e.be non termma mai; prosegue poi nella ordinaria ferialità che la Chiesa, nella sua sapienza materna, aiuta i suo\ figli a sopportare; si introduce ancor più a fondo nel contatto con la politica mondana, a cui la Chiesa non può e non ha il diritto di sottrarsi, perché essa è una vera madre degli uomini e deve pure contribi.1ire a formare tutto ciò che è terrestre; e scende fino alla presenza visibile spesso penosa nel destmo della Chiesa di Roma e dei papi; e infine: ogni dolore si concentra nei giorni della persecuzione, quando la Chiesa viene pe-

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Introduzione

stata, piange, si trova in agonia, e i suoi figli rischiano la vita per lei. . Cosl si raggruppano anche i nostri canti, che noi attingiamo dalla Chiesa dei dolori. Sono degli inni di lode, raccolti da mille anni di pellegrinaggio terreno, che cantano la Chiesa delle doglie sacramentali, la Chiesa dei giorni feriali, la Chiesa della politica, la Chiesa di Roma, la madre dei dolori che piange, che è. perseguitata e che attende la gloria. a. La Chiesa delle doglie sacramentali Giorno per giorno, dalla Pentecoste dello Spirito fino alla parusia del Signore trasfigurato, il corpo mistico di Cristo si edifica nel sacramento del santo battesimo che la Chiesa dispensa. « Anche oggi la donna viene costruita, oggi è formata, oggi è creata, anche oggi si ergono i muri della casa spirituale », cosl si era espresso Ambrogio. Ma ciò avviene in quelle doglie che Isaia previde nella profezia sulla nuova nascita del popolo di Dio e che si trasformano nel grido di giubilo: « Gioite con Gerusalemme, voi tutti, che la amate. Bevete a sazietà alla sua mammella ricca di consolazioni 40 ! ». Ciò vale per la Chiesa, la madre che nutre tutti i popoU. Sulla miniatura semplice ma stupenda di un manoscritto del monastero di Engelberg 41 è rappresentata la madre Chiesa nell'atto di porgere la sua mammella ad un vescovo e ad un laico. La spiegazione ce la dà il commentario carolingio che si attribuisce ad Aimone di Halberstadt: la parola profetica di Isaia si adempie con la Chiesa che è chiamata, al posto della Sinagoga divenuta infedele, a nutrite i popoli al suo seno e ad offrire agli uomini la « fede filiale in. Cristo ». Questo però si ve. tifica nel battesimo, nel momento in ct{i la liturgia prevede la domanda al battezzato: «che cosa desiderf dalla Chiesa? La fede! ». Uno dei monumenti più belli dell'epigrafia e della teologia cristiana primitiva ci fa conoscere più a fondo il significato di ,questa nascita per il battesimo. Si tratta dell'iscrizione che il papa Sisto III nel quinto secolo ha fatto apporre nel peristilio a colonne della Chiesa battesimale romana, e che· probabilmente ha come autore Leone Magno. Tutti i misteri di cui abbiamo parlato nella prima parte di questa introduzione, risuonano di nuovo qui. La Chiesa è come Maria «madre vergine». «L'acqua del battesimo è una figura del grembo vergÌ!)ale, e lo stesso Spirito Santo, che feconda la sorgente battesimale, ha reso feconda pure la vergine », cosl predica il papa Leone un paio di anni dopo che era stata apposta questa iscrizione 42 • E con termini ancor più sug-

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Introduzione

gestivi: « L'origine che egli prese dal seno materno della vergine, egli la collocò pure nella sorgente del fonte battesimale; Egli ha dato all'acqua ciò che diede alla madre 43 ». Ma questa forza generativa dello Spirito .in Maria e nel fonte battesimale è efficace solo per mezzo del sangue della croce, la sorgente di vita che scaturisce dalla ferita al costato del Signore, e perciò il principio di vita della Chiesa terrena non ancora glorificata è racchiuso in queste parole: la vita proviene solamente da una ferita.· Ciò che è stato inciso nella trabea delle colonne in porfiria del Laterano, che esistono ancor oggi, la Chiesa dei nostri giorni lo canta nella · festa del Cuore di Gesù: « La Chiesa nasce come sposa di Cristo da un cuore aperto 44 ». Già battezzando ed istruendo i suoi figli battezzati, essa è la Chiesa dei dolori. Nell'immagine biblica della donna al mulino il vescovo Massimo di Torino rileva questa funzione educatrice della Chiesa. Essa vorrebbe preparare per noi il solido pane della vita eterna: ma ciò riesce solo quando il lievito della passione del Signore, il lievito del sangue e della fede, 'tiene unita la farina. Massimo paragona il gesto con cui si spula e si macina con la iniziazione dei candidati al battesimo. La Chiesa consegna loro, prima del bat·tesimo, in un momento celebrato con solennità liturgica, la professione di fede apostolica, per essi si dà premura il prete che predica ed il vescovo nelle catechesi, come Cirillo di Gerusalemme, Agostino, Quodvultdeus, Cesario e tutte quelle persone sconosciute per le quali arde nel cuore la frase paolina: « io mi trovo · nelle doglie per voi, finché Cristo non sia formato in voi 45 ». Ma la lode ha veramente inizio quando interviene la spiegazione della professione di fede: « Io credo la Chiesà una, santa, cattolica!.>>. Ciò che Alcuino, ancora nel periodo carolingio, ha detto a lode della Chiesa, ciò che Ambrogio ha scritto in una lettera di esortazione, ciò che l'appassionato vescovo di Cartagine Quodvultdeus ha proclamato in mezzo al periodo delle persecuzioni ad opera dei vandalici Ariani, appartiene al patrimonio di pensiero piÒ bello del primo millennio cristiano. Di tutto ciò risuona il canto di giubilo pasquale che la Chiesa intona quando nella santa notte dei battesimi può condurre alla sorgente di vita del sacramento i suoi figli che si è procurata nelle doglie. Di nuovo essa .vede Maria, la vergine, quale suo specifico modello, di nuovo essa contempla la « beata fonte, che sgorga luminosa dal costato del Signore ». Ciò che qui nel prefazio della notte di Pasqua, tratto dal Gelasianum, trova un'espressione cosl profonda, viene manifestato in modo altrettanto suggestivo anche in altre liturgie: è come se questa Chiesa dei dolori non si sia mai stancata di elevarsi continuamente alla

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Introduzione

bellezza del suo particolare mt1mo splendore. « Qui sorgono i figli della luce che la madre Chiesa per la grazia dello Spirito Santo genera nel bel parto mattutino, esprime11do in sé ['immagine della vergine madre di Dio Maria », si dice nell'antica liturgia spagnola"'. E caro a noi tutti il tripudio dell'Exultet pasquale riguardo alla madre Chiesa. Nelle illustrazioni dei rotoli dell'Exultet 47 essa avanza verso di noi come una donna sontuosa, sotto il portale della sua casa spirituale, avvolgendo con braccia protese tutti i popoli che accorrono a lei. Un pàsso greco parallelo al nostro inno pasquale latino ci mostra come già nel quarto secolo anche nel!'Asia Minore si usava celebrare il mistero della splendente notte di Pasqua. Il vescovo di Amasea nel Ponto, Asterio, ci ha trasmesso questo canto pieno di vigore poetico. Però come segno della perenne efficacia dell'ecclesiologia cristiana primitiva, a questo canto pasquale greco noi facciamo seguire la incantevole sequenza che il monaco di Sankt Gallen, Notker der Stammler, ha composto per la festa di Pasqua. Con una abbondanza di immagini genialmente accostate viene n;iesso in Luce il mistero della gioia che rimane in fondo al cuore della Chiesa ancora peregrinante nel dolore: essa è pertanto colei che gioca sotto la vigna, poiché Cristo è risorto, poiché essa raccoglie il sangue dal cuore del Signore,, essa canta il suo canto nella nave sicura fatta col legno della croce ". Cristo è il Sansone vittorioso · che ha abbattuto le torri di Gaza, è il Davide che con il sassolino della sua umiltà ha ucciso Golia. Perciò ogni sofferenza della Chiesa sulla terra è in fin dei conti solamente come un gioco, e i padri della Chiesa hanno visto in Isacco e Rebecca i simboli eloquenti della « gioia e pazienza »; Clemente di Alessandria per primo ha descritto l'immagine della Chiesa che si diverte, quando scriveva: « O meraviglioso gioco di fanciulli! E stato un sorriso sorretto dalla pazienza, e il re faceva da spettatore. Si rallegra lo spirito dei figli nati in Cristo, che ancora camminano nella pazienza; e proprio questo è il gioco divino 49 ! ». Cos) dunque per la Chiesa la sua vita terrena, il suo cammino lungo l'anno liturgico, è come un viaggio verso la festa della consacrazione della chiesa, festa che conclude questo anno. Perfino l'aspetto esterno dell'edificio della chiesa, lo splendore delle basiliche e la bellezza del servizio liturgico, sono solamente una prefigurazione anticipata dell'immagine della città di Gerusalemme .che già ora .è installata nei cieli. Eusebio, immediatamente dopo il sanguinoso terrore della persecuzione di Diocleziano, in occasione della consacrazione della nuova basilica di Tiro, ha parlato di questa immagine delle realtà terrene, che egli in una visione platonica trasfigurata cristianamente contempla al di là di quanto è vi-

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Introduzione

sibile. E per il monaco di Sankt Gallen l'edificio semplice e robusto della chiesa carolingia del suo monastero è il cielo sulla terra. Nella ristrettezza delle mura e nella limitatezza dei giorni, nelle combinazioni del divenire storico, nell'osservazione delle reliquie che si sfasciano e delle luci di cera e di olio che si consumano, lo spirito si innalza a « quella città nella quale non diventa mai sera ». b. 'La Chiesa della ferialità

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La Chiesa ai suoi· figli non insegna soltanto a lasciare ciò che è terreno o a trasfigurarlo elevandolo all'immagine divina. Essa li afferra coraggiosamente, e con le abili mani di una madre premurosa, in mezzo alla vita quotidiana. Essa è la maestra degli uomini. Agostino ha esposto questo aspetto in uno dei suoi canti di lode più belli alla Chiesa. Egli rivolge questo inno di lode mentre è ancora sotto l'impressione recente della 'sua conversione personale e del suo battesimo, dopo l'agitazione di Milano e di Roma, dopo l'uragano delle passioni sensuali. E il canto di un uomo che ha trovato la via di casa che conduce alla madre. Egli lo canta mentre vive ancora la dolce solitudine di Tagaste: ma presto uscirà fuori per mostrare agli uomini che solo la Chiesa è custode ~ della Chiesa armena, una raccolta di canti liturgici, quali sono conservati nel Codex 13.3 del Wiener Mechitaristen e nel Codex Orientalis 2609 del British Museum. Esso deriva probabilmente dal nono secolo. Testo: n~lla traduzione tedesca dall'armeno si trova in F.C. Conybeare, Die jiunfriiuliche Kirche und die iungfrii.uliche Mutter: Archiv fUr Religionswissenschaft 8 (1905) 373/389.

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XLIX.

XLII.

Efrem Siro, Inno 27 «La Chiesa e la verginità». Testo: Th. J. Lamy, S. Ephraem Syri Hymni et Sermones, IV volume, M~cheln 1902, p. 583/585. · .

Waldram, monaco di Sankt Gallen, morto verso la :6ne del nono secolo, contemporaneo di Notker der Stammler, Sequenza per la festa della consacrazione della Chiesa « Solemnitatem huius ». Testo: Analecta Hymnica 50 (Leipzig 1907), p. 244 s.

XLIV. Il Senatore Cassiodoro, Commento ai Salmi, Introduzione c. 17. Testo: PL 70, 23 s.

XLV. Pseudo-Agostino, Serino 19.5, 3 -« La consacrazione di una chiesa». La predica proviene probabilmente dal 12° secolo. Testo: A. lvlai, Nova Patrum Bibliotheca I, Roma 1852, p. 455 s.

L. Helisachar di Trier, abate di Sankt Maximin a Trier, morto verso 1'820, Omelia per la festa di tutti i santi. Dapprima fu attribuita a Beda _il Venerabile (morto nel 735) e pubblicata tra le sue opere, utilizzata anche come lettura nel Breviario per la festa di Tutti i Santi. Cfr. Die Viiterlesungen des Breviers ( = Ecclesia Orans XVI, IV volume, Freiburg 1936, p. 355 ss, Viene l.ltiJizzato Cipriano, Epist. 10, 5 (CSEL 3, p. 494 s.). Testo: PL 94, 450/452.

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JV!ater Ecclesia

. Canto :finale Metodio, vesçovo di Filippi, Convito delle dieci vergirii, Inno delle gini alla fine del11opCra 1 strofe 20/24. · Un'alt,ra traduzione di questo inno, v~r • una litica fra i più 1nagnifici monumenti del cristianesimo pdmitivo, "l'ha. far.. e. e eFr Wolters, Obertragungen der griechisch-katholischen Dichter des ersten bis n1ta · . fii ften fahrhunderts, Berlm 1923, p. 38/44. n Testo: GCS Methodius, p. 136.

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Finito di stampare nel mese di marzo 1972 dalla S.p.A. Tipografica Sociale Via Moriggia, 12 - Monza Rivista bimestrale n. 11, aprile 1972 Direttore responsabile: Gnido Orsi Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 274 del 5-9-1969 Redazione, Amministrazione: Cooperativa Edizioni Jaca Book Periodici, Via A. Saffi 19, 20123 Milano Spedizione in abbonamento postale TR editorialé Autorizzazione n/162247 /PI/3 del 10-4-1970 Direzione PT Milano